Per Monsignor Massimo Camisasca non ci sono dubbi: «esiste una trama anti-Ratzinger e viene da dentro la Chiesa». Nel report indipendente – commissionato dalla Conferenza episcopale tedesca – sui 497 casi di abusi su minori compiuti nella Chiesa di Monaco, si leggono accuse molto gravi al Papa Emerito Benedetto XVI riguardo il suo periodo da arcivescovo (tra il 1977 e il 1982). «Ratzinger non agì di fronte a 4 casi di abusi quando era arcivescovo di Monaco», si legge nel report “indipendente” commissionato dalla Diocesi di Monaco; Non solo, ora emergerebbero almeno un altro caso di mancata denuncia in Italia.



Per il vescovo da poco dimissionario nella Diocesi di Reggio Emilia (per raggiunti limiti d’età), raggiunto dal “Corriere della Sera”, quanto è in atto contro il Papa Emerito è infamante e gravissimo: «l’estensione numerica di questi delitti la Chiesa ha preso coscienza, sempre più ampiamente, durante gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II. Fu proprio il cardinal Ratzinger a evidenziarne per primo la gravità — solo tra i leader mondiali, politici e culturali — e a prendere provvedimenti». Mons. Camisasca ne è convinto: al di là del fatto che ogni esponente della Chiesa Cattolica è convinto dell’assoluta gravità dei casi di pedofilia, Joseph Ratzinger è stato però il primo a porre la questione in termini così pubblici e internazionali. Tra i provvedimenti presi, spiega il vescovo emerito ad Aldo Cazzullo, il rafforzamento della sezione giuridica della Congregazione per la dottrina della Fede e poi divenuto Papa, «la lettera durissima nei confronti della Chiesa irlandese, la richiesta di penitenza e conversione, l’aperta solidarietà verso le vittime. Inasprì le pene e diede alla Congregazione della Fede poteri inquirenti, nuovi ed ampi. Nessuno ha fatto come lui, prima di lui».



LA DIFESA DI RATZINGER E LE TRAME NELLA CHIESA

In risposta al report anit-pedofilia le parole di Papa Ratzinger sono state durissime: «propaganda», «pura speculazione» e ancora «ogni singolo caso di aggressione sessuale e ogni trattamento scorretto è terribile e non può essere riparato». Nel dossier viene citato il passaggio in risposta di Benedetto XVI che contesta l’impianto delle accuse: «la mia memoria a 94 anni è ancora oggi molto buona» e quando dice di «non ricordare una certa persona o un certo evento» non significa incertezza ma «la convinzione di non aver incontrato la persona o di non aver conosciuto i fatti o il documento» (fonte “CorSera”). Monsignor Camisasca parte da questa difesa di Ratzinger e compie un passo in più andando a scavare nelle possibili responsabilità dietro tali accuse infamanti: «Perché allora questo accanimento contro Ratzinger, su fatti accaduti quasi 40 anni fa? L’unica ragione mi sembra l’insofferenza dei settori liberal della Chiesa e della società». Per “liberal” il vescovo emerito di Reggio Emilia intende tutti coloro che «si rispecchiano nelle derive del sinodo tedesco. Coloro che non hanno mai accettato il pontificato di Benedetto XVI, la sua umiltà, la sua chiarezza, la sua teologia profondamente aperta e nello stesso tempo radicata nella tradizione, l’acutezza della sua lettura del presente, la sua battaglia contro la riduzione della ragione, la sottolineatura del valore sociale della fede, l’apertura del diritto a un fondamento etico e veritativo». Camisasca contesta la scelta della Chiesa francese e tedesca di aver affidato dossier sulla pedofilia a commissioni solo fintamente “indipendenti”, in quanto «viziate, almeno in alcuni loro membri, da un pregiudizio anticattolico. Nello stesso tempo, non bisogna mai misurare gli atteggiamenti di decenni fa con quelli che sarebbero doverosi oggi, a partire dalla coscienza più matura della gravità dei fatti e la conseguente sensibilità che si è sviluppata a ogni livello della società». Nessuna accusa a Papa Francesco, anzi, Camisasca lo difende da quanti pensano che dietro alle trame contro Ratzinger vi sia l’attuale Pontefice: «Non c’è nessuna trama di papa Francesco contro Benedetto. Francesco ha una profonda stima e affetto per il suo predecessore».

Leggi anche

VISTO DA SINISTRA/ "Torniamo al socialismo contro il 'disarmo' di vecchi e nuovi riformisti"