CALDEROLI: “REFERENDUM SERVE. NOZZE CON FORZA ITALIA? HO GIÀ MOGLIE”
Roberto Calderoli l’aveva chiamata “congiura del silenzio” qualche giorno fa in riferimento allo scenario politico che si avvicina a grandi passi al voto per il Referendum della Giustizia il prossimo 12 giugno: nell’intervista odierna a “La Verità”, il senatore della Lega conferma il suo giudizio e timore circa il voto ancora non molto “conosciuto” a livello pubblico.
«Con i referendum si inizia a riformare la giustizia, poi al Governo completeremo l’opera», si dice certo l’ideatore dei 5 quesiti sulla giustizia, assieme ai tecnici dei Radicali. Nel pieno delle forti incomprensioni interne al Centrodestra, viene chiesto “bruciapelo” a Calderoli se il “matrimonio” tra Forza Italia e Lega sia davvero imminente: «ho già una moglie. Mi risparmierei un altro matrimonio», spiega l’ex Ministro. Anni dopo quel particolare “fuoriprogramma” delle 400mila leggi incendiate con un lanciafiamme, Calderoli riconferma la necessità anche oggi di “smaltire” l’eccessivo impianto di leggi e commi che infoltiscono la Cosa Pubblica.
“ABOLIRE LE LEGGI CON LANCIAFIAMME”: PARLA ROBERTO CALDEROLI
«Il problema non è quante leggi. Una legge di bilancio fatta di un solo articolo con più di 1.000 commi teoricamente è una sola legge. Il mio suggerimento è rifare una nuova legge delega che abbia però potere di intervenire a 360 gradi. Dovunque ci sia da disboscare si prende il lanciafiamme», spiega ancora Calderoli a “La Verità”, ribadendo l’impegno di usare anche oggi quel “lanciafiamme” anti-leggi “inutili”.
Tra un attacco ai magistrati e uno alla politica – «sciopero giudici? Dicono di aver scioperato contro la riforma Cartabia che era una “carezza”. Io penso che in realtà fosse contro i referendum. Ma se non vi partecipano neppure loro?» – il senatore della Lega punta tutto sulla possibilità che i referendum del 12 giugno possano vedere raggiunto il quorum minimo: «Del referendum si parla per di- re che non si raggiunge il quorum. Una sola giornata di voto a giugno non aiuta. Ciononostante, un 30% dice che voterà a 20 giorni dal voto. Se lavoriamo bene ce la facciamo».