Il calciomercato del Napoli viene animato dalla polemica a distanza fra il presidente degli azzurri Aurelio De Laurentiis e il noto super agente Mino Raiola. L’antefatto, o il primo round se vogliamo chiamarlo così, si era avuto in occasione della cessione di Thiago Silva e Ibrahimovic al Paris Saint-Germain. Allora Raiola, procuratore dello svedese, aveva sostanzialmente detto, senza mezzi termini, che il campionato italiano era “senza futuro”, avallato in quel caso da Adriano Galliani che aveva prospettato la soluzione, per il Milan, di crescere i futuri top player in casa. Quello che non era andato giù a De Laurentiis, la scorsa settimana, era stato il riferimento a Marek Hamsik, calciatore del quale Raiola deteneva un tempo la procura. Il patron partenopeo non aveva tardato a farsi sentire, bollando l’agente come uno “scocciatore”, utilizzando una parola lievemente più colorita. Ieri, la seconda puntata: Ospite presso i microfoni di Rai Sport, Raiola si è lasciato andare a dichiarazioni pesanti: “De Laurentiis incute terrore nei suoi top player, e di questo passo non andrà molto lontano. Ha un concetto di gestione dittatoriale, è rimasto ai tempi del Duce. I top player, oltre a ingaggi importanti, devono anche giocare in club dalla ribalta importante e il Napoli non l’ha ancora raggiunta del tutto”. E ancora una volta ha fatto riferimento a un calciatore azzurro, ovvero Lorenzo Insigne: “Ha un futuro assicurato, ma solo se si smarca da presidenti che lo trattano come una statuetta”. Le parole dell’italo-olandese, molto probabilmente, fanno riferimento a quanto detto da De Laurentiis dal ritiro di Riscone di Brunico, quando il presidente aveva esplicitamente “minacciato” Cavani di lasciarlo in panchina se gli avesse chiesto cifre importanti di ingaggio, mettendo poi nel mirino anche Jovetic (clicca qui per approfondire). Al di là dei siparietti a distanza, che lasciano il tempo che trovano (aspettiamo la repilca di De Laurentiis: conoscendolo, non si farà attendere troppo), va registrata comunque una cosa, anzi due: la prima è che di certo Raiola non dice nulla di inventato. La nostra serie A non ha più il fascino di una volta, quando Maradona, Platini e Zico sceglievano l’Italia come punto massimo della loro carriera e non come trampolino di lancio per altri lidi (ma possiamo anche parlare di tempi più recenti: Zidane, Ronaldo, Kakà). Il problema esiste, se ne sono accorti un po’ tutti: qui c’è la fila per Mattia Destro che, con tutto il rispetto per un calciatore comunque di prospettiva e di talento, resta un giovane che non ha ancora dimostrato nulla, mentre da altre parti si svenano per Higuain, Van Persie e Suarez. Insomma: non siamo più al top europeo. Questo il primo dato da rimarcare. Il secondo è che, onestamente, il presidente De Laurentiis in questo momento sta forse cercando di tenere i piedi in due scarpe, ovvero: cercare di costruire una squadra che possa primeggiare in Italia e in Europa ma allo stesso tempo voler mantenere un tetto ingaggi limitato. Delle due l’una: 



De Laurentiis gongola e si gode il suo nuovo pupillo che attualmente vale attorno ai 10 milioni di euro ma che a breve potrebbe raddoppiare il proprio valore. La fumata bianca arriverà nei prossimi giorni, probabilmente già entro questa settimana.

O si vince ovunque, oppure si guarda al bilancio. E’ evidente che si possono mantenere i conti in ordine anche essendo una potenza del calcio europeo (è il caso del Bayern Monaco), ma questo viene fatto attraverso cessioni oculate e investimenti su calciatori di prospettiva. Non si può pensare di blindare Cavani senza però riconoscergli un certo stipendio, altrimenti il Paris Saint-Germain di turno se lo prende in un attimo. Va dato atto a De Laurentiis di aver riportato il Napoli ai massimi livelli italiani dopo la serie C, ma per lo sforzo ulteriore c’è bisogno di qualcosa in più. Vero che l’Udinese ha dimostrato a tutti che con gli scout giusti e il fiuto degli affari sono possono fare grandi cose, ma i friulani sono sempre un gradino sotto le altre: hanno fatto una scelta, lodevole assolutamente ma probabilmente non vincente in termini assoluti. Insomma, c’è del vero in quanto dice Raiola, al di là degli sceicchi e di quanto sia giusto a livello morale: nel calcio di oggi, se non si spende difficilmente si arriva davanti agli altri. In fondo, in proporzione, era la stessa cosa anche tempo fa.



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