AUTONOMIA, DOPO L’INTERVENTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE COSA PUÒ CAMBIARE: PARLA CALDEROLI

I “consigli” della Corte Costituzionale sulla legge dell’Autonomia differenziata verranno ascoltati dal Governo, ma dopo il “consiglio” spassionato del Ministro Calderoli alle opposizioni è quella di non proseguire con richieste e polemiche verso i Referendum: lo ha spiegato lo stesso titolare della legge approvata dal Governo Meloni prima dell’estate, confermata dalla Consulta con però una parziale bocciatura di 7 punti chiave illustrati dall’anticipo della sentenza emerso la scorsa settimana. Intervistato da “La Repubblica” il Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie ha manifestato tutto il disappunto per chi in questi giorni ha definito la legge dell’Autonomia come “bocciata” dalla Corte, quando nei fatti ciò non è affatto successo.



«Io ho arato un campo incolto e se la Corte mi dà suggerimenti, sono contento», spiega il Ministro Roberto Calderoli, aggiungendo come sia stato il Centrosinistra a chiedere l’esame costituzionale sull’Autonomia differenziata, ergo «se ora applichiamo i suggerimenti costituzionali, nessuno deve più rompermi gli zebedei». La legge dunque proseguirà, sarà modificata ma non viene cancellata come fu a suo tempo il famoso “Porcellum” (la legge elettorale così definita dallo stesso Ministro Calderoli, ndr): le intese con le Regioni proseguono sulle materie “non Lep” e poi si aggiungeranno quelle sui Livelli Essenziali di Prestazione non appena il Ministero provvederò alle modifiche richieste.



Rispondendo ancora direttamente alle opposizioni, Calderoli manifesta pieno rispetto per le prescrizioni dei giudici in Consulta e non vuole aggiungere ulteriori polemiche con la magistratura (visto il periodo “delicato” su altri temi, come per i migranti in Albania), mentre ritiene che la sinistra debba ora attenersi a votare le modifiche obbligate dalla Corte Costituzionale, «nessuno può più rompere gli zebedei». Chiaro e netto come di consueto Calderoli che sempre a “Repubblica” sottolinea il dispiacere per le puntualizzazioni fatte sulla sua legge, ma aggiungendo la fierezza di essere riuscito a farla approvare in Parlamento (e senza bocciatura definitiva della Consulta).



MINISTRO CALDEROLI: “REFERENDUM AUTONOMIA DIFFERENZIATA SARÀ INAMMISSIBILE”

Calderoli ammette di essersi mosso seguendo una prassi consolidata nelle norme sull’Autonomia differenziata che funzionava in passato, con il terreno “ignoto” dei LEP su cui la Consulta ha avuto da ridire: in particolare, è stato seguito l’iter dei passati DPCM, strumento però ora ritenuto inidoneo per accordarsi sulle materie da rendere “autonome” a livello regionale. Resta da capire se servirà una nuova legge del Parlamento o una legge delega, ma resta che l’Autonomia differenziata non si ferma secondo il Ministro Calderoli.

Non è stata abbattuta, in quanto su 11 articoli e 45 commi – di cui 43 contestate dalle Regioni del Centrosinistra – sono solo 7 i motivi sui 60 complessivi ad essere stati accusati di incostituzionalità dalla sentenza in arrivo della Corte: l’impianto dell’Autonomia regge in sostanza, con i LEP che saranno al centro di una legge delega ad hoc, mentre saranno aggiunti emendamenti per il resto delle puntualizzazioni. Entro fine 2025 l’impianto generale della legge sarà pronta per essere richiesta tranquillamente dalle Regioni che lo ritengono necessario, non più con le intere materie da devolvere ma con le “funzioni” come richiesto dalla Consulta.

Ultimo ma non meno importante, il referendum richiesto da sinistra contro l’Autonomia differenziata che entro metà dicembre riceverà il via libera o meno dalla sentenza della Cassazione: con le modifiche richieste dalla Corte, come ha detto il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, andrebbe da sé che il referendum venga archiviato in quanto non si tratterà più della medesima legge. Secondo il collega Calderoli non bisogna avere paura dei referendum, detto ciò non crede sarà ammissibile dopo l’intervento della Consulta: «Non ritengo poi che possa raggiungere il quorum e quindi trasformarsi in un rischio per la nostra riforma».