Al termine di una partita che non ha certo brillato per ritmo e occasioni, Napoli e Cesena non trovano la via del gol e pareggiano per zero a zero. Un punto che sorride certo agli ospiti che agganciano il Lecce al penultimo posto in classifica e proseguono la loro difficile marcia verso la seconda salvezza consecutiva. Il Napoli manca il sorpasso alla Roma e frena di nuovo. Raggiunge quota 30 punti ma non approfitta del pareggio dell’Inter e perde contatto dalla Lazio. 
Al termine del primo tempo Napoli e Cesena pareggiano per 0-0 allo stadio San Paolo. Gara tatticamente difficile per gli azzurri che fanno la partita ma si scontrano contro il muro romagnolo e non riescono ad essere veloci e concreti ai sedici metri. Il Cesena aspetta e prova qualche timida ripartenza, senza incidere. Mazzarri sceglie ancora una volta il turnover ma stavolta è per necessità: fuori capitan Cannavaro e Lavezzi, il tecnico toscano punta su Britos e lo spostamento di Dzemaili in avanti, come mezzapunta a fianco di Pandev; solo panchina per Hamsik. Nel Cesena sono ancora indisponibili i nuovi arrivati Iaquinta e l’ex Santana, al pari di Mutu: attacco inedito per Arrigoni che si affida a Rennella e Malonga. Lo schieramento dei romagnoli è un 3-5-2 che diventa 5-3-2 in fase difensiva, perchè Comotto e Pudil si abbassano sulla linea dei tre centrali e fanno densità nella propria metacampo. Tutto il Cesena aspetta il Napoli che cerca molto il suo playmaker Inler, messo però in difficoltà dal pressing di Colucci e Parolo. Ne viene fuori una prima frazione bloccata con i partenopei che vanno alla conclusione pericolosa solo in due circostanze, entrambe con Pandev che prima si gira bene in area e non trova la porta di poco, poi prova la fucilata di sinistro al volo ma Antonioli è attento e respinge di pugno. Il resto sono cross dalla trequarti che la difesa del Cesena allontana senza difficoltà; dall’altra parte i bianconeri si fanno vedere sporadicamente, con qualche incursione provata da Martinho e Rennella. Su una di queste il brasiliano impatta un pallone che rimbalza fuori area ma manda alto. Si va al riposo: 0-0, pochissime occasioni e un Napoli molto poco concreto. Vediamo se Mazzarri si giocherà la carta Hamsik nel secondo tempo.
Si riparte con Mazzarri che manda in campo Hamsik per Inler e Dzemaili torna a centrocampo. Si nota subito che la manovra del Napoli ne guadagna: lo slovacco è al centro di ogni azione, si abbassa a ricevere palla, va sul fondo, è ovunque. Ma il Cesena continua a tenere con la solidità dei suoi centrali, anche se Moras su una chiusura in angolo deve abbandonare il campo. Lo sostituisce Rossi, intanto il Napoli inseriesce anche Zuniga e il colombiano è una furia sull’out mancino; purtroppo sbaglia due o tre cross, e non di poco, che ne inficiano il giudizio. A un certo punto arrivano le occasioni: prima Cavani prende un palo clamoroso su cross dalla sinistra, con la porta praticamente spalancata, poi è Antonioli, a dieci minuti dalla fine, a opporsi straordinariamente a un sinistro di Pandev che gira un cross di Hamsik. Non è finita, ancora Cavani, oggi in ombra e impreciso, si presenta davanti al 42enne portiere del Cesena, che respinge; il pallone continua la sua corsa, Cavani la tocca ma sulla linea è strepitoso Comotto a negargli il gol. Il Napoli spinge sull’acceleratore ma rischia di capitolare: su un contropiede Malonga mette in mezzo per Martinez (subentrato a Martinho): solo uno straordinario recupero di Zuniga impedisce all’ex Juve di colpire tutto solo. Ancora il Cesena, Comotto sfonda da destra, Gargano in area lo chiude, sulla traiettoria arriva velocissimo Rennella che quasi riesce ad anticipare De Sanctis. L’arbitro Banti concede quattro minuti di recupero e nel primo Pandev trova il gol controllando sotto porta e battendo Antonioli; ma il guardalinee alza la bandierina. Episodio confuso: pare sia un tocco di mano di Maggio che anticipa Von Bergen e in caduta spinge col braccio destro il pallone per servire il macedone. Ad ogni modo, si resta sullo 0-0, ed è così che finisce la partita. Per il Napoli un’occasione persa, per il Cesena di Arrigoni – espulso nella ripresa per le continue passeggiate fuori dall’area tecnica – un punto d’oro.



