Tra le proposte che la Lega sta studiando c’è il governatorato, un presidente del Consiglio eletto direttamente, sul modello delle Regioni. La conferma arriva anche da Roberto Calderoli, ministro degli Affari regionali, che a Repubblica parla di un capo del governo «eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere». Quindi, il principio del premier eletto va controbilanciato dal ruolo del Parlamento, motivo per il quale andrebbe introdotta la cosiddetta “fiducia costruttiva“, «ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier, ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari».
Nel programma di governo c’è però anche l’elezione diretta del presidente della Repubblica, su cui Calderoli nutre qualche dubbio. «Se in Italia ci fosse l’elezione diretta, il capo dello Stato diventerebbe una figura politica, non più super partes, che è il ruolo perfettamente incarnato da Sergio Mattarella». Perciò, ora la riflessione riguarda «modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta». Una cosa è certa per Roberto Calderoli: «Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata». Anche perché sull’autonomia è pronto a sacrificare la sua carriera politica. «Se si arenasse, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi».
CALDEROLI: I “BINARI” PER L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Le riforme costituzionali non rappresentano, dunque, per Roberto Calderoli un ostacolo all’autonomia differenziata. «Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Non sono in concorrenza», assicura il ministro a Repubblica. Se le prime servono a rafforzare i poteri del governo, l’altra rafforza quelli delle Regioni. Così come non c’è competizione tra lui e la ministra Casellati: «Stiamo costruendo insieme la parte delle riforme costituzionali. Ma l’autonomia differenziata non è una riforma costituzionale bensì l’attuazione della Costituzione in vigore». Questo vuol dire che vanno percorsi tre binari: uno riguarda i Livelli essenziali di assistenza (Lea), «che colpevolmente dalla riforma del centrosinistra del Titolo V del 2001 nessuno ha mai scritto»; l’altro riguarda la legge di attuazione dell’autonomia, attesa entro fine anno; infine, la negoziazione delle intese tra Stato e Regioni dal 2024.
Per Calderoli, l’autonomia «non si sta arenando affatto» e «rallentamenti in commissione parlamentare non ne vedo». L’intervista è anche l’occasione per il ministro di difendere la maggioranza: «Non è attaccabile sulla Rai, soprattutto da una sinistra che ha fatto carne di porco con le lottizzazioni del servizio radiotelevisivo». Sale sulle barricate anche per quanto riguarda le accuse di deriva autoritaria del governo: «Ci saranno state in passato! E sono d’accordo con Salvini. Per quello che hanno detto e fatto pagati dalla Rai, è giustificato l’addio di Fazio e Littizzetto». Infine, nega insofferenze della Lega nel governo e sulla legge elettorale precisa: «Se me lo chiedono, ho in testa come potrebbe essere, ma non ci tengo ad occuparmene. Comunque prima viene la riforma costituzionale».