Il maltempo non sembra voler dar pace a certi territori, continuamente presi d’assalto da alluvioni, frane e disastri ambientali. La più colpita è sicuramente l’Emilia Romagna, ma non è l’unica regione martoriata. E il responsabile di tutto ci viene detto da tempo che è il cambiamento climatico. Ma è davvero così? Finché è qualche complottista di turno a parlare si tende a non dare credito a quanto viene obiettato. Ma quando è un esperto a spiegare come stanno realmente le cose forse ci si può discostare dalla narrativa dominante. Il geologo Alfonso Bellini, intervistato a La Verità, ha spiegato perché la colpa dei disastri conseguenti al maltempo sia da ricercare in realtà nell’uomo.



Secondo l’esperto infatti, in base alle sue ricerche, il minimo comune denominatore delle zone maggiormente colpite da cataclismi come Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna può essere riassunto in due semplici parole: manutenzione nulla.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON C’ENTRA: LE REALI CAUSE DEI DISASTRI AMBIENTALI

Alfonso Bellini ha svolto più volte l’incarico di consulente per molte Procure in occasione di svariati disastri ambientali. E si è occupato di investigare sui territori maggiormente colpiti da alluvioni e cataclismi. Dalle sue risultanze ha potuto trarre delle conclusioni certe, che non hanno niente a che vedere con il cambiamento climatico. Il geologo ha infatti spiegato come l’elevata quantità di piogge determina disastri ambientali sono se su quel territorio l’uomo ha tenuto ‘cattive azioni’, senza opere di convogliamento e senza le dovute protezioni. A queste si aggiungono montagne e colline lasciate in totale stato di abbandono, a cui seguono frane e detriti che si accumulano nei rivoli e nei fiumi scatenando inondazioni. Oltre anche all’impermeabilizzazione dei versanti, con abitazioni e strade.



Insomma, tutto ruota intorno alla scarsa, e spesso inesistente, manutenzione. In molte zone le rive dei fiumi sono pervase anche da arbusti e vegetazione che ostacolano il naturale scorrimento idrologico. Da qui, come ha spiegato Bellini, la necessità di interventi pianificati in maniera costante, investendo le giuste risorse e prevenendo in questo modo disastri e morti.

IL RUOLO DELLA PROTEZIONE CIVILE E L’AZIONE DEI COMUNI LONTANI DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Dopo aver spiegato cosa si potrebbe fare per evitare, o comunque ridurre al minimo, il verificarsi di eventi catastrofici, Bellini si è concentrato anche sul ruolo della Protezione civile. Oggi esistono strumentazioni che consentono di prevedere gli alluvioni anche con 48 ore di anticipo. Diramare quindi l’allerta porta ad attivare nell’immediato i comuni, che devono mettere in atto un piano adeguato al territorio di appartenenza. È importante quindi anche questa fase di prevenzione. Il geologo riporta anche degli esempi: se una strada può essere soggetta ad allagarsi, la si dovrebbe chiudere preventivamente e suggerire percorsi alternativi. Spesso però queste accortezze non vengono attuate tempestivamente.



Alla luce di tutto ciò se in alcuni periodi dell’anno ci può essere un intensificarsi delle piogge, ogni territorio deve essere preparato e pronto a salvaguardare la zona con ogni mezzo possibile. Dopo una “trascuratezza secolare” serve “un risveglio nazionale” secondo Alfonso Bellini, sebbene ormai siano necessari decenni per poter sistemare ciò che non è stato fatto negli ultimi anni, ma che comunque vede coinvolta prevalentemente la mano dell’uomo, e non il cambiamento climatico.