SI AVVICINA IL CONTO ALLA ROVESCIA VERSO IL CAMBIO ORA DA LEGALE A SOLARE,

Inizia il conto alla rovescia in vista del cambio ora solare. Così come ogni anno anche per il 2023, è previsto un cambio delle lancette che rimetteranno l’orario così come previsto dal meridiano del fuso orario di riferimento. Ma quando dovremo cambiare l’ora? Il passaggio dalla legale all’ora solare avverrà nella notte fra sabato 28 e domenica 29 ottobre, con le lancette che si sposteranno di un’ora indietro. Nel weekend del cambio d’ora, quindi, si potrà dormire un’ora in più (precisamente dalle 3 di notte si tornerà “magicamente” alle due), recuperando quindi l’ora di sonno perduta lo scorso mese di marzo.



Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia con il cambio dell’ora solare, visto che, se quel giorno potremo restare un po’ più a letto, di contro godremo di un’ora di luce in meno, con le giornate che nel contempo si accorceranno sempre di più fino a che il prossimo 21 dicembre non si verificherà il solstizio e le giornate torneranno ad allungarsi. Fino a quando resterà attiva l’orsa solare? Il weekend da segnarsi in rosso per tutti coloro che preferiscono le lunghe giornate primaverili ed estive a quelle corte d’autunno e inverno, è l’ultimo del mese di marzo, precisamente quello che va dal 31 fino all’uno aprile, quando appunto tireremo nuovamente avanti le lancette, perdendo un’ora di sonno.



CAMBIO ORA DA LEGALE A SOLARE, QUELLA VOLTA CHE STAVA PER ESSERE ABOLITO POI…

Da ricordare che durante cambio ora solare tutti i dispositivi elettronici, a cominciare da smartphone, tablet e computer si aggiorneranno in automatico, mentre bisognerà correggere, solitamente, gli orologi dei forni, ma anche le lancette dei vecchi orologi da polso analogici.

Molti si domandano come mai si continua a cambiare l’ora, sia in primavera quanto in autunno, e la risposta è che l’Ue non ha ancora deciso in maniera precisa come gestire il cambio di ora. Circa 5 anni fa, nel 2018, era stata avanzata una proposta per abolire il cambio ora, e quasi 5 milioni di cittadini dell’Unione Europea avevano risposto, di cui il 76 per cento si era detto favorevole all’abolizione: ma da allora non si è fatto più nulla.