Il recente parere del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) risponde a un quesito formulato un anno fa dal ministero della Salute sull’eticità dell’uso del medicinale triptorelina nei casi di disforia di genere per minori ed è sintetizzabile nell’affermazione che c’è ancora un’insufficienza dei dati scientifici sull’uso dei bloccanti della pubertà e quindi c’è la necessità di proseguire gli studi scientifici in un campo così delicato a tutela della salute fisica e mentale dei minori. Per questo il CNB ha sottolineato la necessità che il ministero della Salute si faccia carico di finanziare studi clinici indipendenti, per ottenere dati chiari e oggettivi sull’efficacia e sui rischi della somministrazione del farmaco.



Sono quattro gli aspetti di maggiore interesse nel parere del CNB: il valore della ricerca scientifica, finora insufficiente e oggettivamente inadeguata; l’approccio multidisciplinare in caso di somministrazione; il ruolo dello psicologo-psicoterapeuta a garanzia della libertà e della consapevolezza dei processi decisionali dei minori; e ultimo, ma non ultimo!, che le prescrizioni della triptorelina avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal ministero della Salute.



L’etica della ricerca clinica in casi come questi è stato uno degli obiettivi importanti del dibattito, proprio per valutare sia i modelli clinico-sperimentali attualmente in uso in questi casi, sia i rischi e i benefici che derivano dall’uso del farmaco. In genere la qualità della ricerca richiede uno studio clinico controllato e randomizzato in doppio cieco, cosa non semplice da fare in una ricerca sulla disforia di genere, mantenendo fermi i due aspetti: la randomizzazione dello studio, ossia una scelta casuale dei soggetti che partecipano alla ricerca, e il doppio cieco, cioè il paziente non sa qual è il farmaco che sta assumendo. Sono le due novità più rilevanti del parere: “Considerata l’incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina, il CNB auspica che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal ministero della Salute”. Tanto più quando si tratta di farmaci coperti dal SSN, per cui la prudenza nella somministrazione è resa ancor più stringente a fronte di due fattori: la loro autorizzazione e la loro gratuità.



In definitiva si tratta di un forte freno all’uso del farmaco sia sul piano della valutazione etica (per via dei dubbi sulla sua efficacia e i dubbi, ancor più consistenti, sulla consapevolezza decisionale del paziente, che non dimentichiamo è sempre un minore) sia sotto il profilo metodologico-istituzionale, perché riporta gli indispensabili studi scientifici richiesti sotto il controllo del ministero della Salute, che deve approvarli, finanziarli, monitorarli e valutarli. Questo blocco, non assoluto, ma certamente di forte impatto era stato già decretato a suo tempo dal governo di Londra, che aveva deciso la chiusura del centro clinico londinese Tavistock nel quale si usavano i farmaci bloccanti della pubertà. Farmaci spesso usati senza la piena consapevolezza dei pazienti, manipolando dati scientifici, almeno sul piano dell’interpretazione e suscitando in alcuni casi ben documentati veri e propri tentativi di suicidio da parte dei ragazzi sottoposti alla sperimentazione.

Il documento del CNB in definiva afferma, sia pure in forma indiretta, che la terapia farmacologica con bloccanti della pubertà adottata in alcune strutture come l’Ospedale Careggi di Firenze non è fondata su evidenze scientifiche sufficienti. Ritiene che i dati sull’uso della triptorelina riferiti dalle Regioni nel periodo 2019-2023 siano carenti e frammentari. I membri del CNB che hanno sottoscritto questa dichiarazione “ritengono eticamente non accettabile consentire di intraprendere transizioni di genere a minori”. Alcuni membri del CNB, presenti anche nel mandato precedente, sottoscrivendo questo parere, hanno voluto però puntualizzare: “Aderiamo con convinzione al presente documento perché pienamente coerente con il parere del CNB del 2018 dal titolo In merito alla richiesta di AIFA sulla eticità dell’uso del farmaco Triptorelina per il trattamento di adolescenti con disforia di genere”. Hanno sottolineato sia l’assoluta necessità di riprendere gli studi scientifici in questo campo, sia la necessità di istituire un registro nazionale centralizzato relativo ai dati resi disponibili dalla pratica medica ordinaria. Omettendo però di rilevare come il precedente parere, cinque anni fa, nei fatti era stato interpretato come una vera e propria apertura alla somministrazione di triptorelina e in questa chiave era stato applicato, dando vita ad una serie di applicazioni i cui dati, a poca distanza nel tempo, sono apparsi frammentari e privi di solide evidenze scientifiche.

Oggi il parere del CNB appare decisamente più chiaro, più netto, più consapevole della complessità etica, clinica e scientifica di intervenire in quella che per definizione è chiamata l’età dell’incertezza. Lascia assai meno dubbi, proprio come conferma l’unanimità della sua approvazione (solo un membro del CNB ha votato contro). L’etica della ricerca va di pari passo con l’etica clinica e si sostanzia di rigore metodologico e di prudenza consapevole.

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