Napoli batte Manchester City 2-1 e lo scavalca nella graduatoria del gruppo A. Tenersi alla larga dal box delle statistiche, mai così fuorviante. Spulciando i dati emerge come relitto dalle acque il dominio territoriale su cui Mancini ha costruito la propria capanna di paglia. Il 70% di possesso palla, peraltro sciolto in un 90% di giocate positive, testimonia lo spupazzamento orizzontale che ha caratterizzato la manovra degli inglesi. Da paura il dato specifico dei passaggi: 692 contro i 291 in cui il Napoli ha condensato le proprie emozioni. Bravi i partenopei a ridurre la propria area ad una cruna che l’imponente cammello british non ha saputo perforare se non con lo sberleffo di Balotelli, innescato dall’unica sbavatura difensiva. Anche le conclusioni, intensificatesi nell’assedio finale, parlano english: 16 tiri a 10 per i Mancio-boys che hanno trovato al varco la saracinesca abbassata da un De Sanctis sempre più autorevole. Ma sono altri i dati che ci interessano di più: quelli che spiegano ciò che non si vede ma si sente, quelli che individuano le vere risorse dell’undici di Mazzarri. Sono le virtù del cuore, che tradotte in campo suonano come sudore, come coraggio, come sacrificio: il trittico di successo che così tanto avvicina la squadra al caloroso e passionale pubblico del San Paolo. Un esempio? Leggi il 55% di contrasti vinti, a fronte del 44% avversario, e rivedi il tackle di Gargano, i ripiegamenti di Lavezzi, gli allunghi di Maggio e Dossena, le sportellate di Cannavaro&Co…roba che non ha prezzo nemmeno sul mercato dorato degli sceicchi. Non si vuole ingigantire i meriti di un Napoli che come detto ha espresso solo brevi tratti di gioco: stiamo ricercando i motivi di una vittoria che evidentemente esula da ragioni meramente tecniche. Lo stesso gol del vantaggio è un regalo che premia l’audacia e non certo la manovra dei campani: il corner da sinistra di Lavezzi viene sfiorato (e già diciamo tanto) dalla criniera di Cavani; la palla carambola sul ginocchio vagante di Kolarov e va a morire beffarda in rete (18’). Del resto le difficoltà d’affondo del City abbracciano anche la rete del pareggio, frutto più dell’errore di Aronica che di effettivi meriti dell’attacco. Sullo spiovente da sinistra di Dzeko, il numero 6 napoletano impatta d’interno una sfera da maltrattare verso la tribuna: Silva ci mette un secondo a stoppare e calciare in diagonale, Balotelli un battito di ciglia a spingere in rete la respinta del pirata Morgan (34’). Comunque da non sottovalutare il più grande merito tattico del Napoli: quello di non allentare le briglie dello sforzo nei primi minuti della ripresa, generalmente adibiti a fasi di gioco interlocutorie. La partenza a tutta garra ha propiziato il raddoppio, non a caso nato dall’incessante lavoro di Lavezzi coadiuvato dalle puntuali volate delle ali. Tocco del Pocho cross di Dossena piattone del Matador: lo stadio può riesplodere, il sogno prosegue, the story goes on, tanto per far capire a tutti.