Un approccio “più realistico e meno ideologico” sul salario minimo. È questa la richiesta del ministro del Lavoro Marina Calderone, che ha confermato la scelta di proseguire con la valorizzazione della contrattazione collettiva. Per quanto riguarda i salari bassi, con la nuova Manovra, a partire dal cuneo fiscale, “il governo ha indicato una direzione chiara”. A La Stampa, il ministro ha affrontato vari temi, su cui questo: “Il governo, anche grazie alla fotografia restituita dal Cnel, sul salario dignitoso ha un approccio più realistico, meno ideologico, che vede protagonista la contrattazione collettiva, come anello fondamentale fra regole generali – garantite dalle norme vigenti – e accordi siglati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, diffuse sul territorio”.
Per il ministro è fondamentale il dialogo fra aziende, lavoratori e proprie organizzazioni sindacali. “Oltre ai provvedimenti presi in Manovra e a quelli indicati nel programma di legislatura, l’esecutivo favorirà il rinnovo dei contratti scaduti, contrasterà l’uso improprio di talune tipologie contrattuali e stimolerà i percorsi di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa” ha aggiunto. Nonostante la volontà del governo, i salari bassi in Italia sono purtroppo una realtà: “La conferma del taglio del cuneo fiscale per dare più soldi in busta paga ai lavoratori e la detassazione sui fringe benefit inseriti nella manovra rappresentano, intanto, una direzione chiara. La conferma della tassazione agevolata sui premi di produzione, dopo il successo nel 2023 (+35%), anche per il prossimo anno intende incoraggiare la contrattazione di secondo livello per migliorare i salari e più in generale le condizioni di lavoro. Le limitate risorse a disposizione, per la gran parte, sono state destinate a sostenere il potere di acquisto dei salari” ha sottolineato la politica.
Calderone: “Manovra? Si è fatto ciò che si poteva”
Riguardo le pensioni, Schmit, Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, ha parlato di «inadeguatezza». Marina Calderone, sulle pagine de La Stampa, ha replicato: “Le pensioni oggi già poste in pagamento sono in buona parte figlie del metodo retributivo che ha garantito importi rapportati alle ultime retribuzioni. Penso che il timore di cifre non sempre adeguate riguardi le future generazioni, con assegni che saranno calcolati unicamente dal metodo di calcolo contributivo. Dobbiamo, pertanto, da un lato, stimolare i sistemi di incremento salariale basati sulla performance e, dall’altro, investire sull’educazione alla previdenza complementare, fin dal primo rapporto di lavoro. Il nostro è un sistema integrato che non può prescindere dal ruolo dei fondi pensione che aiutano, anche grazie agli attuali incentivi fiscali, a salvaguardare sempre di più i redditi dei pensionati”.
Affrontando invece lo spinoso tema dello sciopero di venerdì 17 novembre, il ministro del Lavoro ha affermato: “La Manovra fa una scelta di campo precisa: quella di aiutare le fasce più deboli della popolazione. Si è fatto il massimo di quello che si poteva fare con le risorse disponibili e nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Nonostante le proteste, la politica non ha intenzione di cancellare il diritto allo sciopero che “va tutelato e guardato con senso di responsabilità. Ma non strumentalizzato, nel rispetto anche di quei cittadini e lavoratori a cui vanno garantiti i servizi essenziali. Proprio per questo motivo esistono delle regole e una commissione di garanzia“.