Questa notte si passa all’ora solare 2022. Insieme al resto dell’Unione europea, l’Italia cambia orario portando indietro di un’ora le lancette dell’orologio. Il cambio dell’ora avviene esattamente alle 3 del mattino quando saranno nuovamente le 2 del mattino. Le lancette degli apparecchi elettronici si adeguano automaticamente, per sveglie e orologi meccanici tocca ricordarsi di portare indietro le lancette di un’ora. Di conseguenza, guadagniamo un’ora di sonno, ma perdiamo anche un’ora di luce naturale alla fine della giornata, oltre al naturale e graduale accorciamento delle giornate con l’avvicinarsi del solstizio d’inverno a dicembre. Domenica 30 ottobre risulta anche di fatto il giorno più lungo dell’anno: dura 25 ore!



Il sistema che alterna 5 mesi di ora solare a 7 mesi di ora legale da circa sessant’anni ha scandito le nostre giornate, ma non vale per tutti. Questa alternanza tra ora legale e ora solare è applicata in una settantina di Paesi e in alcuni di questi, molto estesi, l’ora legale scatta in modo asincrono per esempio negli Stati Uniti, in Canada e in Brasile. Altri Paesi, tra cui la Turchia, la Russia, l’Egitto, la Tunisia e l’Ucraina, hanno invece deciso di abbandonare questi cambiamenti orari stagionali.



Anche in Europa la questione è dibattuta. Poco più di 4 anni fa è stata avanzata la proposta di abolizione del cambio dell’ora: quasi 5 milioni di cittadini dell’Unione europea hanno risposto a un sondaggio promosso dai Paesi nord-europei. A esprimersi favorevolmente è stato l’84% dei votanti. In questi Paesi vicini al circolo polare artico, le giornate estive sono già molto lunghe e i vantaggi risultano, quindi, ridotti. Nel marzo 2019, il Parlamento europeo ha adottato a maggioranza un progetto di direttiva per porre fine al cambio d’orario. Questa proposta di direttiva prevedeva l’abolizione del cambio dell’ora a partire dal 2021, delegando, però, a ogni Stato membro la decisione in autonomia se mantenere o meno l’ora legale.



Si prospettava una situazione a dir poco caotica, tant’è che il Parlamento europeo aveva chiesto un coordinamento tra gli Stati membri affinché il potenziale patchwork di ore invernali ed estive non perturbasse il funzionamento del mercato interno. Numerose le esitazioni dei leader. La direttiva avrebbe dovuto essere adottata dal Consiglio alla fine del 2020 e poi recepita dagli Stati membri. Tuttavia, a partire dall’uscita della Gran Bretagna dall’Ue a seguito della Brexit nel gennaio 2020, poi della crisi sanitaria, e infine degli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina, il testo sulla fine del cambio dell’ora non risulta più in agenda e neppure sembra essere in discussione nel prossimo futuro. La decisione è rimasta sospesa e la fine del cambio dell’ora non sembra imminente nonostante, nel frattempo, la mobilitazione sia migrata su Change.org dove è stata lanciata una petizione per l’abolizione dell’ora solare superando le 240mila firme.

Specularmente, complice il caro energia, si è rafforzato lo schieramento dei sostenitori del mantenimento dell’ora legale anche per l’autunno inverno, quale contributo per ridurre il consumo energetico. In proposito c’era stata pure una richiesta ufficiale del Governo Draghi; lo stesso commissario Thierry Breton ha rilanciato, la settimana scorsa, l’idea del mantenimento dell’ora legale per finalità di risparmio sulla bolletta sebbene gli effetti sarebbero piuttosto modesti. L’interesse principale del cambio di orario è legato all’illuminazione, mentre la bolletta energetica nei mesi freddi è gravata principalmente dal riscaldamento (caldaia a gas) che può rappresentare fino al 60% dei consumi. Il peso del consumo di elettricità per l’illuminazione sta diventando sempre più marginale, soprattutto grazie all’uso di lampadine a basso consumo energetico sempre più diffuse negli ultimi anni. Senza il cambio di orario invernale, le luci rimarrebbero mediamente accese fino alle 10 del mattino. La marginalità del risparmio a livello europeo è stata calcolata in uno studio della Commissione europea con una stima di minor consumo, a seconda dei Paesi, tra 0,5 e 2,5%.

Parlando di riscaldamento, invece, con l’estensione dell’ora legale si anticiperebbe l’uso di aule e uffici quando le temperature esterne sono più basse. Se invece si posticipa l’inizio delle attività, diventa più rapido aumentare di un paio di gradi la temperatura degli ambienti di lavoro e studio quando la colonnina di mercurio del termometro esterno è in risalita. E poiché la discesa di temperatura è più lenta della salita, la maggior dispersione di calore serale sarà più che compensata dal risparmio mattutino.

Infine, tra le controindicazioni del cambio di orario, oltre agli aspetti sulla salute (alterazione dei ritmi circadiani, depressione, ecc.), entra in campo anche la sicurezza stradale. Ogni anno, il passaggio all’orario invernale porta a un aumento degli incidenti di pedoni ma anche di ciclisti e scooteristi, a causa della riduzione dei livelli di luce nelle ore di punta di ritorno dal lavoro.

Ma intanto che si continua a disquisire sull’opportunità del cambio dell’ora, appuntatevi il prossimo appuntamento con lo spostamento di lancette, da ora solare a ora legale: ultimo week-end di marzo 2023, fra sabato 25 e domenica 26.

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