Il terremoto presso i Campi Flegrei e lo sciame sismico successivo alle porte di Napoli è ancora in corso e non accenna ad arrestarsi. Intanto si teme che i continui terremoti che si stanno verificando possano azionare anche un’eruzione del Vesuvio. Mentre il Governo, insieme al ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, si appresta a emanare un provvedimento di aggiornamento del piano di sicurezza in vista di un fenomeno di bradismo grave, questa situazione sta dando spunti di riflessione da parte degli esperti in materia. In merito è intervenuto il vulcanologo Giuseppe Luongo, professore emerito di Geofisica della terra solida e fisica del vulcanismo, intervistato al Mattino.
Il luminare ha spiegato come sicuramente oggi ci siano tecnologie più avanzate rispetto a 40 anni fa, ma occorrerebbe compiere ulteriori passi in avanti, adottando un monitoraggio improntato non più all’interrogativo “cosa sta accadendo?” ma piuttosto all’individuazione delle cause che scatenano il fenomeno dei terremoti e delle eruzioni.
TERREMOTI ED ERUZIONI: TROPPE CRITICITÁ NELLE ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO E TUTELA
Giuseppe Luongo si è mostrato particolarmente critico sui dati prodotti sui terremoti. Secondo il vulcanologo infatti stabilire cos’è uno sciame sismico secondo parametri non sismici e produrre comunicati su inizio e fine delle scosse avrebbe un‘importanza secondaria se prima non si va alla radice del problema, individuando le cause del fenomeno. Ma non solo.
Luongo non condivide anche i livelli di allerta stabiliti in modo uguale per tutti i vulcani. Anzi, si tratterebbe di un errore gravissimo non suddividere l’allerta in base alle diverse dinamiche. E come se non bastasse mancherebbero anche dati sulla vulnerabilità degli edifici. Nella zona in questo momento critica dei Campi Flegrei, invece, notizie di questo tipo sarebbero fondamentali per capire se far scattare subito l’evacuazione o meno. “Si fa un piano di emergenza senza avere dati essenziali”. Così ha commentato il vulcanologo, il quale ha posto infine l’attenzione anche sulle zone in cui portare gli abitanti evacuati. Secondo l’esperto infatti occorrerebbe anche capire se quelle zone siano o meno sicure. Ma anche su questo non sembrano esserci informazioni.