Il sociologo Luca Ricolfi ha rilasciato un’intervista per La Stampa nella quale ha ragionato sul calo delle nascite, che secondo lui non è imputabile tanto ad un fattore economico, come il precariato lavorativo, quanto ad un cambio nella mentalità sociale. Pesa sulla questione, a suo avviso, soprattutto “la deriva iperindividualistica della società. Per molti giovani i figli sono, potenzialmente, un grave ostacolo a modi di vita altamente centrati sul sé cui non si intende rinunciare”.



Di per sé, secondo Ricolfi, il calo delle nascite non è un grosso problema, ma lo diventa quando incide in larga misura “sull’equilibrio fra le dimensioni della forza lavoro occupata e quelle della popolazione che consuma senza contribuire al Pil”. Insomma, il problema è “l’equilibrio previdenziale” ed anche se la natalità per magia aumentasse, ed addirittura raddoppiasse, non si avranno effetti positivi sul sistema previdenziale “prima del 2040, quando i nati in questi anni si affacceranno sul mercato del lavoro”. Contro il calo delle nascite, infatti, secondo Ricolfi non ci sono soluzioni miracolose, ma l’unica soluzione da percorrere è quella delle misure di “sostegno a chi fa figli“.



Ricolfi: “L’immigrazione non è una soluzione al calo delle nascite”

Il sociologo Ricolfi nel suo ragionamento sul calo delle nascite ci tiene a precisare che non è imputabile, almeno completamente, al precariato, perché “negli ultimi settant’anni l’entità del lavoro precario è sempre stata elevata in Italia, eppure in passato questo non impediva di fare figli”, così come non ritiene che sia imputabile all’incertezza dei giovani nel futuro, perché “mi sembra una razionalizzazione più che una spiegazione”.

Secondo Ricolfi, inoltre, l’immigrazione non sarà una soluzione al calo delle nascite, perché “occorrerebbero ogni anno almeno 350 mila nuovi cittadini per pareggiare i conti” tra i decessi (700mila) e i nuovi nati (400mila). “L’apporto dell’immigrazione”, spiega, “non è sufficiente per almeno due buoni motivi: primo, molti immigrati irregolari transitano in Italia, ma si dirigono verso altri Paesi; secondo, oltre la metà degli ingressi regolari sono per lavoro stagionale“. Inoltre, per invertire il calo delle nascite con l’immigrazione, spiega Ricolfi, servirebbero “700mila immigrati all’anno [che] comporterebbero tensioni sociali insostenibili”.