MARINA CALDERONE DIFENDE L’ABOLIZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA: “L’SMS PERÒ È STATO IMPRECISO”
«Io non ho segnalazioni di una bomba sociale, né dal mio ministero né dagli Interni o dai Prefetti. I numeri sono assolutamente gestibili»: il Ministro del Lavoro Marina Calderone su “La Stampa” (e poi anche a Rtl 102.5 e al “Corriere della Sera”) smentisce la contestazione su ampia scala nel Paese per via dello stop al Reddito di Cittadinanza, già previsto dalla Manovra di Bilancio con scadenze cadenzate (la prima delle quali al 31 giugno ha scatenato proteste in Campania e Puglia). «Il Reddito di cittadinanza finisce ma dal 1° settembre partono altre misure per il supporto alla formazione e al lavoro», chiarisce la Ministra.
La misura bandiera del M5s per cui oggi il leader Conte (assieme al Partito Democratico) accusano il Governo Meloni di voler «colpire i poveri», è costata complessivamente 25 miliardi di euro in 3 anni agli italiani «senza produrre i risultati attesi né in termini di riduzione della povertà né in termini di accompagnamento al lavoro», attacca ancora Calderone. La fine del RdC era nota e annunciata dal CdM da ben 7 mesi, «Come dimostrano gli 88 mila nuclei presi in carico già a inizio luglio e che non perderanno il reddito di cittadinanza, questo governo ha già assicurato ai più fragili il sostegno necessario e impiega ogni ora del suo tempo per contrastare e ridurre quel disagio sociale su cui qualcuno, al contrario, come ho avuto modo di dire ieri al question time della Camera, soffia cercando di costruire il dissenso». Calderone conferma però quanto sottolineato nell’informativa alle Camere, ovvero che il famoso sms dell’INPS che annunciava a migliaia di percettori del Reddito di Cittadinanza la sua conclusione è stato quantomeno «impreciso». Rileva la Ministra: «Presto arriveranno altre informazioni per aiutare chi esce dal reddito di cittadinanza».
“SALARIO MINIMO NON SERVE, LAVORO SI PUÒ TROVARE”: COSA HA DETTO IL MINISTRO DEL LAVORO CALDERONE
Con la fine del Reddito di Cittadinanza e l’attivazione di altri strumenti (dall’Assegno di Inclusione per fragili e inabili al lavoro, fino all’assistenza per la formazionesalario minimo legale: «Quello a 9 euro non serve, meglio puntare sulla buona contrattazione. Il problema del lavoro povero si combatte con la contrattazione e con la produttività. Questo governo ha già assicurato ai soggetti più fragili il sostegno necessario ma c’è chi costruisce dissenso». Calderone si dice comunque soddisfatta che la Presidente Meloni abbia aperto il confronto politico sul salario minimo, sottolineando però come «il valore non è dato solo dal minimo in busta paga ma anche dagli altri elementi aggiuntivi garantiti da una buona contrattazione in modo che il tenore di vita sia garantito e le competenze valorizzate».
Sul problema dell’occupazione la Ministra del Lavoro a “La Stampa” smentisce la tesi per cui nelle Regioni a maggior presenza di assegni RdC vi sia un livello altissimo di disoccupazione: «Non sono le informazioni in nostro possesso. Basti guardare l’ultimo bollettino Unioncamere Excelsior: in Campania, a fronte di 24.595 percettori occupabili usciti dal reddito, sono previste entro settembre 108.960 assunzioni. La stessa cosa vale anche per altre regioni». Al “CorSera” è ancora Calderone a sottolinea come il lavoro in Italia «c’è ed anche tanto. D’altronde, i dati ufficiali parlano chiarissimo: l’occupazione cresce e la disoccupazione è in calo. Il problema caso mai è inverso. Le aziende non riescono a trovare i lavoratori che cercano. Ecco perché il nostro impegno è totalmente mirato a creare condizioni di occupabilità nel maggior numero di lavoratori». La soluzione ipotizzata è quella di riuscire a incrociare domanda e offerta di lavoro, «cosa mai funzionata nel nostro Paese. E per questo motivo dal 1° settembre partirà la piattaforma gestita dall’Inps, chiamata a rendere interoperabili le banche dati esistenti», conclude Marina Calderone.