Elly Schlein ha abbandonato la Rai. O almeno questa Rai. Le serviva per smarcare il suo partito dalla maggioranza e, soprattutto, per indebolire un pezzo dei suoi, a lei poco amici, che in Rai hanno il potere. A loro non è mai piaciuta ed a lei non piacciono perché sono nella maggior parte uomini messi da vecchi segretari. Per definizione da allontanare. Così esce dai giochi e lascia campo libero a Conte, che si siede al tavolo e marca la sua differenza dal Pd. In un gioco di alleanze e contrapposizioni che serve ad entrambi.



La Rai è, infatti, locus terribilis della partitocrazia. Terribilis in senso latino classico, ovvero che incute rispetto. Dove correnti e certe carriere passano dalle mani dei partiti, per legge, e dove chi raggiunge certi posti si pone spesso lui come garante di sensibilità del partito a cui aderisce. La legge prevede infatti una diretta decisione del governo su chi comanda e di conseguenza, le scelte partono da quella logica.



Ora che la partitocrazia è finita, diventando amichettismo, la Rai ne diventa il massimo santuario. Non per colpa di chi ci lavora, ma proprio per come è la legge. E così i 5 Stelle ne avranno un pezzetto, eserciteranno un potere e saranno, in questo, diversi oggi dal Pd di Schlein ma uguali al Pd di Renzi.

Non sarà di certo questo passaggio a far saltare il banco. Anzi Conte e la Schelin sanno che giova ad entrambi trovare punti di dissidio prima di provare a mettersi assieme per i governo, ogni tanto va marcata la differenza per non appiattirsi. Se poi l’operazione è utile a manovre intere, meglio ancora. Pare più una manovra tattica, quindi, che strategica. Sopratutto ora che le tv private non sono più tanto appiattite su tutte le forze di maggioranza e tengono sotto tensione i governo.



Inoltre, i conti della Rai vanno male, va male l’ascolto, il tema canone è poco amato dai cittadini e occuparsene rischia di far diventare responsabile chi prende anche un solo posto in Cda. La contropartita è avere voce in capitolo nelle scelte e dare un indirizzo, ma se non lo si fa bene il vantaggio rischia di essere eroso dalla non ottima situazione dell’azienda.

Perciò questo minuetto pubblico non avrà grandi conseguenze nel lungo periodo ma nel breve sarà un bel tema di confronto tra Pd e 5 Stelle, che potranno far finta, per un po’, di farsi la guerra. Alla fine dovranno abbracciarsi se vogliono sconfiggere il centrodestra. E se vinceranno, dovranno occuparsi – insieme – della Rai. È inevitabile. Ma solo se vogliono vincere. All’opposto, come dimostra la Schlein, l’opposizione non è poi un luogo così terribile, nel senso volgare del termine. Basta saperci stare.

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