“AUTONOMIA E PREMIERATO APPROVATE ENTRO LA LEGISLATURA”: PARLA IL MINISTRO CALDEROLI

L’approvazione in Consiglio dei Ministri lo scorso venerdì del ddl sull’elezione diretta del Presidente del Consiglio – la riforma del Premierato messa a punto dalla Ministra Casellati e dal consigliere giuridico di Palazzo Chigi, professor Francesco Saverio Marini – andrà di pari passo con quella dell’Autonomia differenziata, parola del Ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli. Intervistato dal “Corriere della Sera”, lo storico esperto di riforme nella Lega sottolinea quanto già spiegato dalla Premier Meloni in conferenza stampa post-CdM: «l’Autonomia differenziata va di pari passo con il Premierato, sono due punti programmatici del Governo e si devono fare».



In termini di tempistica non è detto cosa verrà approvato prima, anche perché perché dopo l’Autonomia ci sarà il passaggio di consegne alle Regioni mentre con il Premierato occorrerà poi cambiare la legge elettorale: «ma entro la legislatura le riforme saranno compiute», garantisce Calderoli. Aggiornando poi lo status dei lavori sulla riforma tanto cara alla Lega, il Ministro delle Autonomie informa che proprio venerdì – «nonostante i gufi», afferma – è giunta la relazione finale della commissione per i LEP presieduta da Sabino Cassese.



CALDEROLI: “TUTTI GUARDANO AL PREMIER MA È SUL GOVERNO DI LEGISLATURA LA POLPA DELLA RIFORMA PREMIERATO”

In merito invece alla riforma del Premierato di cui ancora molto si discute, specie sui temi “caldi” dei poteri del Colle e della norma anti-ribaltone, il Ministro Calderoli conferma il pieno accordo avuto in CdM senza volontà di modificare il testo, anche se ovviamente l’intero Governo è aperto a trovare soluzioni anche con le opposizioni per raggiungere quei due terzi dell’Aula necessari per evitare il referendum. «Tutti si concentrano sulla figura del premier. Ma il punto è il governo di legislatura. Un governo solo che per cinque anni si confronta con l’estero, con l’Europa, con i governatori. La polpa è li», spiega sempre Calderoli al “Corriere”.



Il titolare degli Affari Regionali riconosce che questa riforma costituzionale potrà avere maggior successo delle due precedenti – la sua negli anni Duemila e quella di Renzi -, «stavolta le modifiche sono circoscritte. E semplici. Le precedenti, invece, riscrivevano parti importanti della Carta. Forse perché la materia era troppo vasta, forse perché alcuni argomenti dei 20 affrontati non erano condivisi, è andata come è andata. Ma oggi sono convinto che il popolo darà il consenso. Che è la cosa più importante». Calderoli è infatti convinto che sarà praticamente impossibile trovare i due terzi del Parlamento concordi sulla riforma del Premierato, perciò si dovrà andare a Referendum dove però si attende un risultato molto positivo: «i due terzi non si raggiungeranno mai. Il confronto è con le opposizioni che, prima ancora di leggere il testo, hanno annunciato i comitati del no. Ho appena fatto le vaccinazioni, non ne faro’ una malattia. Ed e’ giusto che decida il popolo». Elettori che potrebbero questa volta essere sulla stessa linea d’onda della riforma, perché – aggiunge Calderoli – «l’articolo 1 della Costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo. E qui si attua un punto cruciale: chi governa e’ scelto dal popolo. Che può sbagliare, ma è la democrazia».

Il Ministro leghista conferma come Meloni che non vi è affatto un potere limitato del Colle nella nuova riforma, in quanto potrà scegliere il successore, purché in Parlamento e tra gli eletti in una lista collegata al presidente, oltre al fatto che continuerà a nominare i ministri. Di contro, il Premier sarà diverso dal “sindaco d’Italia” ipotizzato dalla riforma renziana: «Con il sindaco d’Italia poteva succedere: o così, o tutti a casa. Con la possibilità di un cambio durante la legislatura, il potere di ricatto mi pare molto attenuato. Se sbagli il primo premier – conclude -, ci può stare. Ma se ne sbagli due… allora sì: vai a casa».