«Ci sono regioni che hanno deciso di andare un po’ in maniera più sportiva tra virgolette a rischiarlo anche a generazioni molto molto più deboli, molto più giovani». Così parlava Roberto Speranza da ministro della Salute nella riunione del Comitato tecnico scientifico (Cts) del 9 giugno 2021. Quel giorno si affrontava il tema degli Open day e dell’estensione ai giovani della campagna vaccinale anti Covid. Il giorno dopo sarebbe morta Camilla Canepa, studentessa di 18 anni di Sestri Levante stroncata, in base a quanto emerso dalla perizia alla base dell’inchiesta della procura di Genova, è stata la rarissima Vitt, una sorta di trombosi cerebrale con piastrine basse scatenata dal vaccino AstraZeneca che le era stato somministrato in uno degli Open Day della Regione Liguria.
Dai verbali del Cts, acquisiti dai pm liguri che hanno iscritto nel registro degli indagati 5 medici dell’ospedale di Lavagna per omicidio colposo e per aver omesso il riferimento alla vaccinazione nel referto in occasione del ricovero, emerge dunque che Speranza, mentre la ragazza lottava tra la vita e la morte in ospedale, l’allora ministro usava il termine «sportiva» tra virgolette come se non in ballo non ci fosse la vita di milioni di cittadini, ma soprattutto usa un verbo che chi si occupa di politiche sanitarie a tutela della salute pubblica dovrebbe utilizzare con prudenza: «rischiare». Secondo La Verità, che ha ricostruito la vicenda, «Speranza ammette di essere a conoscenza che alcune regioni stanno sfidando la sorte mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini aprendo indiscriminatamente agli Open day anche a chi avrebbe avuto poco da temere dall’eventuale infezione da coronavirus».
VACCINI COVID E OPEN DAY, IL GIALLO DEL “VIA LIBERA”
Nelle carte dell’indagine, rese note dall’edizione genovese della Repubblica, c’è un altro passaggio considerato importante dagli inquirenti. Si tratta di un altro estratto dai verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts). Riguarda il suo capo, Franco Locatelli, che affermò: «Ci siamo scambiati un paio di messaggi con il ministro (Speranza, ndr) al quale ho scritto letteralmente che trovavo inconcepibile aver proposto a una ragazza il vaccino di Astrazeneca quando la stessa aveva 22, 23 anni quelli che aveva». Pertanto, al Cts erano a conoscenza della vicenda di Camilla Canepa e ne erano anche preoccupati. La Verità allora si chiede il motivo per il quale il Cts abbia dato il via libera agli Open Day tramite un verbale a cui solo successivamente viene aggiunta l’autorizzazione all’apertura alla vaccinazione di massa. Il via libera all’Astraday non trova corrispondenza nella bozza della riunione del Cts dedicata ad altro argomento.
Il via libera arrivato in un altro momento, quando la bozza è stata inviata da Locatelli agli altri membri del Cts. Di questo “giallo” il pm Stefano Puppo, aggiunge La Verità, ha chiesto spiegazioni a Locatelli, il quale avrebbe replicato: «Io non ho memoria che ci fosse alcun motivo per aver inserito quella frase se non l’ipotizzare che i vaccini erano stati autorizzati da Aifa ed Ema come somministrabili ai maggiori dei 18 anni». Nelle riunioni in cui arriva l’autorizzazione agli Open Day c’erano altri temi all’ordine del giorno. Eppure, dai verbali del Cts emergono i dubbi sull’estensione della vaccinazione con AstraZeneca. Ad esempio, Sergio Abrignani dichiarava: «Per un motivo di cautela io sarei per non fare, fra i 50 e i 59enni, vaccini a base di adenovirus». D’accordo Giorgio Palù e Giuseppe Ippolito. «Sotto i 50 non se ne parla neanche», affermava Locatelli. Alla fine, ha vinto la linea contraria alla vaccinazione con AstraZeneca ai 50enni e, al tempo stesso, si dava il via libera agli Open Day su base volontaria.
“NON POSSIAMO FAR VACCINARE LE PERSONE GIOVANI”
Tutto cambiò il 5 giugno, quando Camilla Canepa è finita all’ospedale San Martino di Genova in condizioni disperate. Il 25 maggio si era sottoposta alla vaccinazione con AstraZeneca. Il giorno successivo a quel ricovero il Comitato tecnico scientifico (Cts) cambiò rotta e parlò apertamente di no agli Open Day. «A me ha impressionato leggere sta ragazza di 18 anni operata di urgenza», dichiarò Abrignani, come riportato da La Verità. «Gli Astrazeneca day ci sono e noi non abbiamo mai preso una posizione, forse è arrivato il momento di prenderla», avvertiva Locatelli. «Dobbiamo mettere dei paletti subito perché il fine settimana incombe, dopo quello che è successo a Genova non è che possiamo andare avanti permettendo di vaccinare le persone giovani», aggiungeva Gianni Rezza.
Poi arrivò il ministro Roberto Speranza buttandola sulla «sportività» delle regioni. Il 10 giugno Camilla Canepa morì, il giorno dopo il Cts fermò il vaccino anti Covid di AstraZeneca sotto i 60 anni. Agli atti dell’inchiesta c’è pure una dichiarazione del generale Francesco Paolo Figliuolo, responsabile della campagna vaccinale dopo Domenico Arcuri: «Devo dire per amore di verità. Gli “Astra days” o “vaccini open” se li sono inventati le regioni con mia grande incazzatura, scusate il termine. Non è nato da una mia… perché questo… poi c’è una vulgata, io mi assumo tutte le responsabilità, ma quello che non faccio non posso assumerlo… è nata dal Lazio dopodiché c’è stata l’emulazione degli altri».