LA TESTIMONIANZA DEL CARDINALE CAMILLO RUINI SULLA VICENDA DI ELUANA ENGLARO

Tra le tante testimonianze sul caso di Eluana Englaro che verranno mostrate questa sera a “La Scelta” su Rai 3 (ore 23.15, conduce Ezio Mauro), spicca quella del Cardinale Camillo Ruini, ai tempi della vicenda Presidente della Conferenza Episcopale Italiana: nell’intervista a Beppino Englaro verranno ripercorse tutte le tappe della vicenda Eluana a 14 anni dalla morte – era il 9 febbraio 2009 quando lo stop all’alimentazione di Eluana Englaro portò l’allora 39enne a morire nella casa di cura “La Quiete” di Udine.



Tra queste, vi era il forte impegno della Chiesa lungo tutti i 17 anni di battaglia giuridica e politica della famiglia Englaro per il “diritto alla morte”: dal Vaticano alla CEI fino alle associazioni pro-life, l’impegno per un dialogo proficuo con Beppino Englaro e i Radicali che lo sostenevano, un forte monito sui rischi tragici di una cultura che non rispettasse più la sacralità della vita. Il Cardinal Ruini era una figura preminente in questo senso e aiuterà nell’intervista di questa sera ad approfondire proprio il punto di vista della Chiesa in merito al dibattito sul fine-vita, ricordando le tante tappe della lunga vicenda di Eluana fin dall’impegno amorevole delle suore misericordine che assistettero la ragazza in stato vegetativo nella casa di cura Talamoni di Lecco. Come ebbe a dire l’allora arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che visitò Eluana pochi giorni prima del trasferimento definitivo ad Udine per interrompere il nutrimento, «Ho constatato che le sue condizioni generali sono buone e vive senza l’ausilio di alcun macchinario».



CARD. RUINI: “SENTENZA ELUANA ERA GIÀ EUTANASIA. COME È POTUTO AVVENIRE?”

Il 18 febbraio 1994, due anni dopo il tragico incidente, Eluana Englaro uscì dal coma: respirava da sola, dormiva, si svegliava e veniva nutrita attraverso un sondino nasogastrico. Nonostante ciò, la volontà di Beppino e Saturna Englaro era quella di rispettare il “diritto alla morte” di una ragazza che aveva detto loro di non voler rimanere in vita qualora si fosse trovata in condizioni simili. Il 17 novembre 2008, dopo la sentenza della Corte di Cassazione che consentiva di interrompere il trattamento di idratazione e alimentazione forzata, il Cardinal Ruini – Presidente CEI – in una intervista su Rai1 da “A Sua Immagine” sottolineava che quella sentenza «rappresenta una decisione tragicamente sbagliata, alla base della quale c’è un grande equivoco: guardare all’Eluana di oggi come se fosse quella di ieri, invece alla luce di quel che è oggi, Eluana ha esigenze molto modeste, ha bisogno di un po’ di cibo e di un po’ di acqua».



Non solo, dopo il “caso” Eluana, il rischio per la Chiesa è che tali decisioni «spingano verso una concezione dell’uomo considerato come un oggetto […] Non pensavo che si potesse ripetere in Italia un caso come quello di Terry Schiavo. I mie sentimenti ricalcano quelli delle suore che l’hanno accudita e che oggi chiedono: “La lascino a noi che la sentiamo viva”». Intervenendo nell’aprile 2019 alla presentazione del libro di Eugenia Roccella (attuale Ministra della Famiglia, ndr) “Eluana non deve morire” il Cardinale Camillo Ruini ripercorse nel dettaglio le “tappe” che portarono a quei drammatici giorni: «come tutto ciò è potuto avvenire? E, come tentare di rimediare? […] Attualmente l’unica strada per tentare di evitare che venga introdotta in maniera esplicita l’eutanasia nell’ordinamento sarebbe quella di modificare la legge vigente, revocando la facoltà di sospendere l’alimentazione e l’idratazione […] Ha ragione Eugenia Roccella a sottolineare il ruolo della politica che nel caso di Eluana Englaro è stata davvero protagonista, ha preso l’iniziativa di fronte ai pronunciamenti della Magistratura e l’ha conservata fino alla fine, alla morte di Eluana, mentre in altri casi la politica ha piuttosto risposto a sollecitazioni di altre fonti, comprese quelle della CEI».

Già in quella sentenza sulla fine della vita di Eluana Englaro, ha sottolineato più volte il Card. Ruini, v’erano già i prodromi dell’eutanasia e distorto concetto di libertà: «La libertà è infatti una dimensione essenziale, forse la più rilevante, della dignità e della grandezza dell’uomo. Ed è anche consustanziale alla fede cristiana, per la quale Dio ci crea e ci ama liberamente e gratuitamente, mentre la croce di Cristo non ha senso se il peccato dell’uomo non è un atto di grande e terribile libertà e responsabilità, a seguito del quale l’uomo ha un radicale bisogno di essere redento. Perché dunque non consentire alla libertà di esprimersi fino al suicidio e all’eutanasia? La risposta è che non si può separare la nostra libertà dalla realtà del nostro essere: se va contro questa realtà la libertà si autodistrugge. Possiamo aggiungere che l’uomo è essenzialmente un essere in relazione e quindi la nostra libertà non può prescindere dal rapporto con gli altri: la decisione sulla nostra morte non riguarda dunque soltanto noi». Non solo, concluse Ruini sul caso Eluana nel 2019, «non potremmo essere liberi se all’origine della nostra libertà non vi fosse un’altra e più grande libertà, la libertà creatrice di Dio: se infatti fossimo soltanto frutto di una natura inconsapevole, governata dal caso e dalla necessità, da dove potrebbe venire la nostra libertà? E’ questo il fondamento e il senso di parole antiche, quali “la vita è sacra” e “la vita è dono di Dio”. Sono parole difficili da spendere nel dibattito pubblico, perché si viene subito accusati di attentato alla laicità, ma rimangono parole  sulle quali è salutare riflettere. Un mondo senza Dio, infatti, “non può essere altro che un mondo senza senso”, nel quale sia la vita personale che quella sociale perdono il loro orientamento, come Papa Benedetto non si è mai stancato di sottolineare».