I tempi stringono e le misure sul clima che dovrebbero condurre sempre più verso uno stile di vita green non sembrano stare al passo con la velocità con cui il cambiamento climatico-surriscaldamento globale sta avanzando. Come ha evidenziato infatti uno studio riportato dal Die Welt il passaggio alle fonti di enrgia pulite sta richiedendo troppo tempo. Se non si accelera sui tempi e se non si migliora anche il coordinamento della messa in atto degli interventi nel mondo gli obiettivi climatici difficilmente potranno essere portati a termine.



Secondo gli esperti del recente studio oltre ai 19mila miliardi di dollari promessi le aziende e gli stati dovrebbero investire altri 18mila miliardi di dollari entro il 2030. Gli aspetti su cui puntare principalmente sono la costruzione di centrali elettriche e infrastrutture verdi. Ma il reperimento di denaro non rappresenterebbe l’unico problema. Criticità sembrerebbero essere presenti anche in tema di coordinamento negli interventi.



CLIMA: L’EUROPA CONSUMA TROPPA ENERGIA

Lo studio sul clima si è soffermato anche su altri aspetti. Quando si parla di politica energetica infatti alcune aree fanno più danni che benefici. E secondo i ricercatori in prima linea si porrebbe proprio l’Europa, che starebbe consumando troppa energia. Entro il 2025, l’UE infatti, con questo andamento, avrà acquistato il 70% del gas liquefatto presente sul mercato secondo le stime gli autori. Con tutte le conseguenze per il resto del mondo. Negli ultimi mesi ad esempio ne stanno risentendo paesi come il Pakistan, che ha smesso negli ultimi mesi di costruirne nuove centrali elettriche alimentate a gas e hanno bruciato quattro volte in più di carbone dannoso per il clima rispetto al previsto. E poi la Thailandia, che trae i due terzi della sua elettricità dal gas prodotto, ha proseguito la chiusura già pianificata delle centrali elettriche a carbone vista la penuria imminente. “L’Europa succhia il gas da altri paesi“, ha criticato a tal proposito Credit Suisse.



In questo modo le risorse energetiche finiranno con l’esaurirsi nei paesi emergenti e i parchi solari non saranno nemmeno sufficienti per colmare il divario. Le venti maggiori economie (facenti parte del G20) hanno inoltre aumentato le emissioni pro capite del 7% dal 2015 generando elettricità dal carbone. E in tutto questo a giocare il ruolo peggiore è sempre e ancora la Cina, il paese più inquinante del mondo oltre che più grande consumatore di carbone a livello globale, peggiorando anche di recente il suo bilancio, seguita a ruota anche dall’Australia. Serve dunque una veloce e più netta inversione di rotta a livello mondiale.