Valentino Rossi ha rilasciato un’intervista ai microfoni di SportMediaset, che sarà proposta integralmente mercoledì 27 novembre all’interno del programma “The New Age – Un anno di formula 1“. Che ripercorra il Motomondiale appena concluso, vinto dal rookie dei record Marc Marquez e in cui il Dottore si è classificato quarto con 237 punti, 97 in meno rispetto al vincitore e a meno 93 dal compagno in Yamaha Jorge Lorenzo. SportMediaset ha fornito qualche anticipazione dell’intervista, in cui Rossi parla del suo prossimo futuro: “Se sono qui e voglio continuare a correre, nel 2014 dovrò stare davanti, più vicino ai primi tre. Da febbraio a giugno i test e le prime sei gare saranno cruciali per decidere se continuare o smettere di correre in MotoGP a fine stagione. A me piacerebbe continuare ancora un paio d’anni, ma solo se sono competitivo“. Gli orizzonti di Valentino sembrano più chiari: continuerà solo da protagonista. La speranza di tutti i tifosi italiani è che possa tornarlo di nuovo, ma sarà difficilissimo spezzare l’egemonia dei tre piloti spagnoli Marquez, Lorenzo e Daniel Pedrosa. Nell’ultima stagione Rossi ci è riuscito una volta sola, nel Gran Premio di Assen che lo ha visto concludere al primo posto dopo tanto tempo. Le altre gare sono state così ripartite: 6 per il campione Marquez, 8 per il vincitore 2012 Lorenzo, 3 per l’altro pilota della Honda Pedrosa. Rossi ha speso parole anche per Jeremy Burgess, il suo ex capotecnico che proprio in queste ore ha detto la sua su di lui: “Spiegare troppi particolari di ciò che non andava potrebbe essere un problema, allora è meglio che si pensi che è stata una bizza del pilota“.
Jeremy Burgess è tornato sull’argomento Valentino Rossi. L’ingegnere australiano è stato capotecnico del pilota pesarese per diversi anni, a cominciare dal 2000 quando Rossi era appena passato alla scuderia Honda. Nel 2004 Burgess seguì Valentino alla Yamaha, e grazie al lavoro combinato dei due la scuderia giapponese tornò ad aggiudicarsi il Motondiale dopo 12 anni di astinenza. Successivamente l’accoppiata Rossi-Burgess fu protagonista anche nelle stagioni 2005, 2008 e 2009, in cui il Dottore vinse ancora nella classe regina toccando quota 9 mondiali vinti. Burgess ha accompagnato Rossi anche alla Ducati, con cui però il pilota ha vissuto due stagioni negative dal punto di vista dei risultati; i due hanno lavorato assieme anche nell’annata appena conclusa, quella del ritorno di Valentino alla Yamaha e vinta dalla Honda di Marc Marquez, rookie dei miracoli. La fine del Motomondiale 2013 ha segnato anche l’interruzione del rapporto di lavoro tra Jeremy Burgess e Valentino Rossi, che ha cambiato capotecnico affidandosi all’esperienza di Silvano Galbusera. Burgess ha parlato di Rossi in un’intervista al sito francese gp-inside.com: “Posso solo dire che mi auguro che sia la decisione giusta. Ho un immenso rispetto per Valentino, ma sappiamo anche che ora è molto più vicino alla fine della sua carriera che non all’inizio. Probabilmente non capisce bene perché i suoi avversari sono più veloce di lui“. Valentino Rossi ha appassionato tantissimi italiani alla MotoGp, portando l’Italia sul tetto del mondo nella sua specialità e conquistando l’affetto di tutto il Paese; eppure nelle ultime stagioni sembra aver perso qualche colpo, soprattutto rispetto alle forze nuove come Jorge Lorenzo, campione nel 2012, e soprattutto Marc Marquez. Può essere un peggioramento fisiologico: all’età di 34 anni è ragionevole pensare che la fase migliore di un pilota sia alle spalle, anche se uno come il Dottore ha il talento necessario per riproporsi ad alti livelli. In ogni caso sono in tanti a pensare che sarà difficile rivedere Rossi campione del Mondo, ed anche Burgess sembra sposare questa teoria: “Probabilmente dentro di sè pensa: sono sicuro di essere ancora capace di fare certe cose, posso fare quello che facevo 10 anni fa, e ci sono anche alcune cose che posso fare pure meglio. Ma da qualche parte nel “processore Valentino” le informazioni non arrivano più così in fretta. Adesso è proprio questo il punto: Valentino sta cercando di andare oltre quelli che sono gli attuali limiti delle sue capacità. (…) Sarà sempre in grado di combinare tutti gli elementi necessari per vincere in un weekend, ma non necessariamente nell’arco di un’intera stagione“. In una dichiarazione rilasciata a SportMediaset ha poi rincarato la dose: “Mi preoccupo molto per la sicurezza del mio pilota. Ho visto troppi incidenti orribili, e so benissimo che se Valentino dovesse rimanere gravemente ferito, le persone a lui vicine chiederebbero: ma perché non ha smesso prima? Restituire a Graziano e Stefania, i suoi genitori, un Valentino in perfetta salute è un sollievo per me. Specialmente dopo aver vissuto il dramma di Mick Doohan, non volevo che accadesse di nuovo. Quando sento che Valentino sta cercando di fare qualcosa che forse, semplicemente, non è più capace di fare, lo trovo inquietante. Lui è convinto di poter tornare ad essere campione del mondo, e ammiro io questa sua convinzione, ma io non sono un uomo di fede. Sono un uomo che vuole vedere la dimostrazione delle cose. Quando qualcuno dice “io posso farlo”, io rispondo ‘dimostrami che lo puoi fare’. E Valentino non è stato in grado di darmi questa dimostrazione”. Lavorando all’interno della Yamaha Burgess ha avuto modo di confrontare le prestazioni dei due piloti della scuderia, Jorge Lorenzo e Valentino Rossi. Un argomento che…
…supporta il suo pensiero sul pilota pesarese: “Negli ultimi otto GP siamo tornati alle basi usate da Jorge, ma quando si confrontano i tempi, Lorenzo in generale è stato sempre più veloce di circa 4 decimi, e anche in qualifica lo scarto era lo stesso. Così è la vita. Se fossimo stati in grado di capire esattamente quello che ci mancava, naturalmente anche i nostri risultati sarebbero stati migliori, ma niente dura per sempre nella vita di un uomo…“. Più che una serie di frecciate quella esposta dall’ingegnere australiano sembra un quadro crudo ma realistico della situazione attuale: starà a Valentino e a Galbusera smentire lui e tutti gli scettici.