Poco più di un mese fa ci siamo chiesti che cosa stava succedendo alla stagione autunnale e all’inizio imminente di quella invernale. La domanda oramai corre il rischio di diventare uno stanco ritornello sulle stagioni che sono cambiate e sui cambiamenti climatici che sono indicati come colpevoli di tutto, anche dell’improvvisa rottura dello spinterogeno del motore della nostra auto. Tutto vero, ma qualche domanda bisogna pur sempre farcela di fronte a una situazione che normale non è per nulla.



Ora lo possiamo dire, l’estate e l’autunno che ci siamo lasciati alle spalle sono stati tra i più caldi di sempre. Perché?

L’origine del fenomeno, sia chiaro, è strettamente naturale, nel senso che il colpevole è un “blocco anticiclonico” sull’Europa, ma di origine subtropicale. Cosa significa?

Significa che l’anticiclone africano si è spostato più a nord di 300-400 km e ha portato condizioni meteo-climatiche molto simili a quelle africane, con temperature che in estate hanno raggiunto valori di 7-8 gradi sopra la media. La situazione è stata aggravata dal fatto che l’anticiclone è rimasto di fatto “bloccato” sulle nostre regioni dalla situazione della circolazione generale. Sappiamo tutti, poi, che il tempo associato all’anticiclone è bello e, nel nostro caso, purtroppo, praticamente privo di precipitazioni di rilievo, per cui abbiamo registrato un permanere di condizioni siccitose. Tutto questo, comunque, è storia e ora tocca ai climatologi fare bilanci e classifiche per posizionare il 2022 tra gli anni più caldi e secchi di sempre.



Considerato che l’inverno dal punto di vista meteorologico inizia all’inizio di dicembre, dobbiamo dire che le notizie che vengono dalle previsioni stagionali dell’European Centre for Medium range Weather Forecasts (Ecmwf) non sono proprio confortanti.

Dal punto di vista climatico siamo infatti in condizioni di un perdurare dell’azione del fenomeno identificato col nome di La Niña, iniziato oramai due anni fa nel settembre 2020, che perdurerà in gennaio per poi scomparire intorno a febbraio. Di cosa si tratta? La Niña è un fenomeno fisico che provoca un raffreddamento delle acque superficiali sull’Oceano Pacifico tropicale centro-orientale (vedere figura successiva).



Schema delle temperature della superficie del mare sul Pacifico tropicale (rosso-rosa-giallo: alte temperature, toni dell’azzurro: temperature basse).

Ricordiamo che El Niño significa in spagnolo “il bambino” perché si verifica nella stagione invernale intorno a Natale, da cui la denominazione che ricorda la nascita di Gesù Cristo. La Niña è “la bambina” ed è il suo opposto, come si vede dalla figura.

Bene, sì, direte, ma che c’entra con noi? C’entra, c’entra. Il fatto che le temperature della superficie dell’Oceano Pacifico siano di oltre 1℃ al di sotto della media climatologica ha ripercussioni sulla circolazione generale dell’intero pianeta. È già successo anche nell’inverno 2021-22. Ciò ha provocato condizioni di scarse precipitazioni anche per il mese di dicembre. Se sommiamo queste scarse precipitazioni a quelle quasi inesistenti dei mesi precedenti, il quadro di un autunno/inizio inverno molto caldo e secco è completo.

Cosa dicono i modelli di circolazione generale per l’inizio del 2023, in particolare quello di Ecmwf, che è per noi il modello di riferimento?

Sull’Europa settentrionale si dovrebbe registrare una persistenza di aree di bassa pressione, anche piuttosto intense, con ondate di maltempo tipicamente invernali (sta succedendo anche in Nord America), con temperature rigide.

Sull’Italia sembrano prevalere condizioni anticicloniche, con cieli sereni o poco nuvolosi sulla maggior parte del Paese. Io che sono un fisico delle nubi, ho registrato con un certo stupore la ricomparsa delle nebbie e foschie al Nord dove abito. Le nebbie e le foschie caratterizzeranno anche le vallate più interne del centro Italia, con temperature ancora sopra le medie stagionali. Le temperature sono poi di gran lunga superiori alle medie stagionali soprattutto al meridione. Un amico e collega mi ha appena inviato la lettura di una temperatura di oltre 20℃ a Policoro in Basilicata! Insomma, situazione stabile e clima mite, in una decade condizionata dall’anticiclone subtropicale che è rimasto dov’era.

E dopo la prima decade di gennaio 2023? Qui entriamo nell’abracadabra meteo-climatologico, ahimè. Il modello di Ecmwf indica possibili cambiamenti con un indebolimento e inversione delle anomalie di pressione fra nord e sud Europa. Ciò potrebbe portare all’insorgere di una maggiore instabilità sul Mediterraneo e sul nostro Paese. L’area anticiclonica subtropicale sembra si sposterà verso l’Europa centro-orientale aprendo di fatto un varco sul Mediterraneo centro-occidentale attraverso il quale si potrebbero inserire le perturbazioni di origine atlantica. Questo, in poche parole, dovrebbe significare maggiori precipitazioni. Detto in altro modo, condizioni invernali un po’ più tipiche, per così dire.

Al solito, terminiamo domandandoci: ci dobbiamo credere? In linea di principio sì, perché si tratta di previsioni stagionali basate su medie climatologiche piuttosto attendibili. Quindi, la fisica ci dice che siamo nell’ambito del possibile, anzi molto possibile. Allora perché sono cauto?

Sono cauto perché a queste cose che sappiamo si sovrappongono quelle che non sappiamo o di cui sappiamo troppo poco. Sto parlando degli effetti di un generale cambiamento climatico sovrapposto alle normali fluttuazioni climatiche stagionali. Gli scenari possono essere completamente rivoltati nel giro di poco a causa del riscaldamento globale. Sbagliare è un attimo o, come direbbe Ed Lorenz, si misura sul battito delle ali di una farfalla…

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