Roberto Calderoli, Ministro per gli affari regionali e le autonomie, è tornato a parlare dell’autonomia differenziata sulle pagine del Corriere della Sera. Recentemente, infatti, è stata fatta circolare online “una sintesi ad hoc di un documento” sul quale il suo ufficio stava lavorando da tempo, una sintesi che lui ritiene “lettera politica di un organismo che dovrebbe essere tecnico”. Si trattava, insomma, di un documento ancora in fase preliminare, fatto di studi, calcoli e rilievi che erano ancora, secondo Calderoli, in parte incompleti, inesatti, frutto di supposizioni ed azzardi, che ha ottenuto il semplice (e dannoso) esito di confondere la popolazione ed anche i tecnici addetti ai lavori.



Calderoli: “Qualcuno vuole ostacolarmi”

Ma d’altro canto, Roberto Calderoli ha le idee chiare e afferma senza troppi problemi che gli “pare abbastanza evidente” che qualcuno stia cercando di ostacolarlo scientemente. “Quella sintesi”, spiega infatti, “mi sembra politica, non certo tecnica“. Sui colpevoli, invece, i dubbi sono ancora molti, anche se al Corriere spiega che “vero avversari non tanto nel mezzogiorno, che pure non ha ancora capito le straordinarie potenzialità dell’Autonomia, quanto nel centralismo romano che ha tutto l’interesse a non toccare nulla”.



“È pieno di funzionari pubblici“, spiega ancora Calderoli, “con interessi da difendere” e che trarrebbero beneficio “dal lasciare intatto un sistema che garantisce chi trae benefici dal perpetrarsi dello status quo”. Ritiene, inoltre, che non sia “questione di destra o sinistra”, ma cerca di spiegare il suo punto con una battuta, “i governi e le legislature passano, i funzionari restano”. Insomma, a conti fatti secondo il ministro qualcuno starebbe cerando di screditare il suo lavoro, sollevando ulteriormente “il polverone di chi si oppone al cambiamento“. Dal conto suo, Calderoli sostiene che “i dossier li vorrei discutere solo in Parlamento” trovando “delle soluzioni [ai problemi] che tengano conto degli equilibri”. E chiude il ragionamento sull’autonomia con un monito, “alla fine, il Parlamento è sovrano. Quella è la sede dove si voterà. E la voteranno deputati e senatori eletti dai cittadini, non funzionari di questo o quell’organismo”.

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