Con la fine del Reddito di cittadinanza si apre una nuova era: finiscono i sussidi a pioggia, iniziano i «sostegni concreti affinché i cittadini possano integrarsi nel mondo del lavoro». A dichiararlo è Marina Calderone, ministro del Lavoro, che traccia al Sole 24 Ore un bilancio delle misure avviate, confermano che la riduzione strutturale del costo del lavoro è un obiettivo di legislatura. Più che di cambiamento d’approccio, la ministra parla di rivoluzione culturale. Le nuove misure «segnano l’attenzione dello Stato alle situazioni di fragilità e ai nuclei familiari». Visto che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, non sui sussidi, il compito dello Stato è quello di «creare le condizioni perché i cittadini possano integrarsi nel mondo del lavoro indipendentemente da età, genere o provenienza territoriale; mentre chi ha oggettivo bisogno va sostenuto».



Calderone punta anche ad un dialogo tra banche dati pubbliche e private. Il Reddito di cittadinanza è stato sostituito dall’Assegno di inclusioneAbbiamo già ricevuto oltre 400mila domande. Con questo ritmo di domande riteniamo possibile centrare il target di iscritti (737.400 famiglie) nella prima decade gennaio». Per quanto riguarda i pagamenti, l’obiettivo secondo Calderone è «velocizzare tutti i processi di controllo e approvazione». Le strutture sono attive, quindi «chi avrà sottoscritto il Pad (Patto di attivazione digitale) entro il 31 gennaio 2024 si vedrà riconosciuto l’assegno a decorrere da gennaio per 18 mesi, di volta in volta prorogabili per un anno con un mese di sospensione, sempre che ne ricorrono i presupposti. I primi pagamenti saranno a fine mese per chi avrà concluso la procedura in dicembre».



FINE REDDITO DI CITTADINANZA: ORA ASSEGNO DI INCLUSIONE

Ma stando ad uno studio di Bankitalia, circa 900mila famiglie in meno rispetto al Reddito di cittadinanza prenderanno l’Assegno di inclusione, consentendo al governo di risparmiare 1,7 miliardi all’anno. Ma per Marina Calderone non sono i nuovi esodati: «È fuorviante concentrarsi solo sull’ampiezza delle platee». Al Sole 24 Ore spiega che «bisogna sottrarre chi nel frattempo ha trovato un’occupazione e chi ha perso il diritto per mancanza dei requisiti». Ma c’è un’altra considerazione da fare per la ministra del Lavoro: «I sussidi a pioggia non hanno prodotto lavoro né contribuito a diminuire la povertà assoluta, che anzi è cresciuta. Inoltre, soltanto il 20% degli ex percettori di Rdc in condizione di occupabilità ha chiesto l’ammissione alla Piattaforma per il Supporto per la Formazione e il Lavoro che ha avuto finora 120mila domande, di cui solo 60mila provengono da percettori di Rdc». Il governo non ha lasciato indietro chi ha bisogno, ma diviso le platee, tra occupabili e non.



«La nostra filosofia è aiutare chi ha bisogno senza che il sussidio si trasformi in condanna a permanere nello stato di “esclusione” dal lavoro, e aiutare invece chi è attivo e occupabile a far combaciare le proprie competenze, o a formarsene di nuove, per entrare nel mercato del lavoro reale». Per quanto concerne invece il Supporto alla formazione al lavoro (Sfl), il primo bilancio è di 150mila offerte di lavoro da settembre, oltre 700mila posti per i corsi di formazione e 100mila posti per progetti di utilità collettiva. «Stiamo monitorando anche la qualità dei corsi, per introdurre meccanismi di valutazione della performance». Calderone crede anche che la piattaforma Siisl possa produrre risultati positivi, ma comunque «si arricchirà via via di nuovi strumenti di analisi dei fabbisogni formativi e di matching tra domande e offerte di lavoro, con l’introduzione di processi di machine learning e di intelligenza artificiale generativa». Finora sono state presentate circa 130mila domande, quindi circa la metà da parte di ex percettori di Reddito di Cittadinanza. «Questo significa che la piattaforma è utilizzata anche da chi è alla ricerca di prima occupazione o, comunque, da chi cerca opportunità di formazione e lavoro», aggiunge la ministra del Lavoro.

DAL COSTO DEL LAVORO AL SALARIO MINIMO

Per quanto riguarda il Gol, è previsto un miliardo di risorse in più per potenziare gli interventi di accompagnamento a lavoro e formazione, anche quelli destinati ai percettori dell’indennità Sfl. «Con le Regioni stiamo poi rivedendo il programma per rafforzare gli interventi a favore delle persone con le maggiori fragilità e quelli per la ricollocazione dei lavoratori percettori di ammortizzatori sociali in quanto provenienti da aziende in crisi», dichiara Marina Calderone al Sole 24 Ore. Tra gli obiettivi anche quello di «rendere più omogenei gli interventi su base territoriale, completando il potenziamento dei servizi per l’impiego, il coinvolgimento operativo dei soggetti privati accreditati e semplificando la presa in carico tramite la Piattaforma». Inoltre, la ministra del Lavoro conferma che bisogna intervenire per ridurre in maniera strutturale il costo del lavoro anche nella componente a carico delle aziende. Promette poi alle imprese regole certe sul lavoro e meno burocrazia. «Abbiamo già previsto semplificazioni con diverse norme e proseguiremo su questa linea».

C’è poi il tema del lavoro povero. A tal proposito, Calderone è contraria al salario minimo legale: «Sarebbe una misura del tutto inadeguata ad aumentare effettivamente le retribuzioni. Preferiamo l’equa retribuzione. E la si ottiene potenziando il più possibile lo strumento della contrattazione, anche secondaria, territoriale e aziendale». Infine, Calderone ribadisce che con i ministeri dell’Economia e dell’Istruzione c’è l’impegno di rendere strutturali le tutele Inail per 10 milioni di studenti e docenti. «Per tale motivo è giusto sostenere le aziende virtuose, anche attraverso politiche di premialità. Lo stanziamento di un miliardo e mezzo, che abbiamo determinato assieme all’Inail, va in questa direzione. Dare sicurezza al lavoro è uno degli obiettivi primari del mio mandato».