Il Napoli non corre più, almeno con le piccole. I pareggi contro Bologna e Siena hanno riacceso l’allarme: la squadra di Mazzarri non funziona contro gli avversari meno blasonati, che si schierano a specchio, bloccando, in modo particolare, le fasce. Nel post-partita del Franchi, poi, hanno fatto rumore le dichiarazioni dello stesso Mazzarri, per il quale, monte-stipendi alla mano, il settimo posto rappresenta la reale dimensione della squadra. Ma sarà proprio così? Per analizzare la questione abbiamo chiesto l’intervento del collega della RAI Ciro Venerato, tra i massimi esperti delle vicende azzurre, intervistato in esclusiva per IlSussidiario.net.
Allora, Venerato, come giudica quelle parole di Mazzarri sulla questione del monte-ingaggi?
Direi che Mazzarri ha usato un paradosso. In realtà lui sa bene che questo Napoli non è da settimo posto e io stesso sono convinto che non sarà quello il piazzamento finale degli azzurri. Da parte del tecnico, è stato piuttosto l’ennesimo invito ad alzare l’asticella delle ambizioni, visto che il monte-stipendi, dall’anno scorso, è rimasto sostanzialmente inalterato.
Un messaggio ‘cifrato’ rivolto a De Laurentiis: con questo gruppo non posso fare di più.
Guardi, l’anno scorso Mazzarri ha fatto un miracolo: ha portato al terzo posto, e dunque in Champions, un club che aveva appena il nono monte-stipendi del campionato. Adesso è diventato il settimo, fermo restando che tutte le big, anche in Europa, mi pare invidino il modello virtuoso costruito da De Laurentiis. Soprattutto, poi, in tempi di fair-play finanziario.
E quindi, come finirà il braccio di ferro tra allenatore e presidente?
Impossibile fare previsioni, dipende solo ed esclusivamente da loro. Mazzarri, secondo me, ha fatto un discorso logico sulla questione degli stipendi, anche se ha ricevuto critiche da tutti i fronti. Io, qualche tempo fa, feci un piccolo studio, da cui uscì fuori che, dal 2000 ad oggi, il Napoli è stata l’unica squadra con un monte-ingaggi relativamente basso ad essersi piazzata al terzo posto. Questo prendendo in considerazione i campionati di Inghilterra, Spagna ed Italia. Un dato molto importante, che fa capire l’unicità dell’impresa dello scorso anno.
Appunto, l’impresa. Ma per trovare continuità, qual è la rotta da seguire secondo lei?
Intendiamoci, io rispetto molto la politica aziendale del presidente De Laurentiis, che è una politica ‘etica’, che porta a fare bella figura in Europa, a conquistare degli ottimi piazzamenti in campionato. Ma per vincere lo scudetto, per alzare trofei, occorre ancora uno scatto di reni. Bisogna investire di più, c’è poco da fare. Roma e Lazio, per spezzare l’egemonia delle tre big, hanno speso tanto, anche se poi si sono svenate…
Ma lei un Mazzarri alla Ferguson, come si è ipotizzato di recente, ce lo vede?
Ma sì, io credo che abbia tutte le qualità per farlo. Non in Italia, però, perché non siamo ancora pronti per una figura di manager a tutto tondo, magari all’estero. Il futuro di Mazzarri, come dicevo prima, lo conoscono solo lui e il presidente. Sì, è vero, ha ancora un anno di contratto, ma nel calcio di oggi queste son cose che lasciano il tempo che trovano. Bisognerà vedere se il mister continuerà a sposare una politica fatta di fair-play finanziario e valorizzazione di giovani talenti, oppure correrà dietro alle sirene di una big. Magari chissà, in estate potrebbe essere disponibile qualche grossa panchina, anche se, credo, è più facile che ciò accada all’estero.
Sul mercato il Napoli si fermerà a Vargas?
Ieri ho avuto un colloquio telefonico con il direttore sportivo Riccardo Bigon, il quale mi ha confermato che il mercato del Napoli è chiuso. L’unica operazione ancora in piedi, ma in uscita, è legata ad una possibile partenza di Santana, che vuole giocare di più, altrimenti l’organico resterà così com’è fino a giugno.
Quindi la società sembra fidarsi dei recuperi di Britos e Donadel…
Pare proprio di sì, anche se io avrei cercato di sfruttare qualche opportunità concessami dal mercato, ad esempio tra quelli in scadenza. Magari gente come Chivu, come Muntari… Diciamo che Mazzarri, se oggi si lamenta, è anche perché è stato accontentato pochissimo, quasi per niente, in estate. In pratica solo su Pandev è stato ascoltato. Per il resto sono arrivati buoni giocatori, ma non straordinari. Io avrei insistito per Vidal, per Criscito, avrei provato a prendere Mexes per sistemare la difesa…
Il ‘mal di piccole’ come si risolve secondo lei?
Non c’è una cura univoca. Diciamo che le difficoltà del Napoli in questo periodo possono spiegarsi in tanti modi. Se hai Maggio al 50%, Cavani al 50%, Lavezzi che rientra dopo un mese, e ti ritrovi di fronte un Siena che si chiude benissimo, è pure normale fare fatica. Poi c’è un discorso di personalità: questa è una squadra, come si è detto giustamente in giro, ancora poco abituata a reggere la pressione di dover vincere sempre o quasi. Invece, non sono d’accordo sul discorso di cambiare il modulo…
Lì però è diventato facile per gli avversari: basta chiudere le fasce, piazzare un uomo tra le linee e il gioco è fatto…
Sì, ma guardi, ad esempio Zeman fa il 4-3-3 da anni e nessuno gli chiede di cambiare modo di giocare. Mazzarri ha le sue idee, è giusto che le difenda. Ripeto, credo sia soprattutto un problema psicologico e di condizione dei singoli.
Che stagione si aspetta dagli azzurri, in definitiva?
Intanto, come dicevo prima, non credo proprio che il Napoli rimarrà settimo. Diciamo che se dovesse arrivare un piazzamento europeo e, magari, la finale di Coppa Italia, si potrebbe parlare di annata positiva, a mio giudizio.
(Alessandro Basile)