La depenalizzazione dell’interposizione illecita di manodopera tornerà reato. Lo ha annunciato la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone a margine del Forum in Masseria, la kermesse organizzata da Bruno Vespa alle Terme di Saturnia. Dunque, trova conferma una delle misure anticipate dal Sole 24 Ore, destinate a confluire nel provvedimento per il potenziamento della tutela in fatto di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, previsto domani sul tavolo del Cdm, dopo la convocazione delle parti sociali a cui il governo ha chiesto di formulare delle proposte. «Abbiamo riscontrato che la depenalizzazione del reato avvenuta nel 2016 non ha portato risultati nell’ambito del contrasto alle irregolarità nel mondo del lavoro. Ecco perché facciamo la proposta di reintrodurre il reato penale per l’interposizione il lecita di manodopera». Si tratta di un reato che si configura quando si affitta manodopera «senza che ci sia un contratto di appalto regolare o un distacco regolare».



La ministra Calderone ha evidenziato che la misura è necessaria anche perché «la sanzione amministrativa non basta», in quanto «anche se molto onerosa si trova il modo di pagarla o quando c’è un appalto di servizi illecito si fanno sparire le aziende». La ministra del Lavoro ha evidenziato che nel 2023 sono calati gli infortuni sul lavoro, anche quelli mortali, d’altra parte ci sono settori in cui l’incidenza è aumentata. Nel mirino è finito il settore dell’edilizia, visto che ci sono lavori del Superbonus da completare e, quindi, ci sono tempistiche serrate di esecuzione da rispettare.



RISCHIO SU POSTI DI LAVORO, ANCE CHIEDE TAVOLO TECNICO AL GOVERNO

Un altro tema strategico per il governo è quello della qualificazione delle imprese, in particolare quelle che svolgono attività ad alto rischio come gli stabilimenti industriali o i cantieri di grandi opere pubbliche o private, «dove ci può essere interferenza tra lavorazioni». Questo tra l’altro è quanto accaduto nel crollo del cantiere a Firenze, dove «c’erano tante attività che venivano svolte collateralmente e contemporaneamente». Per Ance bisogna riflettere sulle regole, quindi serve «un tavolo tecnico per affrontare la complessa materia di come ridurre il rischio sui posti di lavoro, anche se purtroppo il rischio zero non esiste».



Per Brancaccio, leader dei costruttori di Ance, il fattore tempo complica il fronte della sicurezza, «ma attenzione perché il tempo non può essere denaro sulla pelle delle persone». Dunque, dovrebbe entrare in gioco il coordinatore per la sicurezza, «una figura che esiste in fase di esecuzione e che dovrebbe fermare per esempio le contemporaneità di lavorazioni che possono creare dei rischi».