Cosa spinge più di 300 giovani a passare giornate intere a costruire pallet e notti insonni a sorvegliare la zona universitaria? È la domanda che anima – anche solo per un attimo – chi si trova a passare in Via Zamboni a Bologna, nei giorni, il 7-8-9 ottobre, del Campus By Night. Giunto ormai alla sua XVIII edizione, il Campus è una tre-giorni di incontri, mostre e spettacoli organizzata dall’associazione studentesca Student Office, in collaborazione con l’associazione Onlus The Crew, nella zona universitaria bolognese tra Piazza Scaravilli, Via Zamboni e Piazza Puntoni.



Dopo un anno di fermo dovuto alla pandemia, la decisione di costruire il Campus non è stata affatto scontata. Nel ritornare in università abbiamo sorpreso nei nostri compagni di corso una grande amarezza per ciò che la pandemia “ha tolto ai giovani”, ma anche una stanchezza disperante e disperata che ci ha interrogato molto. Perché per noi la pandemia non è stata una prigione, ma un surplus di vita? E oggi cosa permette a me, a noi di tornare in biblioteca, a lezione, con il cuore pieno? A partire da questo si è imposta la domanda del titolo: “Cosa rende la vita vita?”. Il Campus, dunque, nasce dal desiderio di affermare una positività che persiste non nonostante, ma attraverso momento storico in cui siamo.



Questa positività di sguardo – che c’è già nel porre la domanda, ancor prima che nel trovare la risposta – è il filo rosso della proposta culturale del Campus. Siamo partiti giovedì con l’inaugurazione del rettore uscente Francesco Ubertini, a seguire ci sarà un incontro con Mario Melazzini per parlare della prospettiva della salute dentro le sfide della pandemia, e infine un dialogo tra alcuni studenti e il comico Paolo Cevoli a partire dal suo ultimo libro Manuale di marketing romagnolo per scoprire il segreto delle tre E (“Energia, Entusiasmo, E due MARONI così!”).

Nella seconda giornata, quella di oggi 8 ottobre, si entrerà nel vivo della domanda del titolo attraverso un confronto – letterario e non – con il professore liceale Valerio Capasa, per passare a una serata di letture e canti alpini con Alessandro Rivali, grande studioso di Eugenio Corti, e il coro alpino bolognese “La Biele Stele”.



Si manterrà alta l’asticella della discussione anche l’ultimo giorno, con il dialogo tra il giornalista Alessandro Banfi e Fahrad Bitani sulle vicende degli ultimi vent’anni in Afghanistan, e in conclusione la messa in scena del Miguel Mañara di O. Milosz, che si apre con una domanda affine a quella del Campus: “Come colmarlo questo abisso della vita? Che fare?”.

Non saranno da meno le mostre, che ci indicheranno la prospettiva in cui va posta questa domanda. “Lieta furia – giovinezza e promessa ne I promessi sposi” prova a raccontare come il tema della giovinezza prescinda dall’età anagrafica perché nasce dal custodire nel cuore una promessa. In relazione all’attualità, “Next to me, un’educazione presente” parte dall’impatto con le notizie sulla fragilità dei giovani per approfondire cosa sia essenziale per educare oggi. Un affondo insolito sulla domanda nasce anche dalla mostra su Eugenio Corti dal titolo “Voglio una vita che guardi in faccia alla verità”, che accompagna il visitatore attraverso le parole dell’autore e dimostra come le esigenze di Verità e Bellezza siano insopprimibili nel cuore dell’uomo, sul fronte di guerra come in quarantena.

Nella presente edizione sarà riservata un’attenzione particolare al tema della sostenibilità, molto caro all’università, ma spesso inteso solo come una riduzione dell’impatto umano sull’ambiente. È possibile guardare alla transizione ecologica (anche) come un contributo dell’uomo al bene comune? Vi segnaliamo in particolare l’incontro di venerdì 9 con l’ex ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo sul punto 4 dei 17 Obiettivi Onu, “Educazione di qualità”.

Inoltre, anche quest’anno al Campus verrà allestita un’area sport comprendente gabbia, tavoli da ping-pong e biliardini, in collaborazione con Macron e Cusb: la gabbia, in particolare, è un’area dedicata al torneo di calcetto 2vs2 dal titolo “The cage”. Lo sport è una grande occasione di incontro e unità, perciò offrire questa possibilità al Campus va in continuità con la proposta dell’università.

In conclusione, per scoprire – più che capire – cosa rende la vita vita c’è bisogno di vedere che c’è qualcuno che la viva davvero. Possiamo anche non conoscerne il segreto, ma non possiamo evitare di esserne “infettati”. Ed è questo che vi auguriamo per i giorni del Campus By Night: di essere contagiati da una positività senza fine.

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