Jury Chechi si conferma un personaggio eccezionale e nel momento del bisogno davvero non si tira indietro: una volta appreso che la sua prima palestra “Etruria” di Prato versava in gravi difficoltà economiche, il Signore degli Anelli si è mosso di prima persona. Ecco quindi che in questi giorni l’Olimpionico ha deciso di mettere all’asta tutti i suoi innumerevoli trofei, con prezzo di partenza fissato a 19,96 centesimi: un chiaro riferimento al 1996 anno del suo oro Olimpico alla manifestazione di Atlanta. L’obbiettivo è quello di raccogliere sufficienti fondi per risistemare l’impianto elettrico dell’impianto sportivo. Come ha affermato la presidente della Società Ginnastica Etruria Grazia Ciarlitto: “L’impianto di illuminazione deve essere rinnovato e tutta la struttura ha bisogno di un grosso intervento di manutenzione. Sapere che un campione come lui mette all’asta i suoi trofei per far allenare i ragazzi è importante”. Chechi certamente non poteva tirarsi indietro visto il profonde legame con la sua prima palestra e lo stesso ex ginnasta ha affermato: “In quella palestra ho vinto la mia prima coppa. Era il 1976, avevo sette anni e quella gara del campionato regionale la vinsi un po’ a sorpresa. Nemmeno i miei genitori vennero a vedermi”. Questa stessa coppa verrà messa all’asta ma ha già un acquirente, ovvero lo stesso Chechi.



JURI CHECHI: 200 TROFEI ALL’ASTA PER SALVARE LA PRIMA PALESTRA

L’asta per i trofei di Jury Chechi è stata fissata oggi alle ore 10,30 al Museo Pecci e di certo ci attendiamo un gran numero di appassionati, che daranno il loro grande contributo a questa bella causa. Tra riconoscimenti e medaglie (non saranno però battute le medaglie olimpiche e mondiali) sono state messe in asta più di 200 trofei tra cui anche le coppe dei campionati del mondo del 1994 e 1995. Un’iniziativa quindi in grande stile, dettata solo dalla riconoscenza dello stesso ex ginnasta per la palestra dove ha mosso i suoi primi passi. Riguardo proprio l’iniziativa poi lo stesso Chechi ha aggiunto in questi giorni: “Mi fa piacere dare una mano alla società: è una scelta affettiva, per ciò che quel luogo ha rappresentato per me come atleta, per la città di Prato e per la storia dello sport in generale”

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