Juventus-Napoli finisce 0-2 e la finale di Coppa Italia si tinge di azzurro e regala ai partenopei un successo che mancava da 22 anni. E in un intreccio di emozioni e storie che solo il calcio può regalare, questa vittoria arriva in una serata in cui succede tutto, ma veramente tutto. Caroselli a Napoli non si sentivano dal 1990, ma finalmente anche sotto il Vesuvio si torna a festeggiare. E’ la festa di De Laurentiis, che in pochi anni ha portato una squadra dalle stalle, quelle del fallimento, alle stelle, quelle che illuminano i coriandoli biancazzurri che turbinano sopra l’Olimpico. E’ la festa dei tre tenori che, stasera salutano Napoli nel modo migliore possibile. E’ la festa di un’intera città, che dopo anni di delusioni può tornare a impazzire di gioia. E da contraltare arriva l’incredibile delusione per la Juventus, maturata nel modo e nel giorno più brutto dopo un intero anno di pazza gioia. Stasera infatti bisognava celebrare Del Piero, conquistare la stella argento e coronare nel modo migliore una stagione incredibile, oltre a zittire i festeggiamenti granata per la promozione in A. Ma a nulla sono valsi gli sforzi finali: stavolta la rabbia, l’orgoglio e la tenacia non sono bastati a piegare un popolo che voleva questa coppa più di ogni altra cosa. E che alla fine l’ha conquistata, meritandola pienamente sul campo, contro un avversario che, va detto, cede a testa alta. È stata una finale intensa, emozionante, ricca, degno coronamento di un torneo appassionante, come da troppi anni non succedeva, e degno biglietto da visita per un calcio, quello italiano, che quest’anno ha dimostrato di essere in piena salute. 



La foga e l’entusiasmo dei partenopei sono perfettamente esemplificati dai primi venti minuti della partita: i giocatori di Mazzarri, spinti da un pubblico incredibile nonostante il campo neutro, azzannano alla giugulare gli avversari come una leonessa con una gazzella, imponendo alla gara un ritmo forsennato, altissimo, che già dopo un minuto rischia di portarli in vantaggio. Campagnaro infatti, in versione Schwarzenegger, sfonda tutto e tutti sulla fascia destra e mette un cross teso tanto quanto una corda di Stradivari: e se Mueller, 24 ore prima, un cross così l’aveva infilzato, Zuniga, che con tutto il rispetto non vale il paragone, spreca facendosi murare il colpo di testa da un attento Storari. Il Napoli però, spinto proprio dall’eccellente Camilo, non demorde, e pressa il centrocampo bianconero a perdifiato, con Dzemaili in versione raccattapalle ad interrompere il gioco avversario per rilanciare i suoi tenori, i quali però non riescono a concretizzare la netta superiorità sul campo. In particolare, all’11’, Lavezzi, dopo essersi bevuto Bonucci come il famoso gorilla con il Crodino, punta l’area e, da posizione centrale al limite, scocca un destro che però si spegne a lato, troppo defilato. Come sempre però, l’onda emotiva si spegne, ed è qui che l’istinto lascia spazio alla ragione. La quale, scelta scontata, decide di incarnarsi in Andrea Pirlo, che sale in cattedra e, legittimando la laurea honoris causa conferitagli a Trieste, cambia l’inerzia del match. Grazie alla sapiente regia del co-leader (ricordiamo che in campo c’era Del Piero, che però purtroppo non spicca), i bianconeri rialzano la cresta, affacciandosi alla porta avversaria con un bolide di Marchisio disinnescato dai pugni di De Sanctis. La Juve però ha ormai le redini del gioco saldamente in mano, e come Ben Hur sulle bighe, comincia a dominare una partita che aveva rischiato di farsi scivolare di mano. E così, sul finire del primo tempo, arrivano due nette palle gol, con Borriello che, in stile Borriello-5-anni-fa, si inventa un tiro da 20 metri che sfiora l’orecchio di De Sanctis, e con Marchisio, il quale smarcato da un tacco di Del Piero in area, non riesce a tirare con forza da due passi per l’intervento (probabilmente da calcio di rigore) di Aronica, che lo ostacola nettamente. La partita si incattivisce, ma per fortuna, dopo pochi minuti, finisce il primo tempo, e negli spogliatoi si pensa a come segnare piuttosto che a come “bulleggiare” con gli avversari.



