Un rigore dato o non dato, un fuorigioco segnalato o meno, sono errori che succedono con frequenza estrema nel mondo del calcio. Tuttavia, nulla manda in ‘bestia’ giocatori, allenatori e presidenti come un goal fantasma.

Già, perchè togliere un goal realizzato è diverso da non assegnare un calcio di rigore: è proprio una sorta di detrazione arbitraria di un qualcosa di conquistato. E fa davvero male. Il goal “tolto” a Brocchi della Lazio domenica contro il Napoli, ha fatto sì che tornasse d’attualità proprio il solito dibattito sui goal fantasma e sui rimedi possibili per evitarne la proliferazione. Tenendo conto soltanto della stagione in corso, ricorda oggi ‘La Gazzetta dello Sport’, in 23 casi ci sono stati goal/non goal più che dubbi. Il fatto che spesso e volentieri le terne arbitrali – è giusto riconoscerlo – abbiano valutato nel modo esatto, non risolve il problema. Ieri anche Maurizio Pistocchi, noto opinionista tv, ha ribadito in esclusiva per il Sussidiario.net, la sua idea di affidare la moviola al quarto uomo.



In Italia tutti, pian piano, si stanno dicendo favorevoli all’utilizzo della tecnologia o dei giudici di porta, compresi i vertici arbitrali sempre tra i più scettici solitamente. Lo stesso Stefano Braschi, destignatore arbitrale, si è schierato in favore della tecnologia: “Quando la palla entra di qualche centimetro è impossibile per assistente e arbitro vederla. Siamo umani e non macchine. Nel dubbio, l’indicazione è di non intervenire. Ma se vogliamo la perfezione si deve aprire alla tecnologia. Sul gol fantasma sono favorevole”.



Per l’arbitro è impossibile vedere, dice Braschi. Il che lascia pensare che spesso e volentieri ci si affidi ad intuito e “fortuna”. Componenti troppo vaghe per poter decidere le sorti di campionati che coinvolgono milioni di tifosi, appassionati ed investitori.

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