Duello senza esclusione di colpi all’Interno del Pd. Finito nel mirino di Calenda, Renzi sembra intenzionato ad accelerare per il suo nuovo partito: Azione Civile sarà protagonista in caso di elezioni ad ottobre, ma non è da escludere che nasca a stretto giro di posta qualora si optasse per un esecutivo di transizione. Come spiega Il Messaggero, chi sta lavorando al progetto ha affermato che la sua anticipazione è in programma nella Leopolda di ottobre: il simbolo ancora non c’è, ma non mancano bozze e idee. E filtra grande ottimismo sul nuovo progetto del senatore di Rignano, con i sondaggi che sembrano parlare chiaro: «I peggiori ci danno al 10, i migliori al 14». Lite continua tra le varie correnti dem, con l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari letteralmente tranchant in un’intervista a Radio Capital: «Sono sei anni che vado avanti a dire che in Italia c’è il divorzio e non è necessario andare avanti fino all’uxoricidio: certo, adesso è una scissione tra poveracci. Ci fosse stata cinque anni fa, Renzi avrebbe potuto lavorare con efficacia nell’area berlusconiana, ancora esistente». Insomma, per Cacciari il Pd «fa ridere i polli». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CAOS PD: “GRAVE CHE RENZI NON ABBIA SMENTITO SCISSIONE”
Caos Pd: Calenda attacca Renzi e Zingaretti, l’ex premier pensa alla fondazione di un nuovo partito e la guerra tra le varie correnti prosegue senza sosta. Come vi abbiamo riportato, nelle ultime ore si è parlato molto della presunta volontà di Matteo Renzi di creare un nuovo movimento politico chiamato Azione Civile. Indiscrezioni che non sono passate inosservate alla maggioranza dem: «E’ da considerare grave il fatto che parte della minoranza renziana del Pd non abbia ancora smentito la scissione dal partito e la nascita di un nuovo soggetto chiamato ‘Azione civile’ come da loro stesso annunciato ieri a tutti i giornali», queste le parole di un’esponente vicino a Zingaretti ai microfoni di Adnkronos. Ex premier sotto accusa per il silenzio su queste voci, in contrasto con la richiesta dell’attuale segretario di restare uniti in un momento così delicato, appello rilanciato da altri esponenti ma finora senza alcun risultato. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
POLVERIERA PD, SECONDO CALENDA “E’ FINITO”
Il Pd è una polveriera. Anzi, è «finito» secondo uno degli esponenti più autorevoli anche se tra gli ultimi entrati (si è iscritto dopo la sconfitta alle urne nelle Elezioni Politiche 2018): Carlo Calenda ha spiegato senza mezzi termini stamattina in una intervista a “Circo Massimo” su Radio Capital che i dem si stanno andando a schiantare contro un muro dopo la presentazione della crisi di Governo avanzata da Matteo Salvini. «Il Pd è finito. Dopodiché può decidere di andare oltre sé stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso. Ci sono due Pd: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito. Nell’ultima direzione ho proposto di creare una segreteria politica in cui la gente si guarda in faccia e prende una decisione comune. I primi a non volerlo sono stati i renziani. Renzi non si siede con nessuno, non prende la telefonata di nessuno e non discute con nessuno. Questa è la verità», spiega l’ex Ministro del Mise, leader di Fronte Repubblicano. Dopo la richiesta di Renzi di formare un Governo di transizione con M5s e possibili fuoriusciti di Forza Italia, Zingaretti ha tentennato da un lato smentendo tale opzione «mai con Di Maio», dall’altro però aprendo a possibili dietrofront «restiamo uniti». In mezzo il Pd resta in aperta frattura, con due “gruppi” sostanziali che vedono in Renzi in Parlamento e Zingaretti nella Segreteria le due “teste” pensanti e operative.
PD IN FRANTUMI: L’APPELLO DI CALENDA A RENZI E ZINGARETTI
Secondo Calenda il Governo istituzionale proposto da Renzi si farà con Pd e M5s assieme: «perché l’impulso all’autopreservazione del ceto politico è gigantesco: questo però non vuol dire che non si lotterà fino alla fine. Io cercherò di costruire un fronte repubblicano, come sto dicendo da mesi, ma insieme al Pd. Si può anestetizzare questa ferita solo rilanciando un grande progetto politico che al momento anche Zingaretti mi sembra non stia lanciando». L’ira di Calenda contro Renzi e il Segretario è servita e spiega bene i retroscena usciti sui giornali in questi giorni: «Siamo riusciti a far titolare ai giornali ‘crisi del Pd‘ invece di ‘crisi di governo’. Il tutto grazie a una proposta surreale», ovvero proprio la proposta di Renzi. «Dovremmo votare con M5S un governo istituzionale che dura sei mesi per poi dare a Salvini il 60% e terremotare il Pd… non ne capisco la logica. Lo capisco dal punto di vista di @matteorenzi che ha bisogno di più tempo per fare il suo partito», attacca ancora Calenda che offre così un elemento in più per capire la mossa renziana di prolungare questa Legislatura e non andare invece subito alle urne. Infine, ancora Calenda sentenzia «Zingaretti dovrebbe avere il coraggio di organizzare un fronte unitario. Se non lo farà, il Pd scenderà al 15% e poi ci sarà una sinistra frammentata».