Una tirocinante avvocato è finita ai domiciliari a Roma con l’accusa di corruzione per il traffico di documenti coperti da segreto. Una spy story da film quella che vede protagonista Camilla Marianera (o Camila, come indicato dal profilo LinkedIn). Ha 27 anni, una laurea magistrale in Giurisprudenza nel 2019 all’Università Niccolò Cusano e un tirocinio triennale in uno studio legale ai Parioli. Avvalendosi di una “talpa” nel tribunale di Roma, avrebbe fatto uscire illegalmente dei documenti coperti da segreto. Ad aiutarla forse un cancelliere a piazzale Clodio, non ancora identificato. Che fine facevano questi documenti? A chi finivano? Sono solo alcune delle domande a cui l’indagine sta cercando di dare risposta.



Camilla Marianera è stata per alcuni mesi nello staff di Monica Lucarelli, assessore comunale alle Attività produttive e alle Pari opportunità con delega alla Sicurezza, che è estranea all’inchiesta come assessorato e Campidoglio. Il contratto è stato subito rescisso, ma comunque al Comune viene descritta come una donna col curriculum impeccabile, «una grande lavoratrice, sempre puntale e precisa, la prima a arrivare la mattina e l’ultima a andarsene». Un giudizio positivo condiviso dagli studi legali dove ha lavorato.



CAMILLA MARIANERA E I DOCUMENTI SEGRETI: “ERA TRAMITE”

Camila (o Camilla) Marianera è stata arrestata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, ma ora è agli arresti domiciliari nell’ambito di un’indagine basata su intercettazioni che parlano di “mazzette“. Il nome della tirocinante avvocato è finito nell’inchiesta in cui è coinvolta pure un’altra persona e da cui emerge una falla nell’ufficio intercettazioni della procura di Roma. L’accusa mossa dal procuratore Paolo Ielo è corruzione. Intanto i carabinieri hanno bussato alle porte del Campidoglio, che nulla a che fare con la vicenda, per verificare se tra le carte della 27enne ci fossero appunti utili per l’indagine. Secondo la procura, Camila Marianera non solo era preparata e in gamba, come evidenziato negli studi legali in cui ha collaborato, ma era anche in grado di ottenere informazioni e documenti coperti da segreto. Stando a quato riportato da Il Giornale, la misura dei domiciliari è forse legata proprio ad una delle collaborazioni con gli studi legali. Infine, secondo l’accusa, la giovane avrebbe fatto da tramite tra l’acquirente e il venditore di quelle informazioni.



CAMILA MARIANERA: “CONOSCIAMO UNA PERSONA IN PROCURA…”

«Conosciamo una persona che sta in procura nell’ufficio dove sbobinano le intercettazioni e a me fa tanti favori…tipo che se gli metto il nome e cognome, la data di nascita, lui…». Così Camilla (o Camila) Marianera spiegava ad un pregiudicato vicino al clan Casamonica come riusciva a ottenere informazioni segrete tramite una talpa in procura. Lo riporta Repubblica, spiegando che il fidanzato Jacopo De Vivo, 31 anni, le procacciava i clienti sfruttando alcune conoscenze poco raccomandabili. Anche lui è stato arrestato. Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che l’avvocata sapeva infiltrarsi nei gangli della burocrazia. Entrambi incensurati, hanno però famiglie note alle forze dell’ordine. Lei è figlia di un pluripregiudicato, Luciano Marianera, inserito in contesti associativi, anche legati al traffico di sostanze stupefacenti. Il fidanzato è figlio di Giuseppe De Vivo, scomparso sette anni fa, con precedenti di polizia per porto abusivo e detenzione di armi, danneggiamento, associazione a delinquere, stupefacenti, estorsione, rapina, violenza privata e favoreggiamento personale. Inoltre, era in ottimi rapporti con Fabrizio Piscitelli, ucciso nel 2019 nell’ambito di una faida tra bande criminali. Per ogni nominativo avrebbero pagato 300 euro alla talpa del tribunale.