Campioni, titolo originale Champions, è un film per la regia di Bobby Farrelly ed è un remake dello spagnolo Campeones, adattamento di una storia che fa riferimento a fatti realmente accaduti. Sono due i protagonisti di questo film: l’uomo da cui inizia la storia e che la percorre tutta è un vice allenatore della NBA che per guida in stato di ubriachezza è costretto dal giudice a diventare allenatore di una squadra di atleti diversamente abili che giocano a basket; sono proprio loro gli altri protagonisti della storia, questi ragazzi con una ragazza che hanno delle abilità proprie e che si affermano nella scena cinematografica facendo vedere quanto le loro disabilità siano una ricchezza. È altrettanto significativo che gli attori siano diversamente abili, capaci di far vedere loro quanto grande sia la loro umanità.



Marcus Marakovich (Woody Harrelson) è il vice allenatore costretto ai servizi sociali per novanta giorni ad allenare un gruppo di ragazzi disabili che formano una squadra di basket: per lui è chiaramente un cambiamento di vita radicale che all’inizio lo trova in una posizione di rifiuto. Quando incontra la squadra si vede questa sua posizione che viene percepita dagli atleti che fanno fatica all’inizio a relazionarsi con lui perché lo vedono come uno che sopporta la situazione e non è contento di iniziare un’avventura con loro.



Così il film Campioni racconta di un cambiamento. Marcus Marakovich, incontrando e stando assieme a questi ragazzi, cambia posizione: l’umanità di Johnny, di Sonny, di Cosentino, l’unica ragazza della compagnia, di Benny, di Darius diventa il punto di forza del film e sfonda nella persona di Marcus che trova in questa esperienza anche il suo valore, tanto che alla fine lui rifiuterà di rientrare nella NBA perché l’incontro con questi atleti diversamente abili ha lasciato una traccia profonda nella sua esistenza. Ciò che gli fa cambiare posizione sono le persone, questo è il filo rosso del film: si cambia non in forza di un’idea migliore, ma incontrando e scoprendo l’altro. E questo vale per chiunque si abbia davanti.



Nel film vi è anche una storia sentimentale: l’incontro di Marcus con Alex che è sorella di Johnny. È una storia non semplice, tesa tra l’amore come possesso dell’altro e l’amore come volere il bene dell’altro. Molto interessante il legame di Alex con Johnny, un legame che blocca entrambi e che viene liberato quando lei comincia a pensare di non trattenere più il fratello, credendo di essere indispensabile per lui, ma lo lascia andare a vivere in una casa d’accoglienza con altri amici.

Perché questo titolo Campioni, visto che poi i ragazzi perdono la partita decisiva e arriveranno secondi al campionato? È Marcus che li riconosce campioni, ognuno di loro ha vinto una battaglia nella vita: “Siete già campioni. Vi ho visto fare cose impossibili”, dice loro, prima di festeggiare la sconfitta, il secondo posto.

Campioni racconta una vicenda semplice e lineare, ma che ha un punto di forza commovente: sono loro, questi ragazzi e la ragazza, Cosentino, che testimoniano a ogni spettatore quanta umanità portino con loro e quanta ne comunichino a chi non li guarda a partire dai propri pregiudizi, ma con la curiosità di chi vuole imparare da loro. Per questo è un film da guardare con gli occhi di Marcus: è lui che ci dice che questi ragazzi e questa ragazza non sono da guardare come disabili, come privi di qualcosa o come ritardati, ma come persone ricche di umanità, come persone che ci possono dare qualcosa fino a cambiare il nostro sguardo.

Campioni è un film che più che per la storia che racconta mette di fronte l’altro che noi consideriamo disabile e ci sfida a guardarlo scoprendo che è una persona, che ha il valore di ogni persona.

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