Il circuito di Indianapolis è il tempio del motorismo americano, e su di esso domenica si correrà l’undicesimo Gran Premio della stagione della MotoGp, che vedrà il solito duello tra Jorge Lorenzo, Daniel Pedrosa e Casey Stoner. Il pilota della Yamaha ha attualmente nella classifica mondiale 23 punti di vantaggio su Pedrosa e 32 su Stoner. Una sua vittoria in terra americana darebbe un brutto colpo alle speranze di successo iridato dei due piloti della Honda. Il protagonista più atteso è però Valentino Rossi, che ha da pochi giorni ufficializzato il suo addio alla Ducati per tornare in Yamaha dall’anno prossimo, con un seguito di polemiche tra lui e Stoner. Tanti temi dunque caratterizzano la MotoGp alla vigilia di questa corsa in un luogo mitico per gli sport motoristici. Ne parliamo con Mara Sangiorgio, giornalista di Sky Sport esperta proprio di motori. Eccola in questa intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.



Indianapolis, un luogo mitico, ma una pista “ibrida” per le MotoGp: come giudichi questo circuito?

E’ un circuito veramente speciale, diciamo unico. Qui normalmente corrono le auto delle formule americane, potrebbe essere un circuito non adatto alle caratteristiche dei piloti di MotoGp, che infatti non amano particolarmente questo tipo di tracciato, di stile tipicamente americano.



Chi potrebbe trovarsi meglio su questa pista?

C’è da dire che Lorenzo sta attraversando un grande periodo di forma, ma c’è anche da dire che Stoner qui a Indianapolis ha fatto molto bene negli anni scorsi e potrebbe essere anche lui protagonista di questa gara.

Cosa potranno fare Rossi e la Ducati?

Non è un bel momento, questo lo vedono tutti e penso che non ci siano grandi possibilità per loro di fare un buon risultato qui a Indianapolis. Sia la Ducati sia Valentino non stanno andando bene, la Ducati per la scarsa affidabilità, Valentino forse perchè ha perso la fiducia in un mezzo tecnico che non gli concede grandi prestazioni. Vorrei solo aggiungere una cosa: non mettiamo in dubbio la professionalità di Rossi, che anche se abbandonerà la Ducati a fine stagione, cercherà da qui alla fine del campionato di mettere tutto il suo impegno per disputare delle ottime gare.



La colpa del fallimento della Ducati è stata più responsabilità di Valentino o della scuderia?

Il 60% di responsabilità è di Ducati, il 40% di Valentino, che non è riuscito ad adattarsi a una moto non idonea alle sue caratteristiche di guida.

Cosa pensi della polemica fra Stoner e Rossi?

Sono cose che non mi piacciono, polemiche che definisco gratuite e che non fanno bene al mondo delle MotoGp.

Rossi in Yamaha: come vedi il ritorno di Valentino in squadra con Lorenzo?

Si potrebbe pensare che ci sarà una grande rivalità tra Lorenzo e Valentino, che si contenderanno il ruolo di primo pilota. In realtà credo che non sia più come in passato. Lorenzo ormai il ruolo di primo pilota l’ha guadagnato attraverso tutti i risultati delle ultime stagioni. Valentino dovrà fare la fatica di guadagnare questo ruolo, dovrà lavorare molto per essere di nuovo competitivo ai massimi livelli.

Sarà invece Dovizioso l’erede di Valentino in Ducati?

Dovrebbe essere così, potrebbe essere veramente lui il nuovo pilota della Ducati.

Come giudichi la prima parte di questa stagione delle MotoGp?

C’è stato un grande Lorenzo, che merita la posizione di vertice che ha. Lui è cresciuto molto, anche sotto il profilo dell’equilibrio, è ormai un campione a tutti i livelli. Pedrosa manca ancora di qualcosa proprio sotto questo profilo, Stoner sta facendo un buon mondiale. Forse in lui c’è la consapevolezza del ritiro a fine stagione, il pensiero – inconscio e non solo – per la sua famiglia, che potrebbe condizionare il suo rendimento vista la scelta di vita che si appresta a fare.

Chi vedi meglio per la vittoria del Mondiale?

Lorenzo ha qualcosa di più rispetto a Pedrosa e Stoner, non solo per i punti di vantaggio che ha. Dopo questi piloti c’è un abisso con il resto dei partecipanti alla MotoGp.

Cosa pensi del rapporto pericolo-morte che i piloti devono affrontare, talvolta con conseguenze tragiche come la morte di Simoncelli?

Un pilota nasce pilota, ce l’ha nel sangue. In questo mestiere ci vuole tanto coraggio, tanta incoscienza, si corre al limite. Il pericolo e la morte fanno parte di questa professione, sono una possibilità drammatica, che certe volte porta i piloti a farsi tante domande su quello che fanno, sul senso della vita, di quella vita che loro mettono in gioco ogni volta. Normalmente è proprio l’incoscienza del pilota, il suo coraggio quello che fa superare tutto questo. Quando invece accadono fatti come la morte di Marco Simoncelli ci si fanno tante domande…

Tu vai in moto?

Amo le moto fin da piccola, anch’io in un certo senso sento questo fascino speciale di cui non riesco a farne a meno, come fanno i piloti più famosi, quelli che vanno sulle pagine dei giornali.

 

(Franco Vittadini)