Il mercato, di gennaio come quello estivo, è fatto anche di grandi sogni e suggestioni. C’é una suggestione che accarezza l’Italia, e il golfo di Napoli in particolare in queste ore. “L’inglese è importante, ma mi piacerebbe parlare anche l’italiano e il francese”. A confidarlo, alla radio Antena 3, è stato Radamel Falcao, 26, colombiano dell’Atletico Madrid attualmente tra i più letali attaccanti in circolazione (che non per nulla fa gola persino ai “nemici” del Real Madrid). Con il Porto ha vinto l’Europa League segnando 17 gol nel torneo (record assoluto); si è trasferito ai Colchoneros, il primo hanno ha vinto ancora l’Europa League (doppietta nella finale contro l’Athletic Bilbao) e poi ci ha aggiunto la Supercoppa Europea, con una tripletta contro il Chelsea. Non è stato inserito nel podio del Pallone d’Oro solo perchè aveva davanti dei marziani, ma avrebbe meritato: la seconda stagione al Vicente Calderon l’ha iniziata con 18 gol nel girone d’andata della Liga – secondo solo all’inarrivabile Messi – spingendo l’Atletico al secondo posto in classifica. In Italia il nome di Falcao non è mai stato preso davvero in considerazione: si è sempre pensato – a ragione, purtroppo – che fosse affare per le inglesi, o per una tra Barcellona e Real Madrid. Eppure la sua dichiarazione apre qualche spiraglio; anche perchè arriva dopo altre parole con le quali si era fatto apprezzare da queste parti (“sicuramente ho una squadra preferita in Italia. Juve o Milan? Non si può mai sapere nella vita”). Parole che fanno tornare in mente altre parole, quelle del padre di Edinson Cavani “Per Edinson è venuto il momento di giocare in una grande squadra“. E’ vero che l’agente Jorge Mendes ha smentito che Falcao sia in partenza, ma certe cose non possono passare inosservate, soprattutto se il protagonista è un attaccante che oggi forse ha nel solo Edinson Cavani un giocatore forte quanto lui (in quanto a bomber puri) e che le più sfrenate fantasie vedrebbero anche giocare insieme per un attacco stellare. E’ dunque possibile che il colombiano venga a giocare nel nostro campionato? L’abbiamo chiesto a Claudio Mossio, che in passato è stato procuratore di Radamel Falcao. Ecco le sue parole, in questa intervista esclusiva rilasciata a Ilsussidiario.net.
Falcao in Italia: è possibile? Se ne era parlato ai tempi: lui era ancora nel River Plate, e prima di portarlo al Porto avevamo sondato il terreno. Le squadre italiane però non lo conoscevano benissimo, erano titubanti; non ci hanno creduto e nessuno lo ha voluto. All’epoca gli sarebbe piaciuto tantissimo venire a giocare in Italia.
Adesso invece? Adesso che può andare un po’ ovunque, essendo uno dei migliori attaccanti al mondo e avendo diverse opportunità, l’Italia potrebbe comunque piacergli. Probabilmente non è più una priorità perchè prima vengono le squadre inglesi, un paio di spagnole e magari anche le prime della classe in Germania.
L’Italia dove si colloca? Nei grandi club italiani vogliono comunque venire tutti; certo adesso sono pochissime le squadre che possono permetterselo, o forse nessuna.
Una potrebbe essere il Napoli che, vendendo Cavani, potrebbe puntare su Falcao? Sinceramente ho dei dubbi. Rispetto a Cavani è un giocatore diverso: gioca più dentro l’area, anche se Radamel è generoso. Il punto però non è questo.
Quale allora? Non credo che il Napoli, nel decida di vendere Cavani o sia costretto a cederlo, investirebbe tutto quello che eventualmente guadagnerebbe su un solo calciatore. La vedo difficile.
Sull’Italia in generale?
Sì, perchè ci vorrebbe un grande esborso economico che, ripeto, oggi forse nessuno si può permettere; e dovrebbe essere un club che gioca in Champions League, di modo che abbia più entrate e ovviamente sia più in vista.
Lui ha parlato di Juventus e Milan… A lui può piacere l’idea: parla di Juventus e Milan perchè, insieme all’Inter, sono ovviamente le squadre che si conoscono di più all’estero. Dire però che l’idea gli piacerebbe non significa che voglia giocare esclusivamente in Italia.
A giugno cosa farà Radamel Falcao? Penso che possa lasciare l’Atletico Madrid.
(Claudio Franceschini)