NAPOLI-CESENA 0-0

NAPOLI (3-4-2-1) De Sanctis; Campagnaro, Aronica, Britos (dal 16′ s.t. Zuniga); Maggio, Gargano, Inler (dal 1′ s.t. Hamsik), Dossena (dal 26′ s.t. Vargas); Dzemaili, Pandev; Cavani. (Rosati, Grava, Fernandez, Donadel). All.: Mazzarri.

CESENA (3-5-2) Antonioli; Moras (dal 16′ s.t. Rossi), Von Bergen, Rodriguez; Comotto, Colucci, Parolo, Martinho (dal 10′ s.t. Guana), Pudil; Malonga (dal 33′ s.t. Martinez), Rennella. (Ravaglia, Ceccarelli, Arrigoni, Lolli). All.: Arrigoni.



ARBITRO Banti di Livorno.

NOTE Espulso al 30′ s.t. il tecnico del Cesena Arrigoni. Ammoniti: Inler, Hamsik, Martinho, Gargano, Britos, Moras, Pudil, Dzemaili e Rodriguez. Recupero: 1′ p.t.; 4′ s.t..

 

 

 

De Sanctis 6: sostanzialmente vive una serata da turista, limitandosi a bloccare un paio di conclusioni da fuori che non gli fanno nemmeno il solletico.

Campagnaro 6,5: soffre un po’ gli esterni del Cesena che incrociano dalla sua parte, ma se la cava con la consueta esperienza ed è costantemente presente in fase di spinta. Non è certo colpa sua se il Napoli non la sblocca.



Aronica 6: leader della retroguardia per l’assenza di Cannavaro, svolge il compitino dal momento che il Cesena centralmente non sfonda mai. 

Britos 6,5: prestazione incoraggiante. Viene sacrificato nella ripresa per dare spazio al 4-2-4 come il risultato impone, ma nella prima parte gioca una signora partita, fatta di chiusure precise e proposizioni in avanti. Prova anche il tiro, intraprendente.

(Zuniga 6,5: entra e cambia la spinta del Napoli, che lo cerca costantemente sfruttando la sua velocità e le sue zingarate sulla sinistra. Avrebbe mezzo voto in più ma sbaglia qualche cross davvero elementare).

Maggio 5,5: spinge tanto e spinge bene, ma è appannato quando si tratta di fare la giocata decisiva ai sedici metri. Nella ripresa Campagnaro sale spesso ad aiutarlo, ma il risultato non cambia.

Inler 5,5: il solito Inler di questi tempi: lento, impreciso, poco efficace. Ci mette volontà e si vede, ma sbaglia troppi appoggi anche semplici e non accende mai la luce.

(Hamsik 7: è il vero motore del Napoli nella ripresa. Un motorino perpetuo che si allarga a sinistra per creare superiorità numerica e arretra a cercare di impostare l’azione).

Gargano 6: gara generosa, in costante proiezione offensiva. Con l’uscita di Inler torna a fare il playmaker come in passato: buono il ritmo che impone, un po’ meno le verticalizzazioni.

Dossena 5: per proporsi si propone, ma i cross che mette in mezzo non creano pericoli alla difesa del Cesena. Viene sostituito da Vargas per l’assalto finale.

