Con il tornado calcioscommesse tornato tristemente d’attualità in queste ore, torna alla mente il caso di Marco Paoloni, ex portiere di Cremonese e Benevento che venne radiato dalla Federazione, poi assolto dalla giustizia penale nel 2019 dopo aver scommesso pesantemente. Oggi il Corriere della Sera ha intervistato l’ex calciatore che finì addirittura in carcere con accuse pesantissime, aver messo un sonnifero nelle bottigliette d’acqua dei compagni alla Cremonese durante l’intervallo di un match, per condizionare il risultato di quella partita, circostanza poi rivelatosi totalmente infondata. «Ero compulsivo, giocavo su tutto: poker online, tennis, basket, anche serie A e Coppe europee. Ma non mi sono mai venduto una partita, mai!», racconta Marco Paoloni che aggiunge: «Era diventata una dipendenza. Per me dietro c’era un discorso di adrenalina e di libertà, ma questo l’ho capito dopo esserne uscito. Ero giovanissimo, non mi mancava nulla e mi sentivo onnipotente. In campo avevo quell’ansia da prestazione che era pura adrenalina. Fuori cercavo la stessa scossa, ma ero limitato dalla mia ex moglie che mi controllava dappertutto, anche in bagno. Nelle scommesse ritrovavo quella sensazione ed era un mondo tutto mio, bastava un clic, nessuno mi vedeva… Non era dunque tanto una questione di denaro. Solo chi si vende le partite lo fa per questo. Il fatto è che non mi sono reso conto di aver superato il limite. Ero arrivato a stare sveglio di notte e il divertimento si è così trasformato in malattia. Ero diventato ludopatico».



Marco Paoloni parla di un fenomeno molto diffuso: «Soprattutto fra i giocatori ma talvolta lo facevano anche i vertici delle società. Per loro era però diverso. Loro non erano malati. Cercavano solo di far quadrare i conti delle società. Parlo della mia epoca, ma penso che le cose non siano cambiate molto. Quella delle scommesse è una giostra di soldi che fa comodo a tutti». Il giornalista del Corriere della Sera fa notare come i giovani calciatori di oggi abbiano tutto, ma Paoloni ribatte: «La malattia non guarda in faccia nessuno».



CALCIOSCOMMESSE, PAOLONI: “NON SAPEVO CHE DIETRO C’ERA LA MALAVITA”

Quindi racconta: «In tre anni ho perso circa 600 mila euro e ne prendevo 200 mila all’anno di stipendio. Ho iniziato ad Ascoli con un compagno di squadra che mi fece vedere un sito, un po’ come Fagioli con Tonali. Io non lo sapevo ma dietro c’era la malavita, tutto partiva da Singapore». Sulla sua vicenda giudiziaria sottolinea: «Radiato senza aver subito condanne. Ho smesso di giocare a 27 anni, quando è arrivata l’assoluzione ne avevo 39 ed ero troppo vecchio per rientrare. Il mio caso dovrebbe insegnare prudenza perché si rischia di rovinare carriere e famiglie per poi magari scoprire che c’è poco o nulla. Mi sento vicino a questi ragazzi, dico una sola cosa: fatevi subito aiutare».



Marco Paoloni è stato curato da «Specialisti. La psicologa mi disse: “Non so come tu non ti sia suicidato”. Avevo perso lavoro e famiglia, è stata dura. Ho fatto un lungo percorso. Sono passato dallo stato di compulsione al divertimento, giocando una volta ogni tanto. Ma ci sono voluti anni». Ora Paoloni allena i portieri privatamente: «In giugno sono stato però squalificato dalla Federazione per cinque mesi per una sciocchezza. Portavo i ragazzi ai provini senza essere iscritto al registro degli agenti. Dopo otto anni d’inferno ho subito anche questa». Quindi l’ex portiere di Cremonese e Benevento concludo: «Ho buttato all’aria tutto. Chi ha messo il sonnifero? Io dico nessuno».