Sono giorni frenetici anche nel mondo della Motogp, che dopo lo stop forzato di due mesi per l’esplodere dell’emergenza coronavirus, pure sta lavorando alacremente per fissare una ripartenza della stagione 2020. E in tal senso ottime notizie ci arrivano nelle ultime ore dallo stesso numero 1 della Dorna Carmelo Ezpeleta, che di fatto, ai microfoni di Radio Marca, ha confermato tutte le voci che si stanno inseguendo sul prossimo calendario della Motogp 2020. Ezpeleta, confermando che si sta lavorando a in nuovo programma, con meno gare da disputare in pochi circuiti e principalmente sul suolo spagnolo, ha dunque affermato: “Si riparte? Speriamo: abbiamo protocolli che stiamo sottoponendo a ciascuno dei paesi in cui intendiamo andare. Sembra che siano ragionevoli e se otteniamo i permessi di trasporto potrebbero essere accettati. Tuttavia manca ancora un po’, ci sono alcuni punti ulteriori che potrebbero entrare. All’inizio di giugno potremmo annunciare un calendario per poi cominciare, se Dio vuole, dal 19 luglio a Jerez”. L’idea dunque è poi quella di concentrare la nuova stagione del motomondiale principalmente sui 4 tracciati spagnoli, spostandosi oltre confine solo per occupare i circuiti di Brno, Redbull Ring e Misano: “È più sicuro. Fondamentalmente abbiamo cercato quali paesi potevano organizzarli, a determinate condizioni, e con cui potevamo raggiungere accordi con i promotori per disputarli senza spettatori, che era una questione importante. Queste due cose ci hanno portato a creare un pre-calendario che ora stiamo cercando di  far diventare realtà”.



CALENDARIO 2020 MOTOGP, EZPELETA: IN CASO DI NUOVA POSITIVITA’…

Ma raccontando dunque come si comporrà il prossimo calendario 2020 della Motogp, che quindi dovrebbe venir confermato tra circa due-tre settimane al massimo, ecco che il numero 1 della Dorna pure specifica dei protocolli sanitari che verranno a breve impiegati. In primis sull’iter che dovrà venir applicato nel caso in cui si riscontri una nuova positività al coronavirus all’interno del paddock: da quanto è occorso in Formula 1 al Gp d’Australia si sono fatti molti passi avanti. Lo stesso presidente della Dorna ha affermato in tal senso: “Ora nel mondo in generale siamo molto più preparati rispetto a quando c’è stato il Gran Premio d’Australia di F1 e abbiamo anche protocolli qualora ci sia qualcuno positivo, o con dei sintomi o altro. Dipende poi dalla situazione specifica e da tutto il resto. Quello che diciamo è che non basta che ci sia un positivo per fermare il Gran Premio”. Di fatto si mantiene ancora valida la proposta di un numero chiuso di persone presenti al paddock, le quali vivranno dunque in una sorta di “bolla igienica”, dove le possibilità di contagio saranno minime (ma pure sempre possibili).

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