(Vargas 5: un fantasma. Non si vede mai nello spezzone che gioca, e quando ha la palla buona piazza un colpo di testa centrale che un Antonioli in stato di grazia capisce anni prima).

Dzemaili 5,5: la mezzapunta non è il suo ruolo. Lo capisce anche Mazzarri che lo ripropone a centrocampo nel secondo tempo, dove Blerim migliora la sua pagella ma non raggiunge la sufficienza.

Pandev 6,5: è l’unico a provarci. Scalda i pugni di Antonioli, lo chiama alla grande parata nel finale, è sempre nel vivo dell’azione. Il gol lo trova, ma Banti glielo annulla. E’ in un ottimo periodo.

Cavani 5: il Matador non lascia il segno. Si muove troppo lontano dalla porta, non conclude mai ed è costantemente anticipato. Quando trova la conclusione centra un palo a porta semi-vuota e qualche attimo dopo Antonioli e Comotto gli dicono di no. Non si può segnare sempre.

 

Antonioli 7,5: il migliore in campo a 42 anni. Para tutto quel che si trova davanti, negando la gioia del gol a Pandev in tre occasioni, poi a Cavani. E poi sempre sicurissimo nelle uscite. Quando non ci arriva lui lo salvano il palo e il guardalinee. Una serata da eroe.

Moras 6,5: prima di arrendersi ad un infortunio muscolare presidia con grande attenzione la sua difesa, chiudendo ogni varco agli attaccanti del Napoli al pari dei suoi compagni di reparto.

(Rossi 6: entra per Moras e contribuisce a tenere inespugnato il fortino).

Rodriguez 7: quando non deve andare in porta a parare rigori è un signor difensore: non ne fa passare una, sui palloni alti è signore incontrastato. Gran partita anche per lui.

Von Bergen 6,5:  anche lo svizzero è protagonista di una prova gagliarda e attenta. Sempre sicuro e attento, all’ultimo minuto Maggio lo anticipa, ma parrebbe col braccio. Positivo.

Comotto 6,5: il salvataggio sulla linea di porta negli ultimi minuti vale un gol. Per il resto, gara accorta passata più a difendere che a spingere. Brilla anche lui in copertura.

Colucci 6: si vede poco in fase di costruzione: è una partita da trincea, risponde presente come in tante altre battaglie pur senza essere troppo appariscente.

Parolo 6: prova con la sua qualità a mettere ordine a centrocampo, riuscendoci solo in parte. Dà comunque una mano ai compagni nell’interdizione cavandosela con grande abnegazione.

Martinho 5,5: si vede che ha i numeri, ma stasera non è particolarmente ispirato. Pochi spunti degni di nota, una conclusione alta nel primo tempo e poi tanti scatti a vuoto. Si rifarà.

(Guana 6: fa legna in mezzo al campo e cerca anche alcune sortite offensive che normalmente non gli appartengono).

Pudil 6,5: davvero interessante questo esterno ceco. Spinge tanto, i compagni lo cercano e lui mette in mezzo qualche pallone interessante. In fase di copertura è sempre attento su Maggio che incrocia da quella parte e non va in affanno nemmeno quando Campagnaro sale a dare una mano.

Rennella 6: vale lo stesso discorso fatto per Martinho: il francesino ha classe, ma non era questa la partita per metterla in mostra. Gli spunti e i guizzi non sono mancati e nel finale ha rischiato pure di metterla dentro. Da tenere d’occhio.

Malonga 5: non la sua serata migliore. Finisce costantemente chiuso nella morsa dei centrali del Napoli e non combina davvero granchè.

(Martinez s.v.: un quarto d’ora per El Malaka nel quale sostanzialmente non la tocca mai. Poteva essere l’uomo della partita, ma quel pallone l’ha preso Zuniga e l’urlo gli è tornato in gola).

 

(Claudio Franceschini)