Manca poco a Roma-Lazio. Domenica alle 15 andrà in scena il secondo atto stagionale del derby capitolino. All’andata si imposero i biancocelesti in rimonta e all’ultimo minuto: i tifosi della Lazio sognano il bis che ripagherebbe, magari solo parzialmente, la striscia negativa di quattro sconfitte nelle stagioni scorse. Il problema Reja sembra rientrato e, nonostante l’eliminazione in Europa League, il gruppo sembra unito alla ricerca del terzo posto che significherebbe qualificazione alla prossima Champions League. Ieri Aldair ci ha raccontato la sfida dal punto di vista della Roma (leggi qui l’intervista): stavolta è il turno della Lazio, per la quale abbiamo contattato telefonicamente Fenando Orsi, portiere della Lazio per ben dodici stagioni (in due periodi di tempo) e successivamente allenatore dei portieri e vice di Roberto Mancini. Ecco l’intervista rilasciata in esclusiva a ilsussidiario.net: 



Orsi, la Lazio ha 7 punti in più della Roma e gioca “tecnicamente” fuori casa: può bastare un pareggio, o queste partite le vuoi sempre vincere? Che Lazio si aspetta?

Ci sono state squadre che hanno pressato la Roma, l’hanno attaccata e hanno vinto; ci sono state squadre che hanno l’hanno aspettata, e ugualmente hanno vinto. L’importante è non aspettare troppo la Roma ed essere corti tra i reparti, e poi cercare di ripartire; penso che possa essere quella la chiave di volta. Poi è logico che se la Roma trova la giornata eccezionale… loro hanno comunque grandi palleggiatori.



Cosa deve temere di più la Lazio?

Deve stare molto attenta ai tagli degli attaccanti, e soprattutto rimanere molto equilibrata e non allungarsi.

Secondo lei l’assenza di Lulic peserà, o il rientro di Mauri la compensa?

Sono due giocatori diversi: Lulic è un po’ il collante tra la difesa e l’attacco, ha polmoni da grande corsa e finora ha fatto molto bene, ha tempi d’inserimento e sarà un’assenza importante; ma quello di Mauri è un rientro altrettanto importante, perchè può dare la grande esperienza che ha sempre dato in questi anni.

Per quanto riguarda Reja: quanto è difficile, se lo è, lavorare con un allenatore che si era dimesso e che, in un certo modo, aveva abbandonato la barca?



Mah, fino ad ora mi è sembrato che la squadra sia sempre rimasta molto attaccata al’allenatore; anzi, secondo me le dimissioni sono rientrate proprio perchè la squadra è andata dall’allenatore e gli ha chiesto di rimanere. Quindi, mi sembra che squadra e allenatore siano su un binario unico.
La squadra ha sempre dimostrato grande carattere, grande personalità e grande voglia di vincere, anche in situazioni di emergenza, perchè questa è una stagione in cui si sono fatti male sei, sette, otto giocatori per volta e la Lazio non ha mai potuto schierare la formazione migliore. Quindi, secondo me, la forza di questa squadra è proprio l’unione tra l’allenatore e il gruppo.

Secondo lei il mercato di gennaio poteva essere gestito meglio o è stato comunque fatto il massimo possibile?

Non lo so, sicuramente l’allenatore si aspettava di più; però adesso è inutile parlare di quello che è stato e che non sarà mai più; adesso la Lazio è questa e bisogna fare di necessità virtù, sperando che rientrino gli infortunati e cercando di “scavallare” la partita di domenica che, secondo me, è un crocevia importante.

In dodici stagioni alla Lazio ha giocato e assistito come vice allenatore a tanti derby: cosa si ricorda di quelle partite? Il momento più bello e quello più brutto?

Il più bello è sicuramente l’esordio: quando esordisci in un derby nella tua città hai raggiunto il massimo, quello per cui hai sognato una vita. Il più brutto, senza dubbio, quella volta che ero in panchina (era vice di Mancini: 21 marzo 2004, ndr) e hanno interrotto la partita, sono entrati in campo in tifosi a interrompere: è stata una pagina davvero amara e brutta.

In conclusione: un suo pronostico?

Guarda, spero innanzitutto che trionfi il bel calcio. Sono due squadre che giocano bene a calcio e l’hanno dimostrato; è ovvio poi che il mio cuore è biancazzurro, quindi è indubbio che spero che la Lazio possa fare meglio e vincere.

 

(Claudio Franceschini)