Jim Skea, guida dell’Ipcc, ovvero il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, in un’intervista per Le Figaro ha riflettuto proprio su questo tema, analizzando quali possono essere i prossimi passi da compiere per rispettare gli accordi di Parigi, cosa si attende dalla Cop28 e il futuro dell’umanità. Ritiene, innanzitutto, che “abbiamo ancora una possibilità su tre di non superare gli 1,5 gradi nel 21esimo secolo”.



Insomma, il cambiamento climatico secondo Skea può essere ancora invertito, ma in tal senso è importante “andare avanti come stiamo facendo”, così come è necessario tenere conto del fatto che “la soglia di 1,5 gradi” deve essere riferita “ad una media ventennale“, ragione per cui è probabile che “dovremo superarla brevemente prima di tornare in carreggiata”. Il prossimo passo dell’Ipcc in merito alla lotta al cambiamento climatico, riferisce ancora Skea, è l’incontro di gennaio “con tutti i governi per definire il nostro programma per il prossimo ciclo”, ma la direttiva rimane quella dell’Accordo di Parigi che “ha tre obbiettivi: la mitigazione, l’adattamento agli impatti del riscaldamento globale e il finanziamento di tutto questo”.



Skea: “La cattura della C02 non è la soluzione miracolosa al cambiamento climatico”

Andando avanti nella sua intervista, Skea ha sottolineato che dalla Cop28 in merito alla lotta contro il cambiamento climatico l’Ipcc si attende un qualsiasi risultato che concorra ai tre obiettivi elencati dall’Accordo di Parigi, che sarà già positivo di per sé anche solo al fine di “creare fiducia” nella popolazione. “Non mi sorprenderebbe”, ha commentato ancora inserendosi nelle recenti polemiche mosse dall’Opec, “se i combustibili fossili venissero citati nella dichiarazione finale”.



Per quanto riguarda le concrete azioni contro il cambiamento climatico, Skea ha parlato delle tecnologie per la cattura della Co2 che secondo lui “non sono una soluzione miracolosa. Da un punto di vista tecnico hanno dimostrato la loro validità [ma] ciò che manca è come inserirle in una catena, dalla cattura, al trasporto e allo stoccaggio. Manca soprattutto un quadro politico che preveda una forma di tariffazione del carbonio” che possa definire i costi, e chi deve pagarli, della cattura di Co2. Piuttosto, spiega Skea, contro il cambiamento climatico “ci sono molte altre cose da fare, come la riduzione massiccia del consumo di combustibili fossili, l’impiego di energie rinnovabili, l’efficienza energetica, la lotta alla deforestazione e il cambiamento delle pratiche agricole”.