I terremoti non possono essere previsti, ma il monitoraggio dell’attività sismica consente di registrare, ad esempio, nei Campi Flegrei una tendenza legata al bradisismo. Il terreno non solo si alza, ma lo fa maggiormente quando le scosse di terremoto sono forti e frequenti. A sottolinearlo è stato Carlo Doglioni, che guida l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). A Repubblica ha evidenziato come negli ultimi giorni il sollevamento del suolo sia salito da uno a 3 centimetri al mese. A occuparsi della misurazione di questo dato è un ricercatore, Prospero De Martino, che ha fornito questo dato, per il quale l’Ingv ha deciso di inviare l’informazione alla Protezione civile.
Non è un caso se ci sia stata la scossa di terremoto di magnitudo 4.4. Il bradisismo, cresciuto da febbraio, è aumentato negli ultimi giorni, infatti le scosse erano state 319 a gennaio, mentre a febbraio sono arrivate a quota 1.813. Una correlazione tra scosse e sollevamento del suolo c’è, ma non si tratta di una regola aurea, come evidenziato dal geofisico Giovanni Macedonio, che cita i sismi del maggio scorso, avvenuti in una fase di bradisismo più lieve, mentre negli anni ’80 ci fu un sollevamento maggiore con scosse meno intense.
CAMPI FLEGREI, SCUOTIMENTO E RISCHIO ERUZIONE
Per il momento si parla di un collegamento statistico: è stato constatato che più il suolo si alza, più le scosse sono intense e numerose. Gli esperti, comunque, ipotizzano che ai Campi Flegrei si possa verificare un terremoto di magnitudo 5 che, stando all’analisi di Macedonio, sarebbe percepito maggiormente, perché avrebbe un’intensità che potrebbe essere 10 volte più forte di quella di giovedì. Il problema è che le scosse di terremoto in questa zona sono superficiali, e questo incide sulla percezione, che sarebbe molto intensa.
Ad esempio, lo scuotimento è stato quello maggiore mai registrato dall’Osservatorio vesuviano. Si tratta di un dato che misura la violenza con cui trema il suolo quando avviene il terremoto: giovedì è arrivato al 114% del suo valore, una percentuale paragonabile a una scossa di magnitudo 6. Basti pensare che il Ponte sullo Stretto dovrebbe resistere a un’accelerazione pari alla metà di quella avuta ai Campi Flegrei, cioè del 58% della gravita, secondo quanto riportato da Repubblica.
Attualmente non ci sono rischi di un’eruzione imminente del Vesuvio, perché il magma è ancora in profondità, a circa 10 chilometri e la sua eventuale risalite non passerebbe inosservata, motivo per il quale, aggiunge Macedonio, ci sarà modo di lanciare l’allarme in anticipo in caso di pericolo.