L’aumento delle temperature indotto dalle emissioni di composti climalteranti sta diventando sempre più forte in tutto il Pianeta ed esso si manifesta in modo particolarmente spiccato sul territorio italiano, che ha visto un incremento delle temperature dell’ordine di 3 gradi dall’inizio dell’800 ad oggi. Questo forte impatto ha già prodotto notevoli effetti su un ampio ventaglio di settori e questi impatti sono destinati ad acuirsi nei prossimi decenni, che vedranno temperature ancora più elevate di quelle che si hanno oggi.
In questo contesto, la comunità scientifica ha prodotto nel corso degli ultimi anni e sta continuando a produrre un ampio sforzo per reperire, informatizzare, omogeneizzare ed analizzare tutte le serie storiche di dati meteorologici che possano consentire una più approfondita valutazione della variabilità e dei cambiamenti del clima nel corso del passato.
Diverse tra le più lunghe serie di osservazioni di questo tipo sono italiane. Questa ricchezza di antiche osservazioni meteorologiche è frutto del ruolo chiave che l’Italia ha giocato nella storia della meteorologia: nel nostro Paese infatti, grazie al grande Galileo e ad alcuni suoi brillanti allievi, sono stati sviluppati sia i principali strumenti meteorologici, sia l’idea di una rete di osservatori organizzati per compiere le osservazioni in modo sincrono su una vasta area geografica.
Un’importante peculiarità di molte lunghe serie italiane è che le osservazioni sono spesso state compiute nella stessa area e dalla stessa istituzione. L’assenza di spostamenti importanti degli strumenti di misura è molto importante per l’omogeneità delle osservazioni, mentre il fatto che non ci siano stati cambiamenti nell’ente che ha gestito le osservazioni è fondamentale per l’accesso alle osservazioni (sia manoscritte che pubblicate) e per la disponibilità di un ampio numero di notizie sulla storia delle osservazioni.
Uno degli aspetti più rilevanti per le lunghe serie di osservazioni meteorologiche è l’omogeneità dei dati. Quest’ultimo aspetto è comunque molto rilevante, anche se non ci sono stati spostamenti importanti della stazione di osservazione, perché in un periodo di oltre due secoli sono cambiati gli strumenti di misura, le modalità di schermatura degli strumenti dalla radiazione solare, gli orari di misura, l’ambiente intorno alla stazione di misura e molti altri aspetti rilevanti. La valutazione dell’omogeneità delle misure e la correzione di eventuali errori resta quindi un passo fondamentale per passare dai dati presenti negli archivi a serie di dati che possano essere usate per studiare la variabilità e i cambiamenti del clima nel passato.
Anche il periodo più recente delle osservazioni non è esente da questo tipo di problematiche, in quanto il passaggio dalle osservazioni con strumentazione di tipo meccanico a strumentazione di tipo automatico è uno degli esempi dei tanti fattori che possono produrre inomogeneità nelle serie osservative. L’impatto di fattori di questo tipo è generalmente abbastanza modesto per le stazioni meteorologiche collocate in siti particolarmente favorevoli alle osservazioni quali quelle aeroportuali, mentre esso può anche essere molto rilevante per una stazione collocata sui tetti di un palazzo nel centro di una città come è il caso della maggior parte delle serie secolari.
La valutazione critica dei dati raccolti, il continuo controllo dell’omogeneità delle misure e la correzione di ogni possibile inomogeneità sono passi assolutamente fondamentali per poter ottenere solide informazioni sulla variabilità e sui cambiamenti climatici dalle lunghe serie osservative. Questi aspetti, comunque sempre molto rilevanti, sono assolutamente essenziali quando le misure sono prese in siti complessi e potenzialmente poco favorevoli alle osservazioni meteorologiche, come accade purtroppo nella maggior parte dei casi quando ci si concentra sulle serie osservative più lunghe.
Il lavoro preliminare necessario per poter iniziare a studiare il clima del passato è quindi estremamente oneroso e non si limita al mero recupero dei dati, ma coinvolge anche numerosi altri aspetti che sono molto importanti per far sì che i dati recuperati abbiano il necessario grado di qualità e affidabilità.
Per l’Italia questo lavoro è stato fatto per diverse decine di osservatori e questo ingente lavoro ha permesso di ricostruire il clima del nostro Paese in modo molto più accurato che nella maggior parte degli altri Paesi. La ricostruzione dell’evoluzione del clima su una vasta area territoriale come l’Italia si effettua di solito trasformando tutti i dati in anomalie rispetto ad un periodo trentennale di riferimento (per esempio, 1961-1990 o qualsiasi altro trentennio come 1991-2020). Questa ricostruzione è stata presentata per la prima volta in un lavoro svolto nell’ambito di una collaborazione tra l’Università del Studi di Milano e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR/ISAC) e pubblicato nel 2006 sulla rivista International Journal of Climatology. CNR/ISAC si è poi assunta l’onere di pubblicare mensilmente l’aggiornamento di questa curva. L’ultimo aggiornamento risale allo scorso mese di luglio ed è presentato nella seguente figura.
La curva evidenzia in modo molto chiaro l’anomalia dell’anno corrente che, per ora, risulta il più caldo di quelli presenti nella serie. Essa evidenzia anche che l’incremento osservato dall’inizio dell’800 ad oggi è dell’ordine dei 3 gradi.
Per capire l’entità di questo incremento si pensi che muovendosi dal basso verso l’alto 3 gradi corrispondono a circa 500 metri. Allo stesso modo si pensi che muovendosi da Milano verso il sud è necessario arrivare fino a Roma per osservare un incremento della temperatura media annuale di questa estensione.
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