Alexander Zverev è il vincitore delle Atp Finals 2018: il successo ottenuto nella finale di Londra, dove ha battuto Novak Djokovic con il risultato di 6-4 6-3 (clicca qui per il racconto della partita), ha contribuito a ripuntare i riflettori su un giocatore del quale si era già ampiamente parlato negli anni scorsi. Dall’esordio nel circuito Atp con la nomea del predestinato (del resto era stato numero 1 juniores, giocando le finali di Roland Garros, Us Open e Orange Bowl per poi vincere gli Australian Open) ai primi trionfi da professionista: agli Internazionali d’Italia Zverev ha infilato il primo Master 1000, diventando il più giovane a mettere le mani su un titolo di questa categoria da 10 anni, ovvero da quando Djokovic (battuto in finale a Roma) si era preso Miami. In seguito Sasha, tedesco nato ad Amburgo ma con genitori russi, ha spopolato: oltre ad aver raggiunto la terza posizione mondiale, ha vinto i Master 1000 di Montréal (battendo Roger Federer) e Madrid (contro Dominic Thiem), dimostrando di poter essere devastante sulla terra rossa tanto quanto su superficie dura, dove la potenza e la precisione del suo servizio, unite all’altezza, ne fanno un grande giocatore. Vincendo alle Atp Finals 2018, Zverev è diventato il primo tedesco a riuscire nell’impresa dai tempi di Boris Becker (1995); adesso punta con decisione alla prima posizione nel ranking Atp, ancora nettamente distante, ma soprattutto a fare strada negli Slam.
LA CARRIERA DI ALEXANDER ZVEREV
Come già dicevamo in passato, Alexander Zverev deve ancora svoltare nei Major: fino a questo momento della carriera ha raggiunto i quarti al Roland Garros (quest’anno) e certo non si tratta di un dato brillante per un giocatore che può diventare numero 1 e già oggi è fortissimo. In compenso, ha messo in bacheca 10 titoli Atp: i quattro che abbiamo ricordato, poi i due 500 di Washington – dove si è ripetuto tra 2017 e 2018 – e anche i 250 di San Pietroburgo, Montpellier e Monaco di Baviera (due volte). Alla sua età Roger Federer, eterno termine di paragone per i tennisti di questa generazione, aveva vinto quattro titoli e doveva ancora fare i conti con Slam, Master 1000 (aveva giocato la finale a Miami) e Atp Finals; da questo punto di vista Sasha Zverev è in anticipo di un anno (lo svizzero ha iniziato la sua grande marcia nel 2003, quando ha compiuto i 22 anni), ma è un discorso che lascia il tempo che trova. Se vogliamo la curiosità è che, nonostante abbia avuto nel fratello maggiore Mischa (già nella Top 30, nel 2017 sconfisse l’allora numero 1 Andy Murray a Melbourne) un esempio da seguire (oltre a quello del padre, che ha giocato la Coppa Davis per l’Unione Sovietica), Alexander ha sviluppato un gioco diametralmente opposto al suo; vero è anche che, pur amando dominare gli scambi da fondo campo, Sasha rappresenta un tipo di giocatore nuovo avendo leve infinite che gli permettono di sprintare a rete e chiudere colpi ravvicinati. Ha sempre affermato di essere un amante del basket, lo sport che avrebbe scelto se non fosse diventato un tennista; amante della NBA, ha nei Miami Heat la sua squadra preferita e in Dwyane Wade quello che possiamo considerare un idolo. Oggi, tuttavia, è lui stesso il mito o comunque l’esempio per tanti ragazzini, tedeschi e non solo, che si approcciano al tennis e possono sognare di emulare i suoi successi. Quelli di oggi e, probabilmente, i tanti futuri.