Rafael Benitez ha colpito ancora. Il “suo” (mai virgolette furono più obbligate) Chelsea ha battuto il Benfica regalandogli un altro successo ad interim. Nell’Europa League l’allenatore spagnolo trova anche il fax di ringraziamento e congedo dai Blues: dove allenerà l’anno prossimo? Si è parlato anche di Roma e Napoli, squadre alla ricerca di un domani. Quello di Rafa è certamente in panchina, ma probabilmente non in Italia. Perché? La rivincita di Benitez profuma di pazienza, quella opposta ai tifosi del Chelsea che da novembre lo sbeffeggiano per il suo passato (per sei anni è stato manager dei rivali del Liverpool). O forse perché è grasso, perché è il sergente Garçia e non Zorro. O forse perché è spagnolo e non portoghese. O forse perché è un gran signore, capace di fare i conti con situazioni sfavorevoli, e non uno stronzo. Ebbene quell’ingrediente -la pazienza- non trova un tetto nei quartieri alti della serie A. Piazze come Roma e Napoli trasudano d’angoscia, di speranza spasmodica verso le rispettive squadre che da tanti anni non vincono lo scudetto. Benitez è durato giusto il tempo di un autunno nella Milano dei Bauscia, quanto potrebbe essere benvenuto al Sud? Per attitudini gestionali lo spagnolo sembra più calzante alla Premier League, dove ti applaudono a prescindere se riconoscono in te una programmazione e una dedizione al lavoro (a parte i tifosi del Chelsea, allucinati come quelli dell’Inter dal fantasma di Mourinho-e come non capirli?). Qualità che non difettano a Rafa Benitez, che non sarà speciale ma nemmeno un inetto. Quando si permise di chiedere rinforzi a Moratti, suscitandone l’ira funesta, lo spagnolo subodorava le nefandezze odierne, ma anche in quel caso i fumi post-Mourinhani offuscarono la vista del presidente. Che oggi avrebbe bisogno di uno come Rafa, allenatore dal destino segnato. Ieri e forse anche domani. 



(Carlo Necchi)

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