Calogero Mannino è innocente: è la Cassazione a mettere la parola fine alla lunga battaglia giudiziaria che ha visto protagonista l’ex ministro. La Suprema Corte ha confermato l’assoluzione nel processo stralcio sulla trattativa Stato-mafia. Per i supremi giudici della Sesta sezione penale è inammissibile il ricorso dei pm di Palermo contro il proscioglimento di Mannino, che era stato emesso il 22 luglio 2019 dalla Corte di Appello di Palermo. L’ex ministro, che era stato assolto anche in primo grado, era accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato. Questa sentenza per l’ex politico democristiano «ha posto termine alle esercitazioni di fantasia che l’ossessione persecutoria di alcuni pm ha messo su carta sin dal 1991 in diversi processi nei quali sono stato sempre assolto». Calogero Mannino ha sottolineato il fatto che tale sentenza riconosce la sua «estraneità alla cosiddetta trattativa Stato-mafia». L’ex ministro, dopo il verdetto che ha posto fine ad una battaglia durata oltre 25 anni, ha ribadito che la sua attività politica è stata caratterizzata «da un impegno di contrasto alla criminalità e dalla piena mia adesione alla linea che lo Stato andava apprestando per affrontare il problema della mafia».
CALOGERO MANNINO E UNA BATTAGLIA DURATA UN QUARTO DI SECOLO
Dopo la conferma dell’assoluzione da parte della Cassazione, che ha dichiarato inammissibili i 19 motivi di ricorso presentati dalla Procura generale di Palermo, Calogero Mannino ha sottolineato un passaggio della sentenza della Corte d’Appello, secondo cui «doveva essere ucciso perché aveva lottato la mafia». Pertanto, la «resistenza» dei magistrati della Procura generale di Palermo non aveva per l’ex ministro alcuna consistenza sul piano fattuale. Inoltre, la considera «ancor più immotivata se non artificiosa e pretestuosa sul piano del diritto». Possiamo definire questa vicenda un vero e proprio corto circuito giudiziario, perché sono emerse due verità contrastanti. Quella dei pm e quella dei giudici di Mannino, che aveva scelto il rito abbreviato e si è ritrovato protagonista di una battaglia durata un quarto di secolo. L’avvocato Grazia Volo, che segue da trent’anni le vicende giudiziarie di Mannino, al Riformista ha spiegato che la conferma dell’assoluzione «rappresenta la inevitabile conclusione di una sorta di ossessione giudiziaria a cui ci si dovrebbe sottrarre».