I CAMBIAMENTI CLIMATICI E LA BIBBIA: LA “PROVOCAZIONE” DI RENATO FARINA

Il cambiamento climatico, le catastrofi naturali e il surriscaldamento globale: temi veri, diffidare da chi dice “non esistono”, ma diffidare allo stesso momento anche da chi dice di aver già capito tutto dei rischi climatici imputandoli tutti alla “responsabilità dell’uomo”. Lo scrive molto bene Renato Farina su “Libero Quotidiano” nello “scoprire” che già nella Bibbia o negli antichi greci/romani si scrivevano e descrivevano i cambiamenti climatici.



Dalla carestia e siccità di cui racconta il Vangelo di Luca fino alle scene dell’Antico Testamento, per non scomodare direttamente il racconto sul diluvio universale: «Trovo ancora l’idea dell’indipendenza della natura e dei suoi comportamenti ancora tra le righe della parabola forse più bella e famosa, quella del Figliol Prodigo, detta anche della Misericordia del Padre», scrive il giornalista ed ex parlamentare chiarendo bene di aver esposto tesi e trovato testi che non ha alcuna pretesa di «essere l’interpretazione esegetica, autentica e certificata dei cambiamenti climatici. Non formulo nessun dogma da teologo climatico dilettante». La tesi di Farina è all’origine: «circoscrivere come scemenza la pretesa di trasformare in certezza cristiana da inserire nel Credo una ipotesi scientifica che fa acqua da tutte le parti. E cioè che l’uomo tiene al guinzaglio la Natura e la conduce dove gli pare».



FARINA: “NEL 1922 SCENARI COME OGGI, MA LE AUTO DIESEL…”

Secondo Farina (e non solo, anche se si viene investiti dall’ondata di indignazione da eco-politicamente corretto, ndr) in questi anni ormai si è elevato a dogma ogni qual tesi della “profetessa Greta Thunberg”, «fatte proprie dalla multinazionale che dopo aver fatto affari giganteschi inquinando la Natura, ora ci obbligano a cambiare i frigoriferi e a rottamare il Diesel citando la Bibbia». È invece proprio leggendo le Sacre Scritture, così come i classici greci e latini che appare chiaro e lampante, sottolinea il giornalista di “Libero”, «che i cambiamenti climatici anche quelli rovinosi e assai poco armoniosi rispetto alle umane aspettative di benessere, esistono da sempre».



Ma il fatto che esistono dall’alba dei tempi certificherebbe che non vi sia tutta questa “responsabilità” umana: piuttosto, «all’uomo tocca prevenire le conseguenze e arginarne gli effetti applicando l’intelligenza». Guardando all’esempio della Bibbia – su questo Farina riporta il passo di Giuseppe e il Faraone d’Egitto – Farina conclude «il rimedio di Giuseppe non è la distruzione dell’esistenza, una sorta di palingenesi mitologica come viene proposto dalla casta dei neo-sacerdoti del clima». Se si pensa che nel 1922 era il grande T.S. Eliot nel suo capolavoro “The Waste Land” si parlava già di una terra desolata, sterile e con una natura offuscata dal clima, diventa difficile pensare che potessero già a quell’epoca esserci un abuso di CO2 nelle fabbriche mondiali o peggio ancora l’impatto “devastante” delle auto Diesel, oggi invece condannate come causa di infiniti mali.