La ripresa inizia come era iniziato il primo tempo, con il Napoli che, da buona marea azzurra qual è, porta l’acqua alla gola della Vecchia Signora che, nonostante l’età, riesce a salvarsi, facendo sfuriare i campani e riprendendo il controllo più brevemente di quanto fosse occorso nella prima metà di gara. La Juve è ormai in totale controllo della gara, il Napoli sembra intimorito, ma proprio quando sembra che da un momento all’altro i bianconeri possano portarsi in avanti, succede l’impensabile: al 63’ infatti Campagnaro, in versione Hulk, batte una rimessa laterale direttamente in area, e i tre polletti bianconeri si fanno infilzare dal rovente spiedo Lavezzi che, incuneatosi tra di loro, riesce a spostare la sfera quel tanto che basta per inciampare nei guantoni tesi di Storari. Il rigore è netto, chiaro e solare, così come la qualità di Cavani nel batterlo: palla da una parte e portiere dall’altra, vantaggio azzurro. Questo no, questo è troppo, la gobba che figura ci fa? Conte che figura ci fa? Quindi, bando al sentimentalismo, spazio al realismo: FantAntonio (Conte) leva in un nanosecondo un invisibile Del Piero e Lichtsteiner, per caricare i proprio fucili con i pallettoni Vucinic e Pepe. La Juve ne beneficia, e si scatena un assedio di una violenza e intensità che raramente si sono visto su un campo di calcio, il tutto attorniato dai fumogeni fittissimi e dai fischi assordanti dei napoletani, a creare un’atmosfera surreale. E proprio Pepe, all’82’, ha la grande occasione del pareggio, ma dopo essersi incuneato in area e aver sparato un sinistro micidiale, deve arrendersi alla mano di san Gennaro, che fa capitombolare la sfera prima su un ginocchio indistinto, quindi sul piede di un De Sanctis ormai disperato, quindi in corner. Certi segni sono inequivocabili: stasera il Napoli deve vincere. Ma, a stupire, è il modo: ti aspetti che, dopo qualche minuto a riprendere fiato, la Juve torni per l’assedio finale. E invece, il respiro prima del balzo va di traverso, e di conseguenza arriva il singhiozzo, che tradotto significa disattenzione che provoca l’improvocabile. All’82’ infatti, dopo un perfetto contropiede, Pandev serve Hamsik, e proprio lui, il terzo tenore, segna con un diagonale fantastico per lucidità e precisione, facendo definitivamente esplodere di gioia tutto il popolo napoletano, che per una sera si scorda di Maradona pensando più che altro a come distruggere le corde vocali inneggiando a quell’ormai immancabile soldato innamorato. La Juve è morta, schiuma di rabbia, così come Quagliarella, che ferito nell’intimo dai suoi ex compagni reagisce con una gomitata ad una marcatura troppo tenera di Aronica, rimediando il rosso. Ma è l’unica nota stonata nella generale correttezza dei bianconeri nell’accettare una sconfitta che, innegabilmente, brucia più di quanto sembri. Ma a ognuno il suo: stasera era la serata del Napoli, stasera anche da quelle parti si torna a festeggiare. Maradona chi?



 

JUVENTUS-NAPOLI 0-2 (primo tempo 0-0)

MARCATORI: Cavani su rigore al 18’, Hamsik al 38’ s.t.

JUVENTUS (3-5-2): Storari; Barzagli, Bonucci, Caceres; Lichtsteiner (dal 23’ s.t. Pepe), Vidal, Pirlo, Marchisio, Estigarribia; Borriello (dal 28’ s.t. Quagliarella), Del Piero (dal 23’ s.t. Vucinic). (Manninger, Padoin, Giaccherini, Matri). All. Conte.

NAPOLI (3-5-2): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Aronica; Maggio, Dzemaili, Inler, Hamsik (dal 4’ s.t. Dossena), Zuniga; Cavani (dal 48’ s.t. Britos), Lavezzi (dal 27’ s.t. Pandev). (Rosati, Grava, Fernandez, Vargas). All. Mazzarri.

ARBITRO: Brighi.

NOTE: stadio esaurito. Espulso Quagliarella al 44’ s.t. per gioco scorretto. Ammoniti Marchisio, Dzemaili, Cannavaro, Storari, De Sanctis. Recupero 1’ p.t., 5’ s.t.

 

Storari, 6: alla fine, sufficienza per una partita in cui è sollecitato poco

Caceres, 6.5: nel primo tempo spina nel fianco, nel secondo paga la stanchezza

Barzagli, 6.5: anche oggi grande prova, doma il Pocho (per quanto possibile)

Bonucci, 6.5: imposta bene ogni azione, e rischia un eurogol

Lichtsteiner, 5.5: manca la sua potenza, ed è molto nervoso

Dal 23’ st: Pepe, 7: entra e sposta gli equilibri, ma sul suo tiro la sfortuna si mette di traverso

Vidal, 6: manca gli inserimenti offensivi, regala “solo” la solita sostanza

Pirlo, 7: ci mette un po’ ad ingranare, ma quando sale in cattedra non ce n’è per nessuno

Marchisio, 5.5: si vede poco, anzi pochissimo, tranne che per qualche discreta conclusione dalla distanza

Estigarribia, 4.5: il peggiore dei suoi: assente ingiustificato, spreca una grandissima occasione

Del Piero, 6: oggi è impossibile dargli la sufficienza, anche se la meriterebbe. Combina pochissimo, forse è la grande emozione a bloccarlo

Dal 23’st: Vucinic, 6: non trova il guizzo decisivo che Conte sperava da lui

Borriello, 6: qualche buono spunto e poco altro

Dal 28’st: Quagliarella, 5: la reazione è brutta, peraltro è l’unica cosa che fa nel tempo che ha a disposizione

All: Conte, 5.5: forse il turnover è esagerato, e lo paga: quando nel finale entrano i titolari, è un’altra cosa

De Sanctis, 6.5: aiutato dalla dea bendata, compie una parata incredibile su Pepe

Campagnaro, 7: un toro, se si scontrasse con lui, avrebbe la peggio

Cannavaro, 7: leader di una difesa che regge alla grande contro l’attacco più temibile della serie A

Aronica, 6.5: gode della grande prestazione dei suoi colleghi, mette la sua esperienza e soprattutto tanta malizia

Maggio, 6: meno motorino del solito, corre comunque tantissimo

Dzemaili, 6.5: inizia alla grande, poi paga la foga iniziale

Inler, 6.5: regista di ogni ripartenza, compresa quella che legittima la vittoria

Hamsik, 7: partita meno sugli scudi del solito, ma il gol è uno splendore per la precisione e la freddezza dopo 80 minuti di corsa a perdifiato

Dal 40’st: Dossena, sv

Zuniga, 7: un motorino eccezionale, che soprattutto nel primo tempo mette in crisi chiunque gli si pari innanzi

Lavezzi, 7: imbrigliato dalla marcatura del migliore centrale difensivo di quest’anno, riesce nonostante questo a mettere in apprensione tutti ogniqualvolta entra in possesso di palla, oltre a tirare un coniglio fuori dal cilindro in occasione del rigore

Dal 27’st: Pandev, il gregario di lusso ne combina un’altra delle sue, infiocchettando magistralmente l’assist che porta al 2 a 0 di Hamsik

Cavani, 7: non si vede quasi mai, ma quando si vede, si vede bene: quel pallone pesa un macigno, ma dal dischetto spiazza Storari come solo i fenomeni sanno fare

Dal 48’st: Britos, sv

All: Mazzarri, 8: il suo Napoli gode della carica di un intero popolo alle spalle, ma gran merito è dell’allenatore che, sapientemente, riesce a imbrigliare la Juve, sconfiggendola dopo che in campionato aveva pareggiato a una manciato di minuti dalla fine

 

(Giovanni Gazzoli – Twitter: @giogazzoli)