Camillo Milli si racconta a 360° in una lunga intervista ai microfoni de Il Giornale: l’attore oggi, 1 agosto 2019, compie 90 anni e ripercorre la sua carriera di successi nel colloquio con Roberto Bordi. La recitazione è stata sempre nei suoi pensieri, anche se all’inizio i genitori propendevano per altro: «Ho lavorato con il meglio del cinema italiano: Sordi, Tognazzi, Manfredi, Volontè, Villaggio, Banfi… E pensare che papà mi voleva avvocato!». Milli – pseudonimo di Migliori – ha preso parte a lungometraggi che hanno scritto la storia del cinema: da Il Marchese del Grillo a Fantozzi contro tutti, passando per L’allenatore nel pallone con Lino Banfi. Tutto è iniziato con il provino fatto per Strehler quasi 70 anni fa: «Senza dire nulla ai miei, avevo già fatto qualche piccola esperienza all’Odeon con le sorelle Nava. Appena maggiorenne, nel 1951 provo a entrare alla scuola di recitazione del Piccolo Teatro. Uno degli aspiranti mi guarda e mi fa: “Sei basso, grasso e con una voce orribile: non ti prenderanno mai”. Lui viene scartato, io invece… (ride, ndr)».



CAMILLO MILLI E L’AMICIZIA CON PAOLO VILLAGGIO

Dopo aver esordito con il teatro, per Camillo Milli si sono aperte le porte del piccolo schermo e, soprattutto, quelle del cinema: la “prima volta” Il caso Mattei con protagonista Volontè, mai incrociato sul set nell’occasione ma «in compenso qualche anno prima avevo recitato con lui in “Giulietta e Romeo” al Teatro romano di Verona». Gran parte della carriera dell’attore è legata al nome di Fantozzi e dunque di Paolo Villaggio: «Il mio amico Paolo… Aveva lavorato alla fabbrica Italsider prendendo spunto per le poltrone in pelle umana e tutto il resto. Faceva le sue prime performance in una saletta vicino allo Stabile: è lì che ci siamo conosciuti. Non è vero che fosse scontroso, anzi, quando si andava al ristorante era il primo a pagare per tutti. Ed era simpaticissimo!». Sei film, con Fantozzi contro Tutti il preferito…



CAMILLO MILLI: “UOMO DI CHIESA? PHYSIQUE DU ROLE…”

Camillo Milli non ha dubbi nell’affermare che Il Marchese del Grillo rappresenti il film più importante della sua carriera, nel quale vestiva i panni del cardinal Pacca, «un personaggio realmente vissuto che era stato il primo a fare una legge contro l’esportazione dei beni culturali». Un film rimasto nella storia e che ha visto protagonista Alberto Sordi: «Affabile, ma non uno zuzzurellone. Parlava con tutti fino a quando chiudeva la tendina della sua roulotte. “E tanti saluti”». Il primo di una lunga serie di ruoli di uomini di Chiesa: «Forse per il mio fisico “cardinalizio”, rotondetto. Ho “preso i voti” anche per Nanni Moretti in Habemus Papam. È un grande regista, molto professionale e bravissimo a mettere a suo agio gli attori. Con i tecnici, invece, è un pochino più nervosetto!” (ride, ndr)».

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