Giornata ricca di colpi di scena presso l’hotel Parco dei Principi di Roma, dove si sta tenendo il processo sportivo per i presunti illeciti in Sampdoria-Napoli del maggio 2010 e in Portogruaro-Crotone. Uno dei tanti filoni dello scandalo calcioscommesse, ma che potrebbe riservare grosse sorprese. Infatti, il procuratore Stefano Palazzi ha chiesto un punto di penalizzazione e 100mila euro di multa per il Napoli, nove mesi di squalifica per l’attuale capitano partenopeo Paolo Cannavaro e per l’altro difensore Grava, e ben 3 anni e 3 mesi di stop per il principale imputato, l’ex portiere del Napoli Matteo Gianello, che aveva confessato ai magistrati e agli investigatori della Federcalcio di aver tentato una combine per favorire la Sampdoria in una partita decisiva per i destini europei dei blucerchiati, in lotta per centrare i preliminari di Champions League.
Gianello aveva chiesto il patteggiamento, Palazzi si era detto d’accordo perché per il Procuratore Federale il contributo dell’ex terzo portiere azzurro alle indagini era stato fattivo, ma la Commissione Disciplinare ha detto no. Dunque niente accordo su un anno e quattro mesi di stop, e il processo andrà fino in fondo.
Gianello, ai microfoni della Rai, ha raccontato il suo stato d’animo dopo il rigetto della sua proposta di patteggiamento: “Sono stanco, questa storia mi sta abbattendo. E tanto. È vero, ho smesso di giocare da allora: ho sempre pensato ad andare in campo per vincere e basta, e non certo per scommesse, per soldi. Questa ingenuità la pago cara.. Io a quella gara non avevo partecipato, non ero nemmeno tra i convocati. Presi parte a nulla, ho pagato una ingenuità. Con Paolo Cannavaro avevo un ottimo rapporto, anche fuori dal campo”. In mattinata, alcuni tifosi partenopei, davanti all’hotel dove ha sede il processo, lo attendevano per chiedere cosa fosse realmente accaduto in quella gara che ha rovinato anche il rapporto tra Gianello e la società campana.
Poco dopo le 15 è dunque iniziata la requisitoria di Palazzi contro Gianello, Cannavaro, Grava e il Napoli per responsabilità oggettiva, che si è resa necessaria per il fallimento del patteggiamento e hce ha portato Palazzi ad avanzare le sue richieste. Secondo Palazzi, il fatto che le ammissioni-confidenze di Gianello al poliziotto amico siano fuori da un processo le rendono attendibilissime.
Dichiarazioni che sono state confermate anche alla procura della Repubblica: Gianello non aveva nessun motivo di accusarsi di un reato. “Per lui ci fu anche il rinvio a giudizio, quindi per quale motivo doveva fare queste dichiarazioni? Il ruolo dei compagni avvicinati – due difensori di ruolo – rendeva tutto più facile. Anche la classifica, il Napoli non aveva traguardi da raggiungere, rendeva plausibile il tutto. Quindi vanno deferiti tutti e tre. Il quadro probatorio è pienamente confermato, e le dichiarazioni di Gianello non sono mai contraddittorie”, è il ragionamento del procuratore.
Per quanto riguarda la società: “Ritengo il Napoli punibile per responsabilità oggettiva sia per il tentativo di un suo tesserato che per l’omessa denuncia degli altri due”, pur sottolineando che si tratta di una situazione particolare, perché Gianello non era impiegato in squadra.
Malagnini, avvocato di Paolo Cannavaro, si è così espresso: “In questo processo manca Quagliarella, il soggetto principale da corrompere. O il poliziotto dice le bugie o le dice Gianello. Quagliarella doveva raggiungere la soglia di reti per il premio da 50 mila euro”.