E’ la Juventus a vincere la Coppa Italia Primavera 2012/2013. Nella finale di ritorno del San Paolo i bianconeri si impongono 2-1 sul Napoli ai tempi supplementari e, in virtù del pareggio 1-1 dell’andata, si aggiudicano il quarto trofeo della loro storia, succedendo nell’albo d’oro alla Roma. Un successo che mancava dal 2007 agli uomini di Marco Baroni e che per quanto si è visto nei 210 minuti globali è meritato, perchè la Juventus si è mostrata più cinica e ha creato di più. Il Napoli esce però a testa altissima: ha forzato i supplementari credendoci sempre e trovando il gol nell’unico guizzo della serata di Roberto Insigne. Alla fine, la differenza l’hanno fatta il maggior peso di esperienza dei bianconeri e le giocate individuali di giocatori come Beltrame e Mattiello. 



Onestamente, i ragazzi di Saurini non hanno creato granchè; ma va premiato il loro cuore e, ancora una volta, il fatto di andare al di là dei limiti tecnici e fisici per recuperare una partita che sembrava persa, con la Juventus in vantaggio e maestra nell’amministrare il vantaggio. E’ bastato un lampo e si è andati ai supplementari: forse i rigori sarebbero stati l’epilogo più giusto e bello, ma a conti fatti ci può stare che questo gruppo giovane e nuovo si sia inchinato a uno squadrone di categoria. Pazienza: sarà per l’anno prossimo.



La vittoria è meritata: i bianconeri hanno creato di più, sono stati più intraprendenti, hanno fatto meglio le piccole cose. Però, hanno sofferto e rischiato di portare ai rigori una partita che poteva essere chiusa ben prima. Forse Conte ha trasmesso la malattia della prima squadra: a volte i ragazzi di Barone si siedono e non convertono in gol le occasioni che creano, sparendo ai 16 metri. Con gente come Schiavone e Beltrame però viene tutto più facile. La quarta Coppa Italia è in bacheca: un’altra stagione con almeno un trofeo.

Dirige bene, anche lasciando correre dove e quando può. Giusto il rigore, ma nei supplementari perde la bussola: espelle Gerbaudo reo di esultare sul gol (così si è capito), con eccesso di zelo ammonisce per la seconda volta Mattiello, poi si inventa quattro minuti di recupero sui 15 di tempo supplementare (un capolavoro). Voleva regalarci un finale al cardiopalma? Non ci è riuscito.



Due uscite ottime al limite dell’area a fermare i bianconeri lanciati a rete, sempre attento e reattivo tra i pali, incolpevole sui due gol.

Incontenibile, ara la fascia come se non ci fosse un domani e semina avversari per 120 minuti. Dove trovi il fiato non si sa. Partitone.

Dicono sia il nuovo Cannavaro, e qui Fabio lo hanno visto crescere: anche stasera si conferma, ma è poco reattivo: Beltrame e Mattiello lo lasciano sul posto, e arrivano due gol.

E’ l’unico dei big a non aver riposato in campionato: eppure, non sembrava. Corre e randella (in senso buono) per tutta la partita, è l’ultimo a mollare.

Alter ego di Allegra sull’altra fascia, anche lui instancabile e sempre propositivo, bella lotta con Untersee. ()

Palma non stava bene, così Saurini ha puntato su di lui: scelta così e così, non ha inciso in mezzo dove alla fine si è risolta la partita.

( Dopo un paio di minuti prende un colpo e gioca il resto della gara con un turbante. Tra i più attivi del concitato finale)

Cresce alla distanza dopo un primo tempo in ombra: sporca mille passaggi, entra in ogni contrasto, distribuisce gioco. Pronto per i piani alti con più continuità.

Chiamato a una prova di spessore e qualità, si fa ammonire subito e non entra più in partita. Sostituito quando cominciava a crescere.

( Si è visto che non era al meglio, ma ha comunque dato tutto quello che aveva senza risparmiarsi. Con risultati limitati)

Un solo guizzo: numero da campione e assist per Novothny-gol. Peccato che per gli altri 119 minuti e 55 secondi non ne azzecchi pressochè una. Ai supplementari, però, l’ha mandata lui, e questo è un merito. Si scuote verso la fine, ma è troppo tardi.

Idem come sopra: non si vede mai, perde tutti i contrasti, ma sull’unico pallone minimamente giocabile ci mette la testa e regala l’extra time ai suoi.

Irritante: avrebbe mezzi tecnici infiniti, eppure si perde in numeretti che non c’entrano nulla con la fluidità del gioco. Un paio di spunti, poi scompare.

All. SAURINI 6,5 Aveva detto: comunque vada, sarà un successo. Aveva ragione: dicevano che il suo Napoli non fosse pronto per giocarsela contro questa Juventus, invece è andato a pochissimo dal costringerla ai rigori, e lì chissà come sarebbe andata. Si può giocare i playoff di campionato con grande fiducia.

Non può nulla sulla zuccata di Novothny, ci mette le solite sicurezze sulle uscite, poi è poco impegnato.

E’ lui a farsi macinare da Insigne in occasione del gol subito. Peccato: prima e dopo è stato il solito guerriero che sbaglia pochissimo. 

Monumentale. Non sbaglia un intervento, sia di piede o di testa, nel traffico o in uno contro uno. Soprattutto, ha una calma che solo in Islanda possono conoscere e coltivare, e tira anche le punizioni discretamente. Conte cerca un difensore? Eccolo. 

Emerge alla distanza, ma valeva la pena aspettare: si trasforma in un gladiatore che azzanna tutti e non molla mai. A volte esagera anche in irruenza: deve limitarsi, ma la strada è quella giusta.

Inizio timido, poi ci prende gusto e ingaggia una battaglia fisica con Nicolao che sostanzialmente finisce pari. Bravo a tenere botta, peccato quel tap-in divorato in avvio.

La mossa di Baroni che ha lasciato fuori Gerbaudo non si capiva; altri domande sono emerse nel vedere all’opera il lituano, che ha toccato forse tre palloni in meno di un’ora.

( Meno brillante rispetto all’andata, però il suo dinamismo è tutt’altra cosa, tanto che il Napoli indietreggia e in un minuto arriva l’azione del rigore. L’espulsione diretta è incomprensibile, pertanto il giudizio è sospeso)

Finchè regge, tiene in mano la squadra con una regia sapiente e illuminata. Non è Pirlo, ma studia alla stessa scuola anche se deve imparare a dare più ritmo. 

( Entra, e la squadra prende gol dopo tre minuti. Forse si sente in colpa, perchè spara un missile che centra la traversa interna appena prima dei supplementari. Poi lotta come un leone recuperando centomila palloni.

Calato alla distanza, ma per almeno un’ora ha dato ritmo e velocità, aiutando Schiavone e scaldando anche le mani a Crispino con un tiro da fuori.

L’eroe che non ti aspetti: sembrava fuori partita, e invece uscito Padovan si prende responsabilità e sale di tono, fino alla cavalcata che vale la Coppa Italia. Espulso nel finale per doppia ammonizione.

Che sia di classe superiore l’abbiamo detto, ma stasera non aveva convinto. Fino al 56′ minuto: progressione da urlo, e rigore procurato. Poi è un po’ sparito, ma con la palla tra i piedi a questi livelli può fare tutto.

Guadagna la sufficienza solo perchè battere un rigore al San Paolo in un momento così richiede freddezza, e lo fa benissimo. Però tocca pochi palloni, e si dimostra nervoso oltremodo: già ammonito, fa bene Baroni a toglierlo.

( Entra per proteggere la vittoria, si ritrova a giocare un supplementare: finisce che è uno dei più vivi della squadra, dando e prendendo botte)

All. BARONI 7 E’ alla seconda stagione a Vinovo: si è già preso un Torneo di Viareggio e una Coppa Italia, di cui ha giocato un’altra finale. E’ già alle Final Eight di campionato e ha creato un’ottima squadra: di vittorie se ne intende, da calciatore segnò il gol decisivo per lo scudetto del Napoli. Non ha perso il vizio: chapeau.

 

(Claudio Franceschini)

 

Marcatori: 57′ rig. Padovan (J), 88′ Novothny (N), 107′ Mattiello (J)

Crispino; Allegra, Celiento, Lasicki, Nicolao (115′ Barone); Palmiero (76′ Scielzo), Radosevic, Fornito (66′ Palma); R. Insigne, Novothny, Tutino. All. Saurini

Branescu; Rugani, Magnusson, Pol Garcia; Untersee, Slivka (55′ Gerbaudo), Schiavone (85′ Sakor), Kabashi, Mattiello; Beltrame, Padovan (74′ Cavion). All. Baroni

Arbitro: Saia

Ammoniti: Fornito (N), Kabashi (J), Padovan (J), Untersee (J), Celiento (N), Allegra (N), Mattiello (J)

Espulsi: Gerbaudo (J), Mattiello (J)