IL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA POTREBBE NON ESSERE COSTITUZIONALE: L’ACCUSA DEL MINISTRO CALDEROLI

Sebbene comprendendo l’intento legittimo e politico di presentare un referendum abrogativo contro una legge che non si condivide, il Ministro Roberto Calderoli giudica come potenzialmente incostituzionale il referendum contro la legge dell’Autonomia differenziata organizzato da opposizioni e diverse Regioni del Sud-Italia. Intervistato da “Affari Italiani” nei giorni in cui il conto delle firme raccolte (online e nelle piazze) sta raggiungendo quota 700 mila.



«Fermo restando che sono sempre a favore dei referendum, avendone presentati 30 o 40 in vita mia, credo che le regole debbano essere sempre applicate»: per l’ideatore della legge approvata in via definitiva lo scorso 19 giugno in Parlamento, ha senso discutere nel merito dei provvedimenti ma porre un referendum abrogativo perché l’impianto della norma sarebbe incostituzionale, ecco è affare alquanto diverso. «Non dovrebbe essere ammissibile il referendum abrogativo. Fermo restando che ovviamente deciderà la Corte Costituzionale», rileva il Ministro Calderoli in attesa che l’intervento della Consulta arrivi qualora fossero raccolte le firme necessarie. È lo stesso titolare del Ministero per gli Affari Regionali che riflette sulle similitudini tra questo referendum – approvato da Cgil, Pd, M5s, AVS e Italia Viva contro lo “Spacca Italia” – e quello presentato dallo stesso Calderoli contro la legge Fornero sulle pensioni. Secondo il Ministro, all’epoca la Consulta dichiarò illegittimo il referendum abrogativo presentato dalla Lega in quanto «disomogeneo ovvero con troppi contenuti», e anche perché era una legge collegata alla Manovra.



MOTIVI DI INAMMISSIBILITÀ: LA BATTAGLIA SUL REFERENDUM CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Secondo Calderoli dunque, la legge sull’Autonomia differenziata, anch’essa legata alla Legge di Bilancio e con materie molto complesse e disomogenee su più materie, non porrebbe la legittimità di un referendum abrogativo. Altri potenziali motivi di inammissibilità, rileva ancora il Ministro leghista ad “Affari Italiani”, sarebbero legati alla obbligatorietà costituzionale della legge nota come “Ddl Calderoli”: il riferimento è all’articolo 116 della Costituzione e ancora nella definizione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni) «secondo la lettera m del secondo comma dell’articolo 117 della Carta ma inattuato da 23 anni e più volte sollecitato nella sua definizione da parte della stessa Corte Costituzionale».



La stessa obbligatorietà si avrebbe poi anche per l’attuazione dell’articolo 119 della Carta, legato alla perequazione ordinaria e straordinaria oltre che al federalismo fiscale: insomma, conclude Calderoli, prima di poter parlare di referendum abrogativo da lanciare contro la legge del Governo Meloni, «aspettiamo anche che la parola passi alla Corte di Cassazione che dovrà verificare non solo il numero delle firme valide ma anche il relativo accompagnamento del certificato elettorale di ogni cittadino». La Corte dovrà stabilire poi se effettivamente i 5 Consigli Regionali (richiesti per legge) abbiano deliberato lo stesso testo referendario presentato, elemento che per dire ad oggi ancora non si è verificata appieno: concluso questo lungo iter di verifica, a quel punto – ricorda il Ministro Calderoli – spetterà tutto alla Corte Costituzionale ammettere o abrogare la richiesta di referendum.

Come ha poi spiegato in un’altra intervista a “Libero Quotidiano”, sempre il Ministro Calderoli, al di là del fatto che i quesiti posti dalla sinistra toccano una norma prevista dalla Costituzione, il problema resta sulle contestazioni politiche: «terrorizzano il Sud raccontando bugie sull’Autonomia». Il Governo metterà in atto da settembre l’operazione simil-trasparenza, con la diffusione dei numeri effettivi per capire chi spende male le risorse pubbliche.