CRISI ENERGIA, CALENDA FA IL ‘SOVRANISTA’: “BASTA ASPETTARE LA UE, AVANTI DA SOLI”
Carlo Calenda si aggiunge alla lunga lista di “irritati” nella politica italiana contro le pachidermiche lentezze di Bruxelles: da Meloni a Salvini, da Renzi al leader di Azione per l’appunto, passando anche per alcune aree del Pd e del M5s, per finire con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’irritazione della politica italiana contro i ritardi (e certe ipocrisie) della Commissione Europea si fa sentire alla vigilia del Consiglio Europeo dove il tema del “prezzo del gas” verrà «valutato» ma comunque non deciso. È stato lo stesso Premier Draghi a sbottare, raccontano le fonti interne al vertice informale di Praga, contro la leader Ue Ursula Von der Leyen: «Sette mesi di ritardo ci costano una recessione. La tua proposta, Ursula, arriva sette mesi troppo tardi. Durante questi sette mesi abbiamo finanziato la guerra di Putin e svuotato le nostre casse. Ora andiamo verso una recessione. Ecco il costo di sette mesi di ritardo».
Sulla scia di Draghi è il leader del Terzo Polo Carlo Calenda a suggerire una via ultra “sovranista” e anche “populista”: intervistato da “Il Messaggero” l’ex Pd afferma, «sul caro energia avanti da soli, non aspettiamo la Ue». Secondo Calenda infatti di questo passo, l’impennata di prezzi e bollette rischia di far saltare tutto, «di questo passo nessuno pagherà le bollette e sarà il caos sociale». Mentre il Governo Meloni di imminente nomina dovrà occuparsi di come gestire l’enorme “bolla” in arrivo sul fronte energia, Calenda lancia la sua proposta tutt’altro che timida e filo-europeista: «40 miliardi in due anni», recita il piano lanciato da Italia Viva e Azione, «a partire da 10 miliardi di delta tra deficit programmatico e reale lasciati da Draghi, altri 10 l’anno prossimo». Una copia del piano è stato inviato dallo stesso Calenda a Letta e Meloni: «spero che la leader di FdI spieghi di voler neutralizzare le promesse mirabolanti da 180 miliardi di euro di Salvini e Berlusconi», anche se il vero timore per il leader di Azione è che il dramma del costo dell’energia diventi un’emergenza di ordine pubblico.
CARLO CALENDA: “TSUNAMI SU IMPRESE E FAMIGLIE”. E SU TIMMERMANS…
Il piano di recupero di fondi per pagare bollette a imprese e famiglie arriva, per Carlo Calenda, sul fronte Ires: «vogliamo trasformarla in un’addizionale Ires. E proponiamo il ritiro del credito di imposta per novembre», in quanto non funziona secondo l’ex Ministro MISE visto il problema di cassa delle piccole medie imprese. «Uno tsunami sta per abbattersi su famiglie e imprese italiane», denuncia Calenda sempre al “Messaggero”, e proprio per questo serve un piano immediato in cui tutti i partiti collaborino assieme. L’allarme lanciato dal frontman del Terzo Polo è quello del disastro sociale all’orizzonte: «se non interveniamo subito arriveranno i Cinque Stelle e proporranno una sanatoria, un provvedimento da diverse decine di miliardi sul conto dello Stato. Loro forse raggiungeranno il 30% ma le nostre casse salteranno».
Da Macron a Scholz, i piani per “tagliare” le bollette di Francia e Germania potrebbero funzionare anche in Italia con dei correttivi accorti, spiega ancora Calenda: «Lo Stato italiano mette due paletti: il gas non può costare più di 100 Mwh, l’energia non più di 150 Mwh. È il tetto minimo per evitare il caos». I consigli dati da Calenda al Centrodestra n questi giorni hanno consegnato al leader di Azione a più riprese l’appellativo di “sovranista” e “populista”: lui si difende così, «L’ho fatto con tutti i governi, che senso ha fare opposizione se non si propone nulla? E aggiungo che sono stato l’unico, insieme a Draghi e Mattarella, a dire che le ingerenze francesi sono inaccettabili». Per Calenda anche il Pd è colpevolmente in silenzio: «l Pd senza allarme democratico non ha nulla da dire. E infatti ora che c’è un allarme sociale rimane in silenzio». La critica alle realtà europee, per Calenda, è un monito chiaro per non far poi prevalere l’Europa del «ognuno per sé», dove gli Stati più fragili rischiano di pagare prezzo salatissimo, come l’Italia in questo momento. Qualche giorno fa nell’intervista a “Gea” era stato lo stesso leader di Azione a scagliarsi contro alcune scelte della Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen, in particolare sulla figura del vicepresidente esecutivo per il Green Deal Ue, Frans Timmermans: «è veramente il più incapace dei commissari europei. Sta costruendo una serie di regole molto astratte. Ha violato il limite di neutralità elettrica dicendo che dobbiamo andare con l’elettrico. È uno dei principali artefici della prossima deindustrializzazione